Minacciata con la forbice e violentata: 7 anni all'ex compagno ventenne

Colpita alla schiena con un computer portatile, minacciata con una forbice, bloccata e violentata dall'uomo che doveva essere il grande amore della sua vita e che l'aveva resa madre.
È una vicenda drammatica e dolorosa quella definita ieri mattina in Tribunale, davanti al giudice Enrico Borrelli. Una storia - come purtroppo ce ne sono molte - di «non amore», almeno stando al quadro dell'accusa. Imputato un 20enne sudamericano, che è stato condannato in rito abbreviato a 7 anni di reclusione per violenza sessuale aggravata dall'uso di un'arma, dall'avere agito davanti al figlioletto in tenera età, dalla recidiva (per un precedente di lesioni causate con un coltello durante una rissa) e dalla condotta messa in atto nei confronti di una persona con la quale aveva avuto una relazione. Una pena, quella inflitta dal giudice, più alta di quella chiesta dal pubblico ministero, che aveva chiesto la condanna a 5 anni e 4mesi. Ora si dovrà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza, ma va detto che l'uomo, assistito dall'avvocato Sara Baratto, respinge ogni addebito. Il ventenne dovrà inoltre risarcire l'ex compagna, una giovane trentina che si è costituita parte civile con l'avvocato Elena Biaggioni, con 35mila euro. E per il 20enne i guai giudiziari non sono finiti: alla vigilia della precedente udienza, infatti, stando a quanto denunciato dalla donna, avrebbe tentato nuovamente di abusare di lei. Un episodio ora oggetto di un'altra indagine.
Il fatto al centro del processo, successo in città,risale alla primavera scorsa e andrebbe inserito in una relazione segnata da soprusi e maltrattamenti, tanto che in aula l'avvocato Biaggioni ha parlato di una situazione da manuale del ciclo di violenza. Un circolo vizioso, che sarebbe stato scandito da violenze, scuse e concessioni di perdono, dal quale la giovane mamma non sarebbe riuscita a sottrarsi. Almeno fino al giorno della presunta violenza, quando la paura per quella brutale aggressione l'ha spinta a rompere il muro del silenzio e denunciare quello che era successo. Secondo quanto ricostruito dalla procura il giovane, che nonostante una relazione segnata da crisi e riappacificazioni, frequentava la casa per via del figlioletto, avrebbe violentato la giovane. La vittima ha raccontato di essere stata aggredita alle spalle prima con un computer portatile e poi minacciata con un paio di forbici e bloccata all'altezza dei fianchi. Incapace di muoversi e terrorizzata, la donna sarebbe stata dunque abusata dall'ex compagno. La giovane, dopo quella violenza, era stata visitata anche al pronto soccorso, dove le erano state riscontrate delle ecchimosi alle anche.
Una ricostruzione, come detto, che viene contestata dalla difesa: l'uomo nega infatti di avere abusato della giovane. Ma proprio nel corso del processo, alla vigilia di una precedente udienza di settembre davanti al gup, il giovane avrebbe avvicinato nuovamente la compagna e messo in atto un nuovo tentativo di violenza sessuale. Dopo la querela presentata dalla donna, dunque, è stato dunque aperto un nuovo procedimento. Intanto, come detto, il processo a carico del 20enne si è concluso con una condanna, sulla quale hanno pesato una serie di circostanza aggravanti, non ultimo un precedente per lesioni legato ad una aggressione con un coltello.
Nel frattempo l'uomo, che in prima battuta era finito agli arresti domiciliari, ha il divieto di avvicinarsi alla donna.

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