Da uno a 3 furti in casa a notte A Trento il basista della banda

di Marica Viganò

Tre ondate di furti in estate e in autunno, trenta colpi fra Trento e Bolzano per un bottino complessivo di 400mila euro, decine e decine di sopralluoghi effettuati di giorno con la stessa auto, una Grande Punto. Mentre quattro persone rimangono in cella (gli albanesi Asslan Leka, 27 anni, Klaudio Coba, 25, Bardhok Rica, 20 anni e la romena Cristina Draganel, 22), altri quattro appartenenti alla banda sono ancora ricercati.

L’indagine della squadra mobile di Trento, denominata «operazione Black point», è composta da tasselli: piccoli pezzi di un puzzle assai complesso, che ha infine permesso di completare il quadro indiziario. Gli investigatori sono partiti proprio dall’auto, una Grande Punto che era stata notata nei luoghi in cui erano avvenuti i furti; con un incrocio di dati, dai dispositivi di lettura delle targhe sulle strade al controllo delle utenze telefoniche isolate ad una certa ora in un certo luogo, è stato possibile poi risalire ai cellulari utilizzati dei ladri. Un’indagine complessa, perché le schede sim erano intestate a prestanome, e solo grazie ad appostamenti e all’aiuto delle telecamere, è stato possibile identificare le persone coinvolte nei furti.

Ognuno aveva un compito all’interno della banda: la ragazza metteva a disposizione l’appartamento a lei intestato, a Spini di Gardolo, l’amico - che vive a Trento - si occupava dei sopralluoghi con la Punto, altri conoscenti entravano in azione arrampicandosi su balconi e grondaie. In particolare Bardhok Rica, individuato come promotore-basista, «avendo piena conoscenza della zona di Trento, ha operato con funzione di traghettatore sul territorio trentino dei partecipi al sodalizio albanese - come si legge nell’ordinanza - e ha indicato a questi gli obiettivi a colpire mediante l’attività di sopralluogo».

Gli investigatori li hanno definiti «ladri acrobati»: i malviventi non si facevano intimorire dall’altezza e con agilità riuscivano a raggiungere i piani alti degli edifici. Agivano con il favore del buio, dal terrazzo forzavano gli infissi delle finestre o delle portefinestre e, se trovavano le tapparelle abbassate, utilizzavano un blocco posticcio per agevolare l’intrusione.

Il punto di ritrovo era dunque a Spini, in un appartamento in via Pont dei Vodi. Con la Fiat Grande Punto di giorno venivano effettuati i sopralluoghi, mentre la sera i ladri entravano in azione. Tre i raid che gli investigatori attribuiscono ai malviventi «acrobati». Per un mese, dal 15 luglio al 13 agosto la banda ha colpito quasi ogni sera in città, tra Cognola, Villazzano, Martignano, Solteri e Madonna Bianca, ma anche in Bolghera e nella centrale via Galilei. Tra l’uno e il due agosto i furti sono stati addirittura tre. Due sono state le trasferte a Bolzano, tra il 29 e il 30 luglio e il 7 agosto. Quindi il terzo raid: dal 30 ottobre al 3 novembre in via Cervara e in via Spalliera, dove in un appartamento i ladri riuscirono ad aprire con una smerigliatrice la cassaforte in cui erano custoditi gioielli, orologi e macchine fotografiche per un valore attorno ai 50mila euro.

Oltre alla Grande Punto, altre tre auto sono state utilizzate per spostare la merce rubata o per la fuga: una Mercedes Classe A, una Audi A3 ed una Audi A4.

A bordo della A3 la notte del 10 ottobre scorso la polizia aveva trovato due trolley ed una sacca contenenti merce rubata di ingente valore (merce riconosciuta dai derubati), tra cui due giubbini Moncler. A bordo c’erano tre delle quattro persone arrestate giovedì scorso al termine dell’indagine. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, uno dei tre indagati stava per partire in pullman per l’Albania con la merce rubata.

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