Il «Piano lupo» del ministro: niente abbattimenti, ecco le linee di intervento

di Nicola Marchesoni

I lupi sono salvi. Non potranno mai essere uccisi, nemmeno se ritenuti pericolosi. Lo ha messo nero su bianco il ministro all’Ambiente (M5s) Sergio Costa: «Gli abbattimenti non servono».
La giunta presieduta da Maurizio Fugatti esce, per ora, sconfitta dal braccio di ferro con Roma: la sua proposta di ammazzare o isolare gli esemplari “problematici” è stata stroncata.

Il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” sostituisce quello del 2002. Non è detto che superi il vaglio della Conferenza Stato-Regione: alcune realtà, come il Veneto e il Trentino, si sono già espresse a suo tempo per l’eliminazione di alcuni lupi, che questo piano esplicitamente non prevede.
«Spesso si grida al lupo, al lupo ma alla fine si tratta di ibridi o di cani. Con questo progetto ripetiamo che l’unica cosa che serve è una strategia» spiega Sergio Costa. Escluse le uccisioni, vengono invece previste 22 misure che puntano alla sua difesa ed a «minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo». Fra i possibili interventi sono allo studio misure sperimentali sull’esempio di alcuni Paesi europei.
Più coinvolgimento per il ministero.

Dal nuovo piano emerge che il ministero dell’Ambiente rafforza e allarga il proprio coinvolgimento: sostiene ad esempio il monitoraggio di questo predatore attraverso il supporto tecnico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in modo da avere dati più affidabili. Punta poi a una maggiore informazione e comunicazione pubblica dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi “lupo-cane” sulla conservazione della specie. Ogni iniziativa degli esponenti politici locali dovrà essere concordata con Roma.

Il ministro è pronto al confronto.
Sergio Costa si rivolge a Fugatti e Kompatscher: «Spero che il Piano riceva il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni in fretta. Sono previste azioni specifiche di prevenzione con interventi sperimentali da proporre a specifici ambiti territoriali, anche ristretti, che vivono problematiche uniche. Non appena approvato, se Trento o Bolzano chiederanno di fare azioni di mitigazione in un territorio definito, in una vallata, ci impegneremo in questo senso».
Danni del lupo.

Nel Piano si dice che nelle aree dove c’è la presenza del lupo è inevitabile che ci sia «un certo grado di danni al bestiame». Per questo motivo si prevederanno maggiori risorse per i risarcimenti agli allevatori. Aumentano pure i fondi per incentivare misure di prevenzione degli attacchi come i cani “anti-lupo” e i recinti elettrici.

Più coordinamento e comunicazione.
Il ministro Sergio Costa vuole che ci sia un monitoraggio permanente sulla presenza del lupo a livello nazionale: ci dovrà essere un costante interscambio di informazioni tra regioni e tra l’Italia e i Paesi della Regione Alpina. A breve partirà un progetto volto a favorire la convivenza tra questi animali e la popolazione.

Contrasto al bracconaggio.
Dovrà essere costituito in ogni regione un nucleo dedicato alle attività e investigative e repressive del bracconaggio, incluso quello diretto al lupo. Il ministero dell’Ambiente pensa inoltre ad almeno un nucleo, sempre per regione, che formi cani addestrati al rilievo di bocconi avvelenati.

La presenza di lupi in Italia.
Secondo il documento di 55 pagine, redatto dopo diverse consultazioni con Regioni, Province, Ispra e portatori di interesse, aggiorna al 2017-2018 la stima della distribuzione della popolazione di lupo sulle Alpi aumentata a 293 individui rispetto ai 100-130 indicati nel 2015, mentre sugli Appennini la stima è confermata in 1.580 animali in media con i valori compresi tra 1.070 e 2.472. In Italia è presente circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello comunitario. In sostanza, è quasi triplicata in tre anni la presenza dei lupi sulle Alpi.

La situazione in Trentino.
Ad oggi i branchi sul territorio provinciale sono sei più un settimo ancora da confermare. I lupi presenti in Trentino sono circa un’ottantina. Si trovano in pianta stabile sui Lessini al confine tra Trentino e Veneto, nella zona di Folgaria, sull’Altopiano di Asiago, in Alta Val di Fassa, in Val di Non, nell’area San Pellegrino-Paneveggio. Nell’ultimo anno sono arrivate segnalazioni di singoli individui con maggiore o minore regolarità, a Peio, Rabbi, sul monte Bondone, sulla Vigolana, in Lagorai, al passo Tonale. Nel 2018 sono stati accertati 222 danni da grandi carnivori dei quali 65 da lupo per un totale liquidato di 76.589 euro.

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