Diagnosi errata, resta invalida Risarcita con mezzo milione

di Patrizia Todesco

Ci sono diagnosi difficili da fare soprattutto quando al pronto soccorso arriva una persona giovane con i sintomi di una malattia giudicata rara: l’encefalite erpetica. Una patologia che colpisce una persone ogni 500 mila, che solitamente riguarda i bambini o gli ultracinquantenni e che dunque anche i medici più esperti vedono raramente.
Ciò non vuol dire che l’errore commesso al pronto soccorso dell’ospedale di Rovereto qualche anno fa non vada considerato grave soprattutto alla luce delle conseguenze che la ragazza che ne è stata vittima ha riportato.

Studentessa universitaria, quando è entrata con i sintomi in ospedale aveva un futuro davanti. Al primo accesso, però, i sanitari non hanno capito la gravità della situazione. La malattia si manifesta con febbre alta, mal di testa e con il passare delle ore problemi comportamentali. Inizialmente,però, la ragazza è stata mandata a casa con una prognosi che con era quella di encefalite. Quando qualche giorno, quando è rientrata in ospedale, purtroppo le sue condizioni erano peggiorate e anche i farmaci che possono essere utilizzati per contrastare la malattia sono stati solamente parzialmente efficaci. La ragazza, infatti, è rimasta invalida ed ora la sua vita sarà per sempre segnata da questa malattia.

Nel luglio del 2017, anche per fare fronte alle spese future che questa ragazza dovrà sostenere, è stata avanzata una richiesta risarcitoria da parte dell’avvocato, un legale di Verona. È stato chiesto che venissero liquidati i danni permanenti subiti in seguito alla mancata diagnosi. La richiesta è stata valutata dalla società assicuratrice dell’Azienda e poi dal Comitato Valutazione sinistri dell’Azienda che ha dato il consenso per la liquidazione della parte spettante all’Azienda sanitaria, 490 mila euro. Altri 70 mila euro, invece, sono stati liquidati dall’assicurazione.
Una cifra che non potrà mai ripagare la bellezza di un futuro senza cure come la giovane universitaria avrebbe potuto avere davanti prima che malattia la colpisse così duramente, ma evidentemente la giovane non ha voluto andare oltre. Ha preferito accettare la cifra senza presentare causa civile o penale contro i sanitari.

L’errore, soprattutto se si lavora in un reparto d’emergenza dove le decisioni devono essere prese in tempi rapidi e le patologie che si presentano sono moltissime, è purtroppo sempre dietro l’angolo. Lo sanno bene i professionisti impegnati in questi reparti che ogni giorni si trovano a dover fare scelte importanti e non sempre prive di rischi.

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