Treni rumorosi: 50 residenti chiedono i danni A processo sette dirigenti ferroviari

di Franco Gottardi

Sono una cinquantina i residenti lungo la ferrovia che si costituiranno parte civile in occasione del processo a carico di sette dirigenti di società ferroviarie citati a giudizio come responsabili di disturbo alle occupazioni e al riposo delle persone, reato previsto dall’articolo 659 del codice penale. Sono gli abitanti della zona di città dove non sono ancora state posizionate le barriere anti rumore che si sono organizzati in due comitati, assistiti dall’avvocato Sara Graziadei quello dei residenti di via Lavisotto e via Stoppani e dall’avvocato Mario Giuliano quelli che abitano nelle zone più a sud.

La prima udienza è fissata per venerdì prossimo, primo marzo e a giudizio andranno Gianluigi De Carlo, dirigente per il risanamento acustico di Rete Ferroviaria Italiana; Pier Paolo Olla, dirigente dell’unità di Verona di Rfi; Harald Schmittner, amministratore delegato di Rail Traction Company, società ferroviaria con sede a Bolzano; Francesco Nube, delegato ambientale di Rtc; Pietro Mancuso, amministratore delegato e responsabile per l’Italia di Tx logistic AG Italia, operatore europeo con filiale italiana a Verona; Mario Bertolasi, delegato ambientale di Trenitalia sulla linea del Brennero fino al primo settembre 2016; Alberto Faini, delegato Trenitalia per il Brennero dopo quella data. Il pubblico ministero Carmine Russo li ritiene responsabili del rumore notturno causato dai treni merci, rumore che cagiona disturbo del sonno o delle occupazioni delle persone che abitano negli edifici lungo la linea del Brennero, parte delle quali costretta ad assumere sonniferi per riposare la notte.

Il decreto di citazione a giudizio ricorda come secondo un monitoraggio effettuato dall’Appa, l’agenzia per la protezione dell’ambiente della Provincia, nel 2015 passano in orario notturno dalla città da un minimo di 33 a un massimo di 54 treni. I limiti di rumorosità vengono superati secondo i rilievi di ben 20,2 decibel nella zona di via Lavisotto e di 16,7 nel recettore posto in via Canestrini; sapendo che i decibel seguono una progressione geometrica, con un raddoppio del rumore all’incirca ogni 3 unità risulta chiaro che non sono sforamenti di poco conto. Tali disturbi secondo il pubblico ministero avvengono anche per l’uso di locomotori e carri merce obsoleti, non dotati dei più adeguati sistemi di contenimento; inoltre, quanto a Rfi, mancano le misure di mitigazione sui binari e non viene ridotta adeguatamente la velocità dei convogli nel tratto cittadino.

L’avvocato Giuliano segnala come i rilievi del 2015 mostrano come la situazione sia notevolmente peggiorata negli ultimi quindici anni, segno che poco o nulla è stato fatto per risolvere il problema. Anzi, quando qualche anno fa due residenti di corso Buonarroti hanno vinto una causa civile che obbliga i gestori ferroviari a non utilizzare i binari più vicini alla loro abitazione per il riscaldamento dei convogli, secondo il legale la risposta sarebbe stata spostare i locomotori in un’altra zona, sempre densamente abitata, invece che svolgere queste operazioni in una zona isolata.

I sette imputati potrebbero sulla carta cavarsela versando un’oblazione, ma i legali sono convinti che si andrà invece a dibattimento perché un reato permanente come quello in questione non può essere archiviato pagando una multa.

C’è naturalmente attesa tra le parti civili per un processo che mette il dito in una piaga aperta da decenni. «Anche se essere arrivati a processo per me è un fallimento» commenta Emanuela Varisco, referente del comitato di via Lavisotto, delusa anche per il fatto di non vedere sul banco degli imputati nessun esponente della politica e delle istituzioni. «È nei palazzi che siedono i responsabili e la salute delle persone, diritto di rango costituzionale, non può - chiosa Varisco - essere trattato come un reato bagatellare». Infine un appello ai nuovi governanti: «Chiediamo al governatore Fugatti e all’assessore all’ambiente Tonina che si trovi una soluzione, immediata e per tutti».

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