Bloccati beni per 20 milioni a Renzo Rangoni: maxi operazione della Guardia di Finanza

di Francesco Terreri

Venerdì mattina il nucleo di polizia economico-finanziaria di Trento della Guardia di Finanza ha notificato il sequestro preventivo del palazzo di piazza Vittoria di proprietà dell'imprenditore Renzo Rangoni. Sull'edificio c'è anche il vincolo di tutela storico artistica. Sequestro cautelare inoltre per alcuni posti macchina di proprietà nel parcheggio interrato di via Pilati. Il valore dei beni sequestrati si aggira intorno ai 20 milioni di euro. La misura cautelare è stata chiesta dalla procura della Repubblica e autorizzata dal Giudice delle indagini preliminari. Al centro del provvedimento, questioni fiscali di dimensioni analoghe a quelle del sequestro. Contro il provvedimento ora la difesa dell'imprenditore può valutare se ricorrere al Tribunale del riesame. 

Rangoni, in passato consigliere delegato di Italscandia, ceduta vent'anni fa al gruppo Scania, è oggi titolare soprattutto di società immobiliari con sede prevalentemente a Milano. All'operatore trentino, classe 1951, ha fatto capo a lungo una rete di società con sede in Lussemburgo legate soprattutto ad attività immobiliari e finanziarie che hanno coinvolto anche Trento. Di recente molte di queste società sono state fuse e poi rimpatriate.
Al centro dell'impero immobiliare di Rangoni c'è la Argo srl, con sede a Milano. Argo, 1 milione di capitale sociale, 9 milioni e mezzo di patrimonio, ha oggi in pancia immobili in Trentino e in Lombardia per un costo storico di 32 milioni. Tra essi c'è il palazzo di via Gilli in cui ha sede in affitto Informatica Trentina, oggi Trentino Digitale. 

Argo è controllata al 100% dalla Erre Nove srl, sempre di Milano ma proveniente da Lussemburgo. Nel 2014 Erre Nove sa, società con sede nel Granducato, ha operato una fusione a cascata raggruppando società come Estatinvest ag, Infinium sa, Osinvest ag, Agata sa in un'unica compagine. L'anno scorso la Erre Nove lussemburghese è stata trasferita a Milano diventando una srl italiana con capitale sociale di 7,8 milioni. 

Nel 2007, attraverso la Argo e società lussemburghesi come 3A Invest, Rangoni cede la sede di Informatica Trentina al fondo immobiliare Antigone di Vegagest sgr, società di gestione fondi che faceva capo alla Cassa di Risparmio di Ferrara, una delle banche messe in risoluzione a fine 2015. Le società dell'imprenditore diventano quotiste del fondo. Cinque anni dopo, nel 2012, il fondo immobiliare viene messo in liquidazione e l'immobile di via Gilli viene acquistato dalla Saint Martin Inc sa, società lussemburghese facente capo sempre a Rangoni e anch'essa poi trasferita in Italia. 

Vegagest sgr, in cui ha avuto quote sociali anche Veneto Banca, è finita da alcuni mesi nel mirino del nucleo milanese di polizia tributaria delle Fiamme Gialle e della procura di Milano per un giro di società estere, non solo in Lussemburgo, che, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbero servite a operazioni di elusione fiscale attraverso la cosiddetta esterovestizione, la fittizia localizzazione all'estero per risparmiare sulle imposte. 

A livello nazionale le indagini di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza sui patrimoni detenuti illegalmente all'estero nonostante la voluntary disclosure hanno fatto emergere nel 2018 una maggiore base imponibile di 520 milioni. Secondo l'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia, dal Trentino uscirebbero verso i paradisi fiscali capitali pari al 7% circa dei bonifici totali annui verso l'estero. Nel 2017 dalla regione sono andati in quella direzione 440 milioni di euro.

LA DIFESA - «Un sequestro assolutamente illegittimo». lo definisce così l'avvocata bolzanina Renate HolzeisenLa vicenda è quella del mega sequestro di beni per 17 milioni di euro disposto dalla procura di Trento. Sequestro che secondo la difesa non avrebbe mai dovuto aver luogo.

Sulla stessa supposta elusione fiscale, dice l'avvocata Holzeisen, si è infatti già pronunciata la commissione tributaria di primo grado, che a metà dicembre scorso ha sospeso la contestazione fiscale, con ordinanza collegiale, ravvisando un giudizio favorevole nei confronti di Rangoni. 
La procura - continua - avrebbe dunque agito senza considerare quanto già deciso dalla giustizia tributaria. Procedendo, con un sequestro preventivo senza contraddittorio, pur in presenza di una supposta elusione fiscale, e non evasione. La difesa di Rangoni ha già annunciato che presenterà richiesta di riesame del provvedimento di sequestro.

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