Legionella, Roma ordina controlli dopo i decessi in Paganella

Scattano i controlli in tutte le strutture turistico ricettive della regione e in quelle termali, dopo i tre decessi per legionella che si sono verificati sull’altopiano della Paganella la scorsa estate. A disporli, con una lettera inviata a tutti gli assessorati alla salute del Paese, è stato il ministro della salute, Giulia Grillo, dopo la diffida arrivata dal Codancons lo scorso 20 febbraio con cui - come si legge nella missiva arrivata anche agli assessorati di Trento e Bolzano - si chiede di verificare «con ogni consensita sollecitudine il rispetto» da parte delle strutture nel territorio di propria competenza delle «Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi», rese obbligatorie dall’accordo  raggiunto nella Conferenza Stato - Regioni del 7 maggio 2015, «per l’adozione dei ritenuti provvedimenti di competenza». Un report che dovrà essere redatto entro un mese.

Gli assessorati dovranno inoltre provvedere a inivare ai carabinieri del Nas, che hanno ricevuto analoga lettera per conoscenza, «una dettagliata relazione sull’esito degli accertamenti condotti, ove si configurino ipotesi di reato».

La diffida del Codacons prende le mosse da quanto successo nella nostra provincia e, in particolare, alla luce dell’inchiesta per omicidio colposo, aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, condotta dal pm Marco Gallina e affidata ai caraninieri del Nas di Trento, dopo i tre decessi per legionella che si sono registrati ad Andalo e Molveno. Otto sono gli albergatori indagati: l’accusa di omicidio colposo si fonda proprio sulla presunta mancata predisposizione del piano di valutazione del rischio legionellosi.

Secondo gli accertamenti dei Nas, infatti, quasi tutte le strutture coinvolte avrebbero sottovalutato questo rischio. In particolare sarebbe mancata una manutenzione adeguata degli impianti termo sanitari e ci sarebbe stata una gestione non corretta delle
temperature nella rete di distribuzione interna e nei serbatoi di accumulo dell’acqua calda sanitaria. Tra i 25 e i 40 gradi, infatti, il rischio di un proliferare della legionella è molto elevato. Secondo il Codacons «la questione mette in evidenza e solleva dubbi non solo sui controlli e le verifiche effettuate dalle Asl territorialmente competenti, ma sull’operato di tutti i gestori delle strutture», circa il rispetto di quanto previsto dal Piano di valutazione del rischio legionellosi «con grave e serio rischio per la salute e l’incolumità della collettività». Da qui la diffida al Ministero a svolgere una indagine capillare e di verifica su tutto il territorio nazionale.  

Dall’assessorato provinciale alla sanità guidato da Stefania Segnana (Lega) arriva la conferma che ci sarà una verifica documentale sugli stabilimenti termali (nove, di cui sette accreditati) e sulle strutture ricettive. Tutti gli stabilimenti, ribadiscono dalla Provincia, sono monitorati con attenzione e regolarmente e hanno sempre rispettato le prescrizioni in materia. In questo caso, le verifiche rispetteranno sicuramente il mese di tempo massimo che il ministro Giulia Grillo ha indicato nella lettera inviata a tutti gli assessorati regionali d’Italia. Più difficile sarà rispettare i tempi, non solo per Trento, ma per tutte le regioni italiane chiamate in causa, per i controlli alle strutture ricettive, che in Trentino sono circa 3.300 se si considerano alberghi e esercizi extra-alberghieri.

Su questo fronte, la Provincia conferma che «il caso della Paganella è un caso isolato» e che le strutture ricettive sono sicuramente impegnate sul fronte della prevenzione e della sicurezza. Assieme all’Azienda sanitaria provinciale ci sarà una attività di verifica documentale, con sopralluoghi nelle strutture ricettive, ma questo avrà bisogno di molto più di un mese presumibilmente.

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