Altalena: il marito della Rossato fa «indagini» sul maestro

Si chiama Daniele Dematté ed è il marito della consigliera provinciale Katia Rossato (ma anche amico di Mirko Bisesti, come si vede dalla foto che li ritrae insieme festanti dopo le elezioni). Per qualche giorno si è trattenuto, ma dopo tanta pressione mediatica sulla moglie per la famosa intervista sulle altalene del parco della Vela, e il video anti-razzista confezionato dai bambini della scuola, ha deciso di vuotare il sacco (su Facebook). Così Demattè (che si definisce «molto determinato»), e che nella sua immagine profilo indossa una maglietta con il disegno «ruspa in azione» ha deciso di svolgere indagini personali su uno degli insegnanti della scuola, autori del video dei bambini che parla di tolleranza e pace.

Dematté usa all'inizio il dubitativo: «Non so se il maestro (e fa il nome e cognome pubblicamente di Alessio Zeni) che insegna alle scuole elementari di Vela e che pare sia stato l'artefice principale della canzone, si sia esibito o meno sul palco del Centro Sociale Bruno». Cioè lo mette in piazza ammettendo di non avere le prove. Poi però passa avanti accantonando di colpo il dubitativo: «certamente ha fatto parte di un complesso che si è esibito in una struttura occupata abusivamente!! Questo non lo dico io, ma lo potete trovare da soli usando Google!! Lascio a voi ogni deduzione del caso!! Io sto con l'Assessore Mirko Bisesti, un approfondimento sulla vicenda non è un'opzione.... È un dovere!!» scrive il signor Rossato.

Molto numerosi i commenti al suo post su Facebook, equamente divisi fra pro e contro. Ma in mezzo ai commenti spuntano anche messaggi su presunte «indagini» che la Lega dovrebbe svolgere sulla vita privata degli insegnanti della Vela. Una operazione che sarebbe già iniziata, e che farebbe parte degli «approfondimenti» che i commentatori di parte invocano a gran voce. Ma c'è anche chi gli ricorda che il «Bruno» non è un centro sociale occupato, dato che la struttura è in concessione dal Comune di Trento.

Intanto l’«Altalena» della Vela è diventata un caso nazionale. Della canzoncina presentata in occasione della recita di Natale all’istituto comprensivo Trento 6 hanno parlato i tiggì (in testa quello di Rai3) e i siti dei giornaloni (da Avvenire al Giornale, da Repubblica al Fatto Quotidiano), mentre sui social network il video ha fatto il botto.

Il titolo e il testo del brano composto dal maestro elementare Alessio Zeni si ispira alle dichiarazioni della consigliera provinciale Katia Rossato (Lega), che in un’intervista all’Adige aveva denunciato l’occupazione del parco del sobborgo in cui risiede da parte delle famiglie di profughi. Una situazione che secondo Rossato «crea malumore e disagio». La risposta a quelle parole è stata intonata direttamente dai ragazzini («Portami via da chi mi dice che questo gioco non è per me») e così è scoppiato il caso politico. L’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti ha incaricato il Dipartimento della conoscenza di avviare accertamenti e questo ha scatenato le minoranze che siedono nell’aula di Piazza Dante e in Comune, a Palazzo Thun.

«Si tratta di una richiesta di informazioni alla dirigente della scuola, nulla di più. Non c’è nessuna lesa maestà, nessuna intenzione di limitare l’autonomia scolastica: chi dice il contrario lo fa per gettare benzina sul fuoco» evidenzia Bisesti, rispondendo indirettamente ai quesiti contenuti nell’interrogazione di Filippo Degasperi (M5s) che l’altro ieri ha portato la questione in consiglio provinciale. «Alla dirigente saranno chieste delucidazioni sulla partecipazione dei bambini nel video e sull’opportunità di realizzare l’iniziativa, alla luce del fatto che il figlio della consigliera frequenta proprio quella scuola» spiega l’assessore, che in merito ai contenuti del video aggiunge: «Il messaggio di come i bambini si debbano voler bene e rispettare, è positivo. C’è però una questione di opportunità: nel realizzarlo gli insegnanti sono partiti dalle frasi sulle altalene riportate in un’intervista, confezionando una risposta attraverso la voce dei bambini. Che di fatto sono stati strumentalizzati. In un’altra scuola l’iniziativa avrebbe assunto un significato diverso». L’esponente dell’esecutivo sottolinea dunque che nessuna investigazione è stata avviata: «Ciò che si vuole chiedere è se fosse necessario realizzare il video nella scuola del figlio di Rossato. Ci sarà un sano confronto tra l’assessorato e la dirigente scolastica che non corrisponde ad una limitazione dell’autonomia».
Intanto, come detto, monta la polemica politica. I consiglieri di Futura2018 Paolo Ghezzi e Lucia Coppola ricordano come «da sempre la scuola, essendo titolata a farlo, svolge un’azione educativa, oltre che didattica, che include i temi della pace, della solidarietà, dell’uguaglianza. E certo continuerà a farlo anche se su questi temi l’attuale governo provinciale ha scarsa dimestichezza». Il pentastellato Andrea Maschio attacca la Lega: «Sono state molto gravi le affermazioni della consigliera Rossato che ha, con pericolosa superficialità, giudicato e condannato l’uso di una parco da parte di una “categoria” di bambini. La facile deriva razzista emergente da quelle parole viene in parte banalizzata con un “sono stata fraintesa” dall’altra giustificata e cavalcata con accuse di strumentalizzazione addirittura a carico di insegnanti».

Ultima notizia: da ieri moltissime scuole italiane stanno chiedendo di condividere il video e di farne la base per un lavoro in classe sui temi dell'accoglienza e della multiculturalità. Potrebbe nascere un «network» dalle Alpi alla Sicilia di scuole «acoglienti» dove le altalene sono di tutti.

QUI le accuse dell'assessore provinciale Mirko Bisesti.

QUI l'articolo con la difesa della dirigente scolastica. 

 

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