Riaperte le indagini sulla morte dell'orsa KJ2 Il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione

Respinta la richiesta di archiviazione

Si riaprono le indagini sulla morte dell’orsa KJ2 abbattuta il 12 agosto 2017 alle pendici del Cornetto. Il gip Marco La Ganga ha respinto la richiesta di archiviazione del procedimento avanzata dalla procura. Il giudice ha di fatto accolto la richiesta di riaprire la fase istruttoria avanzata da 11 associazioni ambientaliste che si oppongono all’archiviazione. Si tratta di Oipa Italia onlus, Lav onlus, Lipu onlus, Lac onlus, associazione Salviamo gli orsi della luna, associazione Gaia animali e ambiente, Leal, Enpa onlus, Wwf Italia ong onlus, Limav Italia e Lndc.

Per il pm Marco Gallina, titolare dell’indagine, gli agenti intervennero a fronte di «un pericolo concreto, non attuale ma serio e non controllabile con azioni alternative» ed agirono dunque per uno «stato di necessità», dopo che per giorni la squadra aveva tentato invano di catturare l’animale: da qui la richiesta di archiviazione dell’inchiesta.

Una conclusione contestata però dagli ambientalisti che, attraverso i loro legali (tra questi l’avvocato Maurizio Piccoli del Foro di Trento per il Wwf)  avevano sollecitato nuove indagini. Richiesta che il giudice ha accolto depositando un provvedimento che indica alla procura alcuni  approfondimenti. In particolare, il giudice La Ganga ha chiesto che siano sentiti l’ex presidente della Provincia Ugo Rossi (che il 27 luglio 2017 firmò l’ordinanza di cattura o abbattimento di KJ2 considerata pericolosa per l’incolumità e la sicurezza pubblica); Claudio Groff (coordinatore del progetto grandi carnivori); Maurizio Zanin (dirigente del Servizio foreste e fauna della Provincia). Dovranno essere raccolte anche le testimonianze  dei forestali che parteciparono alla cattura che si concluse con l’abbattimento dell’animale.



Inoltre, il giudice chiede di approfondire le deposizioni delle due persone aggredite da KJ2. Infine va chiarito che fine abbiano fatto i cuccioli dell’orsa.

L’abbattimento di KJ2 nell’estate del 2017 ebbe risonanza nazionale. All’indomani dell’uccisione, anche sulla base dei numerosi esposti presentati da associazioni animaliste e privati, la procura aveva aperto un’inchiesta a carico di ignoti: il reato ipotizzato era il 544bis del codice penale, ovvero uccisione di animali. Nell’indagine erano entrate anche le relazioni della Forestale, dalle quali emergeva la pericolosità del plantigrado, responsabile di due aggressioni ai danni dell’uomo: nel luglio 2017 era stato attaccato in località Predera, nei pressi di Terlago, il pensionato di Cadine, Angelo Metlicovec; ma KJ2 due anni prima aveva ferito nei boschi sopra Cadine anche Vladimir Molinari.

Il plantigrado, inoltre, secondo i tecnici della Forestale, non mostrava alcuna paura dell’uomo e stazionava in modo permanente alle pendici delle Tre Cime del Bondone, zona battuta dagli escursionisti. Il 12 agosto, quando KJ2 venne avvistata, si trovava ad una distanza di circa 100 metri, circostanza che - come ricostruito - non consentiva di usare un dardo di sonnifero, tanto più che l’orso si trovava su un pendio ripido. Dunque, non era possibile narcotizzare l’orso e catturarlo. A quella distanza era solo possibile abbattere l’animale ritenuto pericoloso per l’uomo. Pertanto secondo la procura, quando i forestali decisero di sparare, in esecuzione di un’ordinanza della Provincia, non commisero alcun reato. Conclusione contestata, con un primo successo, dagli ambientalisti.

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