La Consulta dà ragione al Consiglio Ok ai tagli dei vitalizi

di Flavia Pedrini

I tagli sui vitalizi d’oro, che portano ad un risparmio di 29,4 milioni di euro per le casse pubbliche solo sugli anticipi, sono “salvi”.
I giudici della Corte costituzionale hanno infatti dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale in relazione all’applicazione della legge 4 del 2014, che ha portato ad un ridimensionamento del calcolo dei vitalizi erogati con il meccanismo degli anticipi attualizzati con un effetto retroattivo per chi ha già maturato il vitalizio e inammissibile per colore che non ne avevano diritto al momento dell’applicazione della legge.

La Consulta, con un’ordinanza, ha poi dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata rispetto alla legge 5 del 2014, che ha portato il limite massimo di cumulo tra i vari tipi di vitalizi a 9.000 euro lordi e la riduzione del 20% degli assegni mensili per le vedove. In questo caso, visto che le censure riguardano l’assenza di motivazioni, il Tribunale dovrà valutare se emettere una nuova ordinanza.

Ora, dunque, la Regione potrà passare all’incasso e recuperare i 12miloni di euro che mancano ancora all’appello, anche se la partita giudiziaria non è chiusa. La palla, infatti, torna ai giudici del Tribunale di Trento, dove è pendente il contenzioso civile contro il taglio dei vitalizi.

IL CASO ALLA CONSULTA  

Nel marzo scorso i giudici trentini avevano dichiarato «rilevante» e «non manifestamente infondata» la questione di legittimità costituzionale della legge del 2014 in relazione all’applicazione retroattiva del ricalcolo dei vitalizi attualizzati, come sostenuto nel ricorso dall’ex consigliere regionale Alois Kofler, che è uno dei 62 ex consiglieri che non vogliono restituire quanto chiesto. In particolare, si riteneva che l’imposizione di una modifica sostanziale di quanto previsto dalla legge 6 del 2012 non rispettasse i principi costituzionali. La cosiddetta legge di interpretazione
autentica sul calcolo del «valore attuale» del vitalizio andava infatti ad incidere in maniera retroattiva sul legittimo affidamento dei consiglieri, convinti di potere contare sulla stabilità dell’attribuzione patrimoniale e costretti invece a mettere mano al portafoglio per restituire ingenti somme.

UNA NORMA DA CORREGGERE

Su un punto i giudici concordano di fatto con quanto lamentato dai ricorrenti. La legge regionale numero 4 del 2014 non aveva un mero carattere interpretativo, ma aveva era innovativa e con una evidente natura retroattiva della norma. Ma è lo scopo “riparatrice” della legge a farle superare lo scoglio della Consulta. «Due distinte esigenze risultano alla base dell’intervento retroattivo del legislatore regionale. Da una parte, quella di ricondurre a criteri di “equità e ragionevolezza” gli assai favorevoli meccanismi di calcolo dell’attualizzazione degli assegni vitalizi, introdotti dall’ufficio di presidenza del Consiglio regionale con le delibere n°324 e 334 del 2013. Dall’altra, quella di provvedere al “contenimento della spesa pubblica”». Non a caso, i giudici osservano che «si è al cospetto di un intervento legislativo eccezionale, la cui peculiarità, peraltro, deve essere valutata anche alla luce dell’oggetto stesso su cui incide, ossia un istituto di favore a sua volta fuori dall’ordinario».

TAGLIO “PREVEDIBILE”

Secondo i giudici, a fare venire meno la violazione del legittimo affidamento, anche il fatto che non si fosse di fronte ad un assetto di regole consolidato. Insomma, l’arrivo della scure era prevedibile. In termini temporali per la Consulta appare “significativo” che il decreto presidenziale con cui i consiglieri si sono visti attribuire le somme, poi parzialmente revocate, risalga al 30 ottobre 2013, mentre la legge che ha condotto alla complessiva rideterminazione di queste, con effetto retroattivo, è stata approvata il 3 luglio del 2014. A rendere prevedibile l’intervento del legislatore - «anche a voler prescindere dalla forte reazione dell’opinione pubblica conseguente al diffondersi delle notizie sulla vicenda, e senza considerare che indagini delle magistrature penale e contabile erano nel frattempo iniziate su di essa» - c’è di fatto la presa d’atto, nella nuova norma, di avvenute restituzioni “anticipate” fatte in modo spontaneo. Non ultimo, viene ricordato che, rispetto alla “proporzionalità dell’intervento”, ai consiglieri sono state concesse forme flessibili di restituzione del denaro.

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