Trentino Network, nuova inchiesta «Incarichi pilotati»: 4 indagati

Un nuovo procedimento penale che riguarda Trentino Network (ente funzionale della Provincia ora confluito con Informatica Trentina in Trentino Digitale) arriva sulla soglia del giudizio. Un avviso di conclusione delle indagini è stato inviato dal pm Pasquale Profiti ad Alessandro Zorer (ex amministratore delegato e poi presidente di Trentino Network), ad Alessandro Masera (ex direttore amministrativo), a Mario Groff (dirigente della stessa società); e all’imprenditore milanese Mario Aicardi (amministratore della Nita srl). Le accuse contestatesono di falso ideologico (ad esclusione di Groff) e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

I capi di imputazione sono numerosi, ma la vicenda in sostanza è unica. Nel mirino degli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Trento è finito l’acquisto da parte di Trentino Network di un software di tipo gestionale (denominato “Scacco”) sviluppato dal’azienda milanese e successive consulenze sempre in ambito informatico. Non si contesta la validità del prodotto ma le modalità di affidamento degli incarichi. Nel capo di imputazione si parla di «preordinata assegnazione a Nita srl di sistematici e ininterrotti affidamenti diretti contrattuali, senza alcuna trasparenza e pubblicità, con motivazioni del tutto artificiose». Naturalmente si tratta di accuse ancora tutte da dimostrare.

In particolare la procura contesta la falsificazione del modulo di spesa (per 29mila euro più iva) della determina di acquisto del software Scacco, del contratto dell’ottobre 2013, del modulo di spesa (14mila euro più iva) per l’estensione nel 2014 dell medesimo software e del relativo contratto. «La falsificazione di tali atti - precisa il pm - riguardava l’indicazione dell’oggetto delle forniture e delle prestazioni che contrariamente al vero era indicata come avente ad oggetto il software “Scacco”, mentre il realtà - è la tesi dell’accusa - era attinente a fornitura e connesse prestazioni di un altro software.

Contestata è anche l’assegnazione di un altro contratto nel 2015, sempre con Nita, relativo ad una collaborazione per lo sviluppo di un applicativo software. Secondo l’accusa il procedimento amministrativo era solo in apparenza un confronto concorrenziale perché  l’incarico doveva andare a Nita srl che già stava eseguendo le prestazioni richieste. Gli inviti a possibili alternativi offerenti «erano rivolti ad imprese che, a differenza della Nita, non erano in grado di fornire le prestazioni richieste».

Le accuse di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente vengono contestate dal pm Profiti anche per contratti di supporto e assistenza, sempre affidati alla Nita nel 2016 e ancora nel 2017. Secondo gli inquirenti «i corrispettivi contrattuali previsti erano fissati, a seguito della collusione, del tutto arbitrariamente senza alcun riferimento a tipologie di prestazioni, a uomini e mezzi da impiegare per i servizi richiesti». La parola ora passa alle difese (avvocati Bertuol, Baggia, Daldoss e Osele): gli indagati hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentiti, per depositare memorie o richieste istruttorie

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