Medici di base: non c'è l'accordo sul contratto

Dopo una trattativa di quattro anni non è arrivato l’accordo per il rinnovo del contratto in Trentino per i medici di medicina generale e di continuità assistenziale, ovvero medici di base e guardie mediche.
Nonostante una condivisione delle linee generali proposte da Provincia e Azienda sanitaria, l’Amministrazione provinciale spiega che «non ha potuto condividere alcune condizioni poste dall’organizzazione sindacale maggioritaria».

La proposta prevedeva «l’attivazione di forme organizzative, denominate Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) per mettere i medici in grado di rendere un servizio più esteso temporalmente sotto il profilo della accessibilità della cittadinanza alle prestazioni di medicina generale, l’attivazione di luoghi di approccio al paziente di carattere interdisciplinare, denominate Case della salute, dove i medici di medicina generale insieme agli specialisti messi a disposizione dalla Azienda sanitaria, svolgano funzioni diagnostiche e assumano la cura dei pazienti con patologia cronica complessa e/o fragilità in particolare e il coinvolgimento della medicina generale nelle responsabilità di gestione clinica dei pazienti ricoverati nelle nuove strutture per “cure intermedie” (de Tschiderer e Mezzolombardo ad oggi) quale misura di raccordo e coordinamento fra ospedale e territorio per le persone che non possono rientrare direttamente a domicilio.

La Giunta provinciale, viene riferito, ha messo a disposizione per la trattativa 2,7 milioni di euro aggiuntivi rispetto al contratto nazionale, corrispondenti a un lordo per ogni medico di circa 6.500 euro medi pro capite, «in una logica di scambio fra l’assunzione delle nuove modalità di lavoro ed un equilibrato riconoscimento economico di questo impegno aggiuntivo». La parte pubblica però non ha potuto condividere alcune condizioni, fra cui, ad esempio, «la richiesta che posizioni di responsabilità nei ruoli di coordinamento delle Aft siano date automaticamente ai rappresentanti sindacali stessi, in deroga alle regole generali che individuano le modalità elettive di designazione».

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