Carenze di organico e orari Il presidente dei medici Ioppi «Non siamo numeri da spostare»

«Il medico non può essere considerato solo un numero, un birillo spostato di qua e di là per tamponare l’emergenza del momento. I medici vanno motivati, sostenuti anche attraverso carichi di lavoro accettabili. Altrimenti avremo sempre più concorsi che vanno deserti non più solo per gli ospedali periferici ma anche al Santa Chiara». Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, è preoccupato: i giovani medici trentini non mancano, ma molti di loro preferiscono seguire percorsi professionali più gratificanti che li portano in regioni limitrofe più attrattive, ma anche all’estero. Il risultato è che ci sono specialità sotto forte pressione. La prima linea è il pronto soccorso del Santa Chiara, “sotto” di otto medici e costretto a ipotizzare per l’estate un taglio di posti in osservazione breve.
Per fronteggiare l’emergenza si ipotizza anche l’utilizzo di tirocinanti per affrontare i codici bianchi e verdi, oppure infermieri che trattino con maggiore autonomia i casi meno complessi. «Sono proposte - sottolinea Ioppi - su cui nutro più di un dubbio. Oltre al fatto che i medici in formazione hanno un percorso curriculare già saturo di impegni tra cui anche la presenza in Pronto soccorso. Anche se si trovasse lo spazio per un loro impegno su un arco temporale più ampio, credo che certo non si risolverebbero i problemi di carenza di personale. In Pronto soccorso lavorano medici molto bravi, di grande esperienza, capaci di diagnosi tempestive. La formazione dei tirocinanti è altra cosa. Quanto ad immaginare che gli infermieri possano sostituire i medici, mi pare una grande fesseria. Il cittadino si aspetta di essere curato da un medico, che fa diagnosi e indica la cura, e assistito da infermieri a cui semmai si possono ampliare le mansioni».
La vera ragione dell’intasamento del Pronto soccorso, ancor prima della carenza di medici, è l’utilizzo del Pronto soccorso come “scorciatoia” per l’accesso a prestazioni sanitarie specialistiche. È la carica, quotidiana, dei codici bianchi e dei codici verdi che al Santa Chiara (ma anche negli altri ospedali) non dovrebbero neppure arrivare. «Da questa situazione ormai consolidata - replica Ioppi - non si esce con provvedimenti tampone o con i ticket, ma solo con un patto sociale. Tutte le parti, medici e professionisti sanitari, amministrazione e cittadini, si impegnino reciprocamente a rispettare i diritti e i doveri di tutti. Ci vuole un cambio di cultura. Bisogna far ragionare le persone sull’importanza della solidarietà nelle cure. I medici di medicina generale sono bravi e preparati, i pazienti devono avere fiducia in loro non precipitarsi per qualsiasi cosa al Pronto soccorso o a promuovere contenziosi legali che nel 95% dei casi si concludono con archiviazioni, ma rendono ancor più difficile il lavoro del medico. Le istituzioni invece devono smetterla di considerare la sanità come un serbatoio di voti».
La difficoltà a reperire medici per il Pronto soccorso è solo la punta di un iceberg, come conferma anche Ioppi: «C’è bisogno di medici dell’emergenza, di anestesia, pediatria, ginecologia e ostetricia, ortopedia. Se non si interviene con misure strutturali, nel giro di qualche anno la situazione riguarderà quasi tutte le specialità». Come se ne esce? «Occorre - replica Ioppi - creare per i giovani medici, ma anche per quelli meno giovani, percorsi professionalizzanti. Vanno rivisti i carichi di lavoro che spesso sono troppo gravosi. Non si può pensare che per fare i medici si debba essere anche degli eroi, costretti ad affrontare ritmi di lavoro ed orari estenuanti».
Sul fronte del Pronto soccorso è intervenuta anche la Uil che propone «la riorganizzazione del servizio di medicina generale, con ampliamento dei giorni e delle fasce di apertura degli ambulatori dei “medici di famiglia”, e di quelle degli ambulatori ospedalieri, con una rivisitazione dell’ “intramoenia”, che oggi allunga le liste d’attesa, costringendo molti, sbagliando, ma comprensibilmente, a rifugiarsi proprio al Pronto Soccorso».

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