Con la stretta sui migranti 100 posti di lavoro a rischio

di Francesco Terreri

I 20 migranti, uomini, donne e bambini, che in questo momento in Trentino godono di un permesso di soggiorno per motivi umanitari non dovrebbero essere espulsi in base alle nuove norme del decreto Sicurezza.

Il Commissariato del Governo, al contrario di alcune prefetture, non ha dato alcuna disposizione in tal senso e il presidente della Provincia Maurizio Fugatti esclude che il decreto riguardi i permessi in corso. La stretta sull’accoglienza degli immigrati si sentirà invece sugli operatori. Sono a rischio i posti di lavoro di circa 100 dei 135 educatori e operatori delle cooperative e associazioni impegnate nell’accoglienza. L’allarme è stato lanciato nell’incontro tra i segretari di Cgil, Cisl e Uil e la presidente della Cooperazione Marina Mattarei accompagnata dal direttore Alessandro Ceschi.

L’incontro, il primo dei sindacati con la nuova presidente eletta lo scorso giugno, ha toccato anche altri temi (vedi sotto), ma si è soffermato sulla situazione delle cooperative attive nel lavoro di accoglienza e integrazione dei migranti. «Alcune cooperative hanno annunciato licenziamenti di educatori e operatori» spiega il segretario della Cgil Franco Ianeselli, che ha incontrato Mattarei insieme ai colleghi della Cisl Lorenzo Pomini e della Uil Walter Alotti.
Nel settore operano cooperative come Kaleidoscopio, Arcobaleno, Sos Villaggio del Fanciullo, il Consorzio Lavoro Ambiente, oltre ad associazioni, fondazioni e altre istituzioni. «L’inversione di rotta a livello nazionale e provinciale - prosegue Ianeselli - prevede il ridimensionamento del sistema Sprar e delle attività di integrazione. Nelle cooperative c’è allarme, decine di persone potrebbero perdere i loro incarichi».

«Sicuramente si paventano tagli e riduzioni - aggiunge Alotti della Uil - Bisogna capire dal punto di vista finanziario. La dimensione dei tagli dipenderà da quanto incide la riduzione dei compensi per l’accoglienza» cioè i famosi 35 euro al giorno. «Le cooperative si erano attrezzate per gestire nel tempo questa situazione - osserva Pomini della Cisl - C’è un lavoro complesso da fare, i problemi della lingua, le persone che scappano dalla guerra, lo sradicamento. Ci sono professionalità che si sono sviluppate in questi campi. Abbiamo espresso preoccupazione per la tenuta occupazionale e abbiamo chiesto di monitorare la situazione».

Il rischio del decreto Sicurezza è che vengano colpite proprio le attività che più consentono di evitare l’eventuale scivolamento dei migranti verso l’illegalità e la criminalità. I migranti inseriti nel sistema di prima accoglienza sono oggi 1.391, cioè 275 in meno di inizio anno pari ad un calo del 16,5% (vedi box). Cooperative e associazioni, coordinate dal Cinformi, la struttura della Provincia anch’essa nel mirino della nuova amministrazione Fugatti, sono impegnate non solo nel garantire i servizi essenziali come vitto e alloggio, ma anche nell’avviare primi percorsi di integrazione.

Per quanto riguarda lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, in Trentino lo scorso anno sono stati accolte 165 persone, di cui 30 donne e 135 uomini. Tra essi ci sono 7 nuclei familiari e durante l’anno ci sono stati 5 nuovi nati. Ai corsi di alfabetizzazione e di italiano hanno partecipato 144 persone, che hanno frequentato un minimo di 10 ore di lezione settimanali. Sono stati seguiti 77 tirocini, in primo luogo nell’ambito ristorazione e turismo, seguiti da carpenteria metallica, agricoltura, allevamento, logistica.

Hanno trovato lavoro 72 migranti. Posti spesso precari e a termine, che comunque costituiscono una forma di ingresso nel mercato del lavoro.
Molte di queste attività ora sono a rischio a seguito del taglio dei finanziamenti. In più, c’è l’incertezza sull’interpretazione dello stop alla protezione umanitaria prevista nel decreto Sicurezza. «Non è solo un problema di occupazione - conclude Ianeselli - Bisogna capire che idea abbiamo di società, di modello di accoglienza, di integrazione per renderla più sicura, non più insicura come accade a seguito del decreto».

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