La finanziaria in Trentino: pensionamenti +40% Fuori 522 provinciali in 3 anni e fuga dei medici

Quota 100 varata dal governo per superare la riforma Fornero, ovvero avere entrambi i requisiti di 62 anni di età e 38 anni di contributi previdenziali, comporterà un aumento delle uscite solo nella pubblica amministrazione di quasi il 42% in più rispetto alle uscite pre-riforma.

In totale, nel prossimo triennio, dal 2019 al 2021 inclusi, i pensionamenti possibili (quota 100 non è obbligatoria e comporta un taglio dell’assegno del 25%) salgono dagli attuali 368 (con la Fornero) a 522 con quota 100. Un aumento appunto del 42% che comporterà una riduzione ulteriore del personale della macchina provinciale, che a quel punto avrà bisogno di ulteriori innesti dopo le assunzioni di under 32 dell’ultimo periodo (concorso per circa una sessantina di persone) e le annunciate stabilizzazioni.

Ma il Def e il decreto fiscale approvati lunedì dal consiglio dei ministri avranno altri effetti sui contribuenti e sui lavoratori e pensionati trentini. A partire da quelli (circa 800) che hanno un assegno previdenziale superiore ai 4.500 euro mensili e che, secondo le stime del Sole 24 Ore, si vedranno tagliare l’assegno dell’8% con una riduzione complessiva di circa 3,4 milioni di euro annui strutturali. Altra conseguenza toccherà chi oggi ha una pensione sotto i 780 euro (una platea di circa 35.000 persone se si considerano anche coloro che hanno gli assegni Inps sociali), chi avrà diritto al reddito di cittadinanza (che dovrebbe sostituire i 24 milioni di euro del reddito di garanzia per circa 10.000 persone aventi diritto) e lo stralcio dei debiti si prevede la cancellazione automatica di quanto dovuto con il fisco per il periodo che va dal 2000 al 2010 con un importo inferiore ai 1.000 euro (sanzioni e interessi inclusi). In questo caso, una prima stima indica in circa 35 milioni gli euro derivanti dai debiti con oltre 35.000 trentini interessati che si vedranno in automatico cancellare il dovuto (bolli auto, multe e così via) non versate nei 10 anni considerati.

Personale provinciale in uscita
Secondo le stime della Provincia, quest’anno saranno 41 i pensionamenti attesi, mentre nei prossimi tre anni, con le regole attualmente previste dalla legge Fornero, saranno altri 368 i provinciali previsti in uscita. Con le nuove regole annunciate dal governo nazionale giallo-verde (M5S e Lega) che prevedono di poter andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contribuzione previdenziale, il numero complessivo salirà a quota 522. L’uscita di centinaia di dipendenti, ci sarà una riduzione ulteriore del numero complessivo dei dipendenti del comparto delle autonomie locali della Provincia. Che in tre anni, dal 2014 al 2017, sono già dimagriti di circa 200 unità, passando da 4.346 addetti nel 2014 ai 4.155 del 2017.

Nello stesso periodo si è assistito a un aumento dell’età media: era a quota 48,92 nel 2014, è salita a oltre 50,5 nel 2017. Quota 100 potrebbe sostituire il piano di prepensionamenti ideato dalla Provincia nel 2015 ma poi bloccato proprio in attesa di quota 100 e dal ricorso alla Consulta del presidente del consiglio dei ministri il 2 marzo di quest’anno (governo Gentiloni). Il rischio, senza assunzioni in forze, è di lasciare sguarniti alcuni servizi con tempi di risposta ai cittadini e agli utenti più lenti. Ma quello che preoccupa maggiormente è la possibile fuga di massa dei medici, in particolare degli ospedalieri, ma anche dei medici di base, con un esodo che rischia di lasciare tanti ambulatori sottodimensionati se non addirittura vuoti (come accaduto ad esempio a Martignano dopo l’addio di Pietro Giacalone). Nei prossimi 5 anni su 360 medici di base, si prevedevano prima di quota 100 170 pensionamenti almeno che ora potrebbero superare i 200. E tra i circa 1.100 medici attivi negli ospedali e in altri enti, 248 a fine 2018 avranno 62 anni. La conferma invece dell’opzione donna (58 e 59 anni di età e 35 di contributi) potrebbe comportare, se si confermano i dati degli ultimi anni a Trento, circa 200 uscite tra quelle del settore privato (110 nel 2017) e del settore pubblico (99 nel 2017).

Via i debiti sotto i 1.000 euro
In Trentino, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate relativi a fine 2014, erano 1,8 i miliardi non riscossi. Considerando che i debiti sotto i 1.000 euro sono circa il 2% del totale, quelli dei trentini si dovrebbero aggirare sui 35 milioni di euro con un numero di posizioni interessate pari a circa 35.000 almeno.

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