Un raro riflettore di guerra austriaco emerge dai ghiacci

Il ritrovamento di un raro riflettore portatile austroungarico, a cento anni dalla fine della Grande Guerra, corona la pluriennale campagna di recupero e valorizzazione del materiale affiorato dai ghiacciai condotta grazie alla collaborazione tra Soprintendenza per i beni culturali, SAT, Muse e Corpo Forestale.

Alla presentazione, che si è svolta questa mattina presso l’Ex Manifattura Tabacchi a Borgo Sacco di Rovereto, sono intervenuti il Soprintendente Franco Marzatico, Marco Gramola della SAT, Christian Casarotto, esperto di glaciologia del MUSE, Diego Leoni, storico e curatore della mostra «Cosa videro quegli occhi», Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali.

Riveste carattere di eccezionalità il materiale recuperato dai ghiacciai durante le operazioni di sorveglianza estiva 2018: raro, se non unico, a causa della sua fragilità e per il fatto che era molto costoso all’epoca in cui è stato utilizzato. Si tratta in particolare di un faro portatile da trincea, completo di cavalletto in legno a treppiede, ricomposto grazie alla proficua sinergia tra Soprintendenza per i beni culturali, SAT, Muse e Corpo Forestale.

L’antefatto risale all’agosto 2017, quando è stato posto sotto sequestro un cavalletto telescopico proveniente dalla Vedretta di Lares, che un «recuperante» abusivo stava cercando di portarsi a casa. La Forestale di Spiazzo è così riuscita a mettere in sicurezza un primo importante reperto che ha poi trovato completamento in virtù delle successive scoperte.

Il 15 e 16 agosto di quest’anno, infatti, nel corso di rilievi e prospezioni effettuate dalla SAT e da personale del Muse sulla Vedretta di Lares, è stato recuperato un accumulatore per riflettore da trincea, mentre il 30 agosto è stata rinvenuta da parte della squadra espressa dalla Soprintendenza per i beni culturali e dalla SAT la parabola del riflettore, purtroppo con danni al vetro e alla lampada. Si è potuto quindi procedere alla ricomposizione del riflettore con il suo cavalletto, che si trovava in deposito al museo di Spiazzo Rendena, e al suo restauro conservativo.

Si tratta di «patrimonio della comunità non in vendita» ha sottolineato il Soprintendente Franco Marzatico in apertura dell’incontro, denunciando gli ancora troppo numerosi episodi di saccheggio.
Gli interventi di Marco Gramola e Christian Casarotto hanno evidenziato la fruttuosa integrazione di saperi, storici e scientifici, che ha reso possibile il ritrovamento in un contesto di confronto e di scambio. All’intervento di Franco Nicolis, che ha illustrato la specificità del metodo archeologico, ricordando che «il ghiaccio è l’archivio che ci racconta la storia del passato», ha fatto seguito l’appello di Diego Leoni per un’efficace valorizzazione di beni che devono trasmettere tutta la loro «forza narrativa».

Il faro rimarrà esposto fino al 30 dicembre all’interno della mostra «Cosa videro quegli occhi» presso la ex Manifattura Tabacchi di Rovereto.

Il riflettore risulta composto da: accumulatore ricaricabile da 12 Volt con sei batterie elettrolitiche al piombo collegate in serie (6 da 2 Volt) - Casa produttrice AWB; Dimensioni: 39x27x15 cm; Peso: 28 Kg. Parabola con punto luce - Modello Busch con cavi di collegamento per l’accumulatore e il pulsante di accensione, diametro 30 cm. e treppiede telescopico con innesto regolabile per la parabola.

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