Via 13 collaboratori e tagli ai dipendenti L'Arcidiocesi: «Ma non sono licenziamenti»

di Marica Viganò

Il Centro ecumenico presso il polo culturale diocesano Vigilianum sospende i laboratori didattici: è l'altro lato della medaglia del nuovo assetto in quattro aree della Curia, formalizzato lo scorso aprile. Così come non sono più alla loro scrivania una decina fra dipendenti e collaboratori dell'Arcidiocesi: ad alcuni sono state assegnate nuove mansioni, per altri è saltata la collaborazione.  

La «rivoluzione» della Curia, con il fine di rendere più efficiente e snello l'apparato, ha portato fino ad ora ad un dimagrimento del personale. Per una religiosa è stato deciso il prepensionamento. Un dipendente ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato spostato ad altra mansione: il nuovo incarico non avrebbe corrisposto - dal suo punto di vista - alla professionalità maturata negli anni. «Ma non è partita nessuna lettera di licenziamento» precisano dalla Curia, evidenziando che i contratti di collaborazione a progetto sono terminati a scadenza naturale e che tra le tante persone che aiutano l'Arcidiocesi c'è chi lo fa senza percepire nulla, come forma di volontariato. Sono tredici i collaboratori, preti e laici, che hanno terminato il loro servizio in Curia e che il vescovo Lauro Tisi ha salutato lo scorso giugno in un incontro nel giardino del palazzo vescovile. 

Al via il rinnovamento.
La riforma della Curia, ufficializzata il 20 aprile scorso, prevede la semplificazione dell'attività in quattro aree guidate dai rispettivi delegati. «Semplificazione e maggior efficienza» le parole d'ordine del nuovo assetto organizzativo, come evidenziato da monsignor Tisi quando illustrò la riorganizzazione la scorsa primavera, insieme al vicario generale e moderator curiae don Marco Saiani. «Semplificazione ed efficienza, in chiave pastorale, pensando alle mutate esigenze delle comunità cristiane sparse sul territorio» era stato detto. Le attività sono state quindi raccolte in aree: Annuncio e sacramenti (delegato don Rolando Covi); Testimonianza e impegno sociale (don Cristiano Bettega); Cultura (don Andrea Decarli); Amministrazione e affari generali (Claudio Puerari, anche economo diocesano). Parallelamente sono cambiate mansioni e responsabili delle varie attività, con numerosi tagli.
Didattica al Vigilianium.
Il fascicolo delle attività è disponibile on line. Per le scuole il Vigilianum propone attività con Biblioteca e l'Archivio diocesano. Mancano i laboratori didattici del Centro ecumenico e chi se ne occupava in prima persona, Alessandro Martinelli, non è più responsabile diocesano per l'ecumenismo ed il dialogo interreligioso. Tutto ora è in mano a don Cristiano Bettega. «L'attività interna è in fase riorganizzativa» spiega il vicario don Marco Saiani. Le attività dello scorso anno, che hanno avuto un buon riscontro tra gli studenti, riguardavano un confronto sulla diversità religiosa, incontri di riflessione sul linguaggio cristiano, percorsi verso la conoscenza delle tre religioni abramitiche attraverso una esperienza di tipo sensoriale (oggetti, gusti, profumi, suoni) e un approfondimento sul Mediterraneo e le sue religioni.
Cambi e tagli al personale.
La decisione di procedere ad un accorpamento di uffici e di mansioni ha comportato, dunque, un taglio delle collaborazioni. «Non è stato licenziato nessuno, non ci sono stati tagli ai posti di lavoro» precisano in Curia. Le decisioni sul personale vengono prese dal Consiglio del vescovo, dunque collegialmente. Se, come accennato, viene compresa da tutti la necessità di rendere più snello ed efficiente il lavoro all'interno dell'Arcidiocesi, in questa primissima e sperimentale fase la modifica delle mansioni e il taglio dei collaboratori ha portato un po' di amarezza tra i dipendenti. Ma il solco è stato tracciato e non si torna indietro. «La vera riforma inizia adesso, va costruita passo passo» aveva detto monsignor Tisi nell'incontro di inizio ottobre con oltre 130 preti e religiosi riuniti al Seminario di Trento. Motivando anche in quell'occasione la riforma della Curia, aveva sottolineato l'importanza di «uscire da una pastorale dei tanti cassetti e giungere a una pastorale più organica e a maggior servizio del territorio».

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