Trentino Digitale "decapitata" Via Mancuso e i consiglieri

di Domenico Sartori

Altro che attendere novembre, per una uscita sì anticipata, rispetto ai tempi, ma soft e condivisa. La testa di Trentino Digitale va tagliata subito ed il vertice immediatamente rinnovato. La decisione è stata presa dall’assessore allo sviluppo economico e alla ricerca, Achille Spinelli, condivisa dal presidente Fugatti: via, subito, il presidente Sergio Mancuso e gli altri tre consiglieri in carica, Sonia Rossi, Michele Sartori e Alessia Buratti.

Tra la società di via Gilli, frutto della fusione tra Informatica Trentina e Trentino Network, e la Provincia (primo azionista con l’88,52% del capitale sociale della inhouse) era stata concordata la data dell’assemblea, giovedì 27 giugno. All’ordine del giorno, l’approvazione del bilancio di esercizio 2018. L’assessore Spinelli ha però preso carta e penna e con due righe ha chiesto di integrare l’ordine del giorno con il punto revoca degli amministratori e nomine.

Un no secco, quindi, alla proposta di mediazione avanzata da Mancuso e colleghi, la cui scadenza triennale di mandato sarebbe avvenuta nella primavera 2020. In un primo momento, la giunta aveva tentato un vero e proprio blitz. Un inedito: far sottoscrivere a tre dei cinque consiglieri una lettera di dimissioni, e in tale modo far saltare il banco. Blitz fallito, perché solo il commercialista roveretano Francesco Cimmino ha accettato e si è fatto da parte. Spinelli lo ha pubblicamente ringraziato: «Ha colto le esigenze dell’Amministrazione». Poi l’assessore ha ribadito: «Come socio di maggioranza vogliamo sostituire la guida della società». Intendimento che Spinelli ha confermato in una lettera al cda in cui, per altro, ha riconosciuto il buon lavoro fatto nel portare a termine la fusione tra Informatica Trentina e Trentino Network.

La vicenda è diventa anche un caso politico, perché in consiglieri del Pd, con una interrogazione, hanno chiesto conto del tentato blitz su un cda «che è stato capace di traghettare la società fuori dalle paludi nelle quali sembrava affondare, portando la stessa nel 2018 ad essere, ad esempio, il primo ente in Italia per l’efficienza e la tempestività nei pagamenti delle contribuzioni per il settore agricolo, quando solo nel 2017 era l’ultimo».
La mediazione proposta per lettera il 22 maggio da Mancuso e colleghi, approvando in cda il bilancio 2018, è stata quella delle dimissioni a novembre, un patto per garantire la continuità aziendale in un momento delicato, come il contenzioso con Deloitte da 1,8 milioni e i guai giudiziari che hanno coinvolto tre ex dirigenti di Trentino Network, Alessandro Zorer, Mario Groff e Alessandro Masera, quest’ultimo dimessosi. È a questa proposta di mediazione, proposta per uscire da una situazione imbarazzante dopo il mancato blitz, che Spinelli ha detto no.

La revoca degli amministratori della spa inhouse non è priva di conseguenze, a norma di legge. Per il codice civile (articolo 2383, terzo comma) gli amministratori «sono revocabili in qualunque tempo, anche se nominati nell’atto costitutivo, salvo il diritto dell’amministratore al risarcimento dei danni, se la revoca avviene senza giusta causa». Per la “giusta causa”, Spinelli ha attivato gli uffici della Provincia per fare le pulci agli emolumenti e ai rimborsi spese del presidente Mancuso, che nel suo «stipendio» di 115 mila euro lordi assomma però tre incarichi: presidente, consigliere delegato e direttore generale, meno della metà di quanto si spendeva fino al 2017 per le indennità di presidente e direzione generale.

Ma su emolumenti e rimborsi sindaci e revisori nulla hanno eccepito. Ad attivare l’ispezione sono state voci interne - nella riorganizzazione c’è che si è sentito danneggiato - cui il socio Provincia ha dato credito. Non è stato invece coinvolto, lo conferma il presidente del Consorzio dei comuni, Paride Gianmoena, il comitato di indirizzo che dovrebbe esercitare il controllo analogo su Trentino Digitale, partecipata da Comuni e Comunità di valle.

In assemblea, il socio Provincia dovrà spiegare chi vorrà mettere al vertice della spa e, soprattutto, che cosa ne vuole fare, qual è la vision. Nella sua prima dichiarazione pubblica in tema, Spinelli aveva dichiarato che «il periodo dell’informatica pubblica è al capolinea» e che ci si deve «affidare alla professionalità del privato».

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