Pronto ad arrivare a Trento il «pane sospeso» per chi è in difficoltà

Il consiglio comunale di Trento ha approvato, con il contributo favorevole di tutte le forze politiche presenti in consiglio, una mozione, proposta dall’Altra Trento a sinistra, che prevede l’introduzione nella nel capoluogo della possibilità di essere solidali con chi ha bisogno, con chi si trova in condizioni di povertà attraverso il «pane sospeso».

Prendendo spunto dall’antica abitudine napoletana del caffè sospeso, che prevede che si lasci un caffè pagato nei bar che aderiscono all’iniziativa per chi non ha disponibilità economica, la mozione di Trento prevede che nei negozi di vicinato, nelle panetterie sia possibile lasciare pagato del pane fresco.

«Anche in Trentino - ha commentato Antonia Romano - è in crescita la richiesta di sussidi erogati per contrastare la povertà, segno evidente che anche nel nostro territorio aumenta il numero di persone singole e di famiglie che si trovano in condizioni di disagio economico. Tutto ovviamente sarà da sperimentare e nella fase iniziale un ruolo importante sarà svolto dal Comune con l’assessorato competente, perché nel dispositivo si chiede che sia il Comune a farsi carico della promozione dell’iniziativa presso gli esercenti, attivando un’adeguata campagna informativa, nella quale coinvolgere magari le scuole in un concorso di idee per una campagna multimediale».

Questa iniziativa, ha specificato la consigliera, non si pone in contrapposizione alle numerose e importantissime azioni che il volontariato sociale e solidale compie attraverso il recupero di alimenti, tra cui il pane, e la distribuzione a chi ha bisogno e ne fa richiesta. Sarà un processo che si afiancherà, portando con sé il valore aggiunto della sensibilizzazione delle singole persone verso la povertà, dell’anonimato nella solidarietà, del mutualismo diretto senza intermediari istituzionali o comunque dell’associazionismo.

Altra finalità della mozione è contribuire a recuperare anche attraverso questa iniziativa il valore sociale del negozio di quartiere, dei piccoli esercenti locali che soffrono da troppo tempo il peso dell’invasione della grande distribuzione che ha colonizzato letteralmente le periferie a nord e a sud della nostra bella città, rendendo difficile sostenere una concorrenza all’insegna di una profonda asimmetria. Dopo un anno dall’avvio, con i negozi aderenti che riceveranno dal Comune un adesivo per essere riconoscibili, si valuterà se proseguire o meno con tale possibilità. Occorre infatti sperimentare prima di decidere in via definitiva, valutando la risposta delle persone a tale sollecitazione.

«Non ci sono stati voti contrari e questo è il segnale evidente che la sensibilità verso il tema della povertà e il bisogno di cercare insieme strategie, ma anche piccole azioni concrete, per contrastarla è trasversale come deve essere, perché la solidarietà non può e non deve avere bandiere di parte o di partito», ha chiosato Antonia Romano.

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