E' morto Iroso, ultimo mulo degli alpini: aveva 40 anni era in servizio alla Cadore

E’ morto Iroso, l’ultimo mulo che era stato in forza alle truppe alpine. Aveva 40 anni, equivalenti a 120 per un uomo, che erano stati festeggiati nel gennaio scorso dalle “penne nere” e dai proprietari, che lo avevano preso all’asta quando l’Esercito “pensionò” i muli per passare ai mezzi cingolati. Per Iroso c’era stata una festa di compleanno con tanto di alza bandiera e fanfara in stile adunata alpina, a Cappella Maggiore (Treviso), dove viveva.

Iroso, numero di matricola 212 scolpito sullo zoccolo e in forza alla disciolta Brigata Cadore, era ormai quasi cieco e acciaccato dal peso degli anni. Era solito seguire passo dopo passo Gigliola, cioè quella che da almeno una decina d’anni era stata la sua compagna, morta prima di lui, raccontano gli alpini che lo custodiscono, tanto che per il dolore ha ragliato, inconsolabile, per due giorni. Così il proprietario, Antonio De Luca (ex alpino), aveva trovato per fargli compagnia Winie, una giovane asina.

«Come tutti i veri Alpini, anche il Generale Iroso non è morto, è semplicemente andato avanti, per restare comunque per sempre nei nostri cuori». Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda l’epopea del mulo «Iroso».

«Tante volte ci siamo incontrati con Iroso - ricorda il Governatore - e ogni volta era come ritrovare un vecchio amico, non solo un animale di accarezzare e rispettare. Un amico degli alpini, di noi grandi come dei tanti bambini che se ne innamorarono incontrandolo, all’adunata degli Alpini di Treviso 2017, come in occasione del suo compleanno che festeggiammo a Vittorio Veneto. In lui c’è stata una fierezza straordinaria, con la quale ha rappresentato tanti valori: l’alpinità, la storia del nostro territorio, l’identità del Veneto e delle genti di montagna».

«Un grazie particolare in questo momento di profondo dispiacere - aggiunge il presidente della Regione - va a Toni de Luca, che salvò lui e i suoi compagni reduci dalla chiusura del reparto salmerie dell’esercito, alla moglie e alla famiglia di Toni e a tutti gli Alpini che in tanti anni, con tanto amore, lo hanno accudito, curato, seguito come meritava, perchè il Generale Iroso ha meritato davvero tutte le attenzioni che ha ricevuto.

Oggi - conclude - è bello immaginarlo lassù, forte e vitale come un tempo, a sfidare di nuovo un sentiero impervio di montagna, perchè Iroso non è morto, è andato avanti su quel sentiero».

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