Zecche, in aumento la malattia di Lyme Ora si rischia anche sotto i 2 mila metri

di Angelo Conte

I casi di malattia di Lyme o borreliosi trasmessa dalle zecche nel 2018 sono aumentati di oltre il 120% rispetto al 2017 (da 29 a 65), mentre sono rimasti di fatto stabili i casi di Tbe (encefalite) che sono scesi da 19 a 18 nello stesso periodo. Da un lato il clima sempre più favorevole alla presenza delle zecche anche a quote elevate, dall'altro il fatto che c'è maggiore attenzione a verificare le conseguenze delle punture di tali insetti, hanno fatto aumentare le segnalazioni da parte dei trentini.

Che, come spiega Maria Grazia Zuccali , dell'unità operative igiene pubblica dell'Azienda sanitaria provinciale, negli ultimi anni stanno aumentando il ricorso alle vaccinazioni.

Nel 2018 quella contro la Tbe da zecche  si erano vaccinati oltre 16.800 trentini (non esiste ancora un vaccino per prevenire la malattia di Lyme in Europa, negli Usa sì perché in quel territorio è presente solo un agente patogeno, non tutte le genospecie di Borrelie come da noi).

Il trend di quest'anno, dopo meno di sei mesi, fa segnare 9.800 vaccinazioni, di cui 7.400 per gli over 16 e 2.400 under 16. 

La diffusione della zecca, spiega poi Annapaola Rizzoli, esperta del settore alla Fondazione Edmund Mach dove dirige il Centro ricerca e innovazione, a causa del clima più caldo e umido anche a quote elevate, è ormai consolidata anche oltre i 2.000 metri. Fondamentale, dunque, prendere le contromisure per prevenire le punture di zecca.

«Tutti gli artropodi tra cui gli insetti sono molto sensibili ai cambiamenti climatici e sono utilizzati come sentinelle di tali cambiamenti. Il primo sintomo di tale modifica del clima è lo spostamento verso zone più elevate di questi insetti: per ora la zanzara tigre si trova fino a 600 metri, se le temperature si alzeranno si sposterà ancora più in alto. Per le zecche abbiamo riscontrato uno spostamento verso l'alto: ormai si trovano anche sopra i 2.000 metri durante il periodo di picco che è da fine maggio a luglio: i periodi più a rischio sono maggio giugno e luglio infatti».

Ma il problema spiega Rizzoli non sono solo le zecche: «Dopo un periodo di freddo in cui questi artropodi che si nutrono di sangue sono stati in quiescenza, ora con il caldo sono usciti tutti: dalle zanzare, tigri, coreane e comuni che sono importanti da controllare perché possono trasmettere una serie di cose. La zanzara tigre trasmette soprattutto malattie tropicali come la chicungugna o la dengue o il virus zika che è particolarmente pericoloso per le donne in gravidanza perché può causare malformazioni fetali. E questa è una malattia da importazione che si può poi trasmettere attraverso la zanzara tigre. La zanzara comune trasmette malattie africane come il virus West Nile o il virus usutu».

Per quanto riguarda le zecche, negli ultimi anni i casi di Tbe sono aumentati: dal 2000 al 2017 sono stati in totale 124 con una media di 6,8 casi all'anno, ma nel periodo tra 2000 e 2017 sono stati in media 14,8 casi, con il 2017 a quota 19 e il 2018 a quota 18. Per quanto riguarda la malattia di Lyme, i casi notificati tra 2000 e 2018 sono stati 286 con una media di oltre 15 casi all'anno.

La mappa delle zone a maggior rischio in Trentino per la Tbe, secondo il rapporto dell'Apss per il 2018 sulle malattie infettive trasmesse dalle zecche, sono la valle di Non, la valle di Cembra, la Piana Rotaliana oltre ad alcune zone attorno a Trento e di Ronzo Chienis. Casi di puntura di zecca sono stati segnalati anche in valle dei Laghi.

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