Le «centrali» del doping trentino erano nelle case di riposo: la retata dei Nas, nove arresti

Gli ambulatori di due case di riposo della provincia di Trento (in Vallagarina e in Val dei Laghi) erano diventati il punto di riferimento per sportivi e frequentatori di palestre che si sottoponevano a pratiche ematiche dopanti vietate. È quanto emerge dall’indagine denominata «Big-Boy», condotta dai carabinieri del Nas e coordinata dal procuratore capo della Repubblica di Trento, Sandro Raimondi e dal sostituto procuratore Davide Ognibene.

Presso gli ambulatori, si praticava l’autoemotrasfusione, con prelievo e successiva re-infusione di sangue. Gli atleti, inoltre, ricevevano indicazioni sulle modalità di acquisto di farmaci proibiti e sui metodi farmacologici più idonei per eludere eventuali controlli antidoping.

Nell’ambito dell’inchiesta, i carabinieri del Nas di Trento hanno eseguito, nelle province di Trento, Bolzano, Brescia, Bergamo, Cremona, Modena e Viterbo, nove ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di altrettante persone ritenute appartenenti ad un sodalizio criminoso accusato di commercio di farmaci dopanti e ad effetto stupefacente, impiego di sostanze dopanti e di procedure vietate e di esercizio abusivo della professione sanitaria di fisioterapista e dietista. Oltre agli arresti, i carabinieri hanno effettuato anche 42 perquisizioni che hanno portato al sequestro di oltre un migliaio di confezioni di prodotti farmaceutici, dispositivi medicali ed apparati informatici. Il valore complessivo delle sostanze sequestrate sul mercato illegale ammonta a oltre 30.000 euro.

L’indagine, che vede coinvolti un medico geriatra, direttore sanitario delle due case di riposo trentine, due personal trainer, noti nell’ambito sportivo per gli importanti risultati ottenuti in competizioni di «body building» ed altre sei persone, è stata avviata la scorsa estate da precedenti operazioni svolte nello stesso settore. Al termine di un pedinamento, gli investigatori di Trento avevano già arrestato un personal trainer modenese, responsabile di aver allestito all’interno della propria abitazione un deposito abusivo di farmaci, per un valore stimato in un milione di euro circa.

La diffusione del doping tra gli atleti amatoriali è oggetto di un report pubblicato dal ministero della salute, da cui risulta che oltre il 2% di quanti sono stati sottoposti a controlli antidoping nel 2018 è risultato positivo. Il fenomeno sembra essere più diffuso tra gli atleti amatoriali ‘più anzianì. Nei giovani fino a 23 anni, gli atleti positivi rappresentano lo 0,9% del campione, nella fascia d’età 24-38 anni sono pari al 3,4% mentre negli over 39 sono pari al 4,8%.
Per quanto riguarda gli sport, la maggior percentuale di positività riscontrate si è avuta nella boxe, seguita nel taekwondo e dal rugby. 

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