Sicurezza, «una sforbiciata» da 258mila euro Degasperi attacca. Fugatti: «Scelta tecnica»

di Andrea Bergamo

Il capitolo di bilancio relativo alla sicurezza non è intoccabile. La variazione di bilancio - la prima della nuova amministrazione di centrodestra autonomista - consentirà alla Provincia di coprire le spese più urgenti per far fronte ai danni causati dal maltempo (anche) azzerando lo stanziamento di 258mila euro per gli «investimenti nell’ambito del sistema integrato di sicurezza e del servizio di polizia locale».

Uno stanziamento previsto per il 2019 dall’ex giunta di centrosinistra.
«Si tratta di una questione di natura tecnica. Non c’è nessuna volontà di depotenziare la sicurezza in Trentino: in occasione dell’assestamento di bilancio a giugno si tireranno le somme» chiarisce il presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Di fatto, Piazza Dante interviene sull’unica voce di bilancio che ha a che fare con la sicurezza, se si esclude quello relativo alle aziende controllate.

Nel 2018 l’ex amministrazione Rossi aveva inserito nello stesso «fondo di interventi» 800mila euro per la task force antidegrado e altri 258mila euro sul 2019.
«Ora nella variazione di bilancio targata Lega non compare neanche un euro per la sicurezza - osserva il capogruppo M5s Filippo Degasperi -. Magari è un caso, ma anche sulla rapina di Martignano e sul furto di Fai gli esponenti del Carroccio non hanno aperto bocca. Forse il tema della sicurezza non gli compete più...». Degasperi non risparmia le stilettate alla maggioranza di governo: «Voglio sperare che quei fondi siano stati risparmiati e non semplicemente cancellati. Se quei soldi erano destinati al contrasto al degrado, forse potevano essere destinati a qualche altro Comune, dato che sembrava che la sicurezza fosse una delle priorità per il territorio Trentino: ricordo che la consigliera leghista Alessia Ambrosi aveva affermato in aula che Trento è sprofondata nel degrado. Allora mi chiedo, perché azzerare quei fondi?».

A spiegare i motivi alla base della decurtazione dell’investimento è il direttore generale della Provincia Paolo Nicoletti: «Lo scorso dicembre era già stato finanziato il progetto sicurezza di Rovereto e accantonati i 50mila euro per il progetto di vivibilità urbana per Trento. Per questo per ora possiamo “sacrificare” quello stanziamento ed eventualmente ripristinarlo a giugno. Al momento non abbiamo altre richieste da parte dei Comuni: in ogni capitolo abbiamo dovuto intervenire per trovare i fondi da allocare sulla ricostruzione con un lavoro certosino».

La variazione di bilancio nel suo complesso è stata oggetto ieri del confronto tra il presidente Fugatti ed i consiglieri membri della Prima Commissione permanente presieduta da Mattia Gottardi (Civica). Per il vaglio del testo i capigruppo hanno deciso la procedura d’urgenza, per cui l’aula del consiglio provinciale arriverà al voto nella seduta del 5 e 6 febbraio. Con la variazione di bilancio, la Provincia ha dovuto tener conto anche dei minori introiti per la finanza provinciale in seguito all’introduzione della Flat tax.
In Commissione è stato fatto il punto sui danni da maltempo che hanno interessato i cittadini (circa 27 milioni di euro) e le imprese (circa 29 milioni di euro a cui si aggiungono gli oneri per il mancato reddito) oltre che i Comuni (circa 52 milioni di euro, dei quali 27 per somme urgenze e 25 per danni alle strutture e alle infrastrutture): la copertura degli interventi per far fronte agli effetti di pioggia e vento è stata garantita anche sugli esercizi successivi al 2021.

Per far fronte all’emergenza, al momento il governo nazionale ha stanziato 2,5 milioni di euro, ma un nuovo fondo di 474,6 milioni per far fronte agli effetti delle calamità è già stato attivato dal governo (si attende ora la ripartizione).«Io resto cauto e non sono in grado di dire cosa verrà riconosciuto al Trentino - ha detto il presidente - ma per quanto ci riguarda faremo in modo che venga riconosciuto il più possibile».
Rispondendo a Ugo Rossi (Patt), il governatore ha inoltre chiarito di aver già revocato la sospensione di progetti di opere pubbliche e investimenti importanti come quelli per l’edilizia scolastica (20 milioni di euro) e i Comuni.

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