Sicurezza in Trentino: dai dati nessun allarme Ma i cittadini spesso non sono d'accordo

I rischi di infiltrazioni criminose ci sono, anche perché viviamo in un territorio piuttosto ricco. E dunque è una buona regola non abbassare mai la guardia. Ma sul fronte della sicurezza, non si può parlare di una situazione di emergenza.

Smentisce forse qualche radicata convinzione il quadro della sicurezza in Trentino messo a punto da un apposito gruppo di lavoro fin dal 2012 e le cui conclusioni sono state presentate oggi.

Vediamo qualche dato.

Ogni anno tra 18 e 20 reati di criminalità organizzata di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia, una trentina all’anno i reati di riciclaggio, usura, violazione delle norme di prevenzione, pressoché insignificanti le denunce per corruzione, con quelle per abuso di ufficio che sono arrivate a 44 all’anno: nel documento si legge che tanto i dati del Ministero dell’Interno - che dicono però che anche il Trentino Alto Adige non è andato immune né da segnalazioni sulla criminalità organizzata, né da quelle che riguardano i cosiddetti «reati spia» - quanto le statistiche della Procura della Repubblica di Trento non paiono giustificare un incremento dell’allarme; non è però consentita una diminuzione dell’attenzione rivolta al fenomeno criminalità.

Il Gruppo di lavoro ha svolto un’indagine interna alla macchina provinciale, con la collaborazione dei dirigenti dei settori più sensibili. Pur non evidenziando particolari problemi, l’approfondimento ha messo in luce l’opportunità di mantenere alta l’attenzione su alcuni ambiti e fenomeni, soprattutto nel settore dell’edilizia e dei trasporti, ma comprendendo anche i subappalti nei lavori pubblici, le transazioni immobiliari, l’uso di stupefacenti e il bullismo a scuola, le offerte anomale nelle gare.

Il lavoro è poi proseguito con un’indagine, realizzata con la collaborazione di Ispat, l’istituto di statistica provinciale, rivolta agli operatori economici e svolta attraverso un questionario sulla percezione di insicurezza. Le osservazioni conclusive di Ispat evidenziano che la percezione generale sulla presenza della criminalità ha una certa, comunque contenuta, consistenza. L’esperienza diretta invece relega il fenomeno a percentuali prossime all’unità. Anche il fenomeno della corruzione nel territorio provinciale, come dicono i risultati delle interviste, ha una consistenza contenuta; nell’ordine di una unità invece l’esperienza diretta.

«Il rapporto – ha evidenziato il presidente Maurizio Fugatti – ci dice che i temi della sicurezza, della giustizia e della legalità sono considerati importanti dalla popolazione e questo conferma quello che si percepisce a livello di opinione pubblica. Sono quindi ambiti che è utile monitorare costantemente per prevenire possibili rischi. La guardia va mantenuta alta e un possibile sviluppo di questa analisi potrebbe essere la differenziazione per ambiti territoriali per individuare eventuali aree di maggiore rischio».

Stefano Dragone, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento e componente del gruppo di lavoro, ha confermato che pur in assenza di particolari ragioni di allarme, la sicurezza è un tema importante per la comunità. «Se in Trentino – ha detto – ci sono meno casi di denuncia rispetto ad altri territori – molto dipende da un tessuto sociale tendenzialmente meno disponibile al mancato rispetto della legalità».

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