La Lega Nord e i 49 milioni rubati: sequestri anche adesso

Per il «principio della irrilevanza della provenienza del denaro», nei procedimenti di confisca, sono da sottoporre a sequestro «quale profitto del reato» anche le somme che lecitamente finiscono nelle casse della Lega come i «contributi erogati, da soggetti privati, in conformità alla normativa del finanziamento dei partiti politici». Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, relative all’udienza svoltasi lo scorso nove novembre e conclusasi con il rigetto del ricorso presentato da Matteo Salvini - in qualità di segretario della Lega - contro l’ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Genova, il cinque settembre, aveva confermato il sequestro fino a 49 milioni di euro ovunque trovati sui conti o nelle casse del Carroccio nell’ambito del procedimento per la maxitruffa dei rimborsi elettorali. Salvini è stato anche condannato a pagare le spese processuali, come si legge nella sentenza 53942. Per la maxitruffa, sono stati condannati in primo e secondo grado l’ex segretario e fondatore della Lega Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito.

Contro la decisione della Cassazione che con chiarezza inequivocabile dà il via libera anche al sequestro dei soldi che i militanti leghisti devolvono al partito sotto la guida di Salvini, Giulio Centemero, attuale tesoriere, ha già annunciato il ricorso alla Corte europea. «La Cassazione - aveva detto “a caldo” Centemero lo scorso dieci novembre, appena appreso del verdetto - ha definitivamente avallato la possibilità di sequestrare somme totalmente lecite considerandole profitto del reato».

«I contributi dei cittadini, i proventi delle feste, etc., si trasformano, per sentenza, in somme da sequestrare senza che vi sia alcun legame con i fatti di reato che vengono contestati ad altri soggetti e a danno della stessa Lega. La violazione è talmente palese che si dovrà ricorrere alla Corte Europea per vedere riconosciute le ragioni che non sono solo del partito, ma di tutti i cittadini», aveva dichiarato Centemero.

Nelle motivazioni, la Sesta sezione penale della Cassazione rileva che con il suo verdetto dello scorso quattro aprile - pronunciato dalla Seconda sezione penale che per prima ha dato il disco verde ai sequestri ‘a tappetò - è stato «con chiarezza stabilito il principio della possibilità di assoggettare a confisca “ulteriori beni costituenti l’utilità economica tratta dall’attività illecita”, il che vuol dire, come pure esplicitato espressamente, ulteriori somme di denaro che possano pervenire sui conti, libretti o depositi della Lega Nord già sottoposti a sequestro».
Per gli ‘ermellinì, «a tale statuizione si è uniformato il Tribunale di Genova nello stabilire che il sequestro (a fini di confisca) “conserva i suoi effetti anche mediante successive apprensioni delle somme che periodicamente affluiscano sui contì del partito Lega Nord”».

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