Italiano per migranti, allarme stop Corsi fermi, 30 prof senza incarico

di Francesco Terreri

Dovevano riprendere il 12 settembre. Ma il futuro dei corsi d'italiano per i migranti richiedenti asilo in Trentino è avvolto nella nebbia e desta allarme tra le associazioni. Le cooperative che curavano il servizio, Arcobaleno, Samuele e Fili, hanno ricevuto la comunicazione dello stop per problemi definiti dalla Provincia tecnici e amministrativi. L'assessore alle politiche sociali Luca Zeni aveva dichiarato all' Adige (26 agosto): stiamo cercando la soluzione, i corsi riprenderanno. Invece per ora non sono previste date di ripresa e le 30 insegnanti sono senza incarico. Intanto i migranti inseriti nel programma di accoglienza sono ancora diminuiti a quota 1.467, duecento in meno di inizio anno. E la Fiom, il sindacato metalmeccanici della Cgil, fa un appello alle forze politiche che concorreranno alle elezioni per salvaguardare il Cinformi e il modello trentino di accoglienza e lavoro per gli immigrati.
I corsi di italiano per migranti erano stati affidati alle tre cooperative e, a fine 2017, l'incarico era stato prorogato per otto mesi, cioè fino ad agosto. Nel frattempo si sarebbe dovuto predisporre un nuovo bando e i nuovi affidamenti per ripartire con i corsi il 12 settembre. Invece c'è stato solo lo stop. L'allarme tra le associazioni è alto perché la conoscenza della lingua italiana è un servizio fondamentale per gli immigrati, cruciale proprio per l'integrazione che è l'obiettivo del sistema di accoglienza trentino coordinato dal Cinformi.
Proprio col Cinformi si è confrontato nei giorni scorsi il direttivo della Fiom Cgil del Trentino per fare chiarezza sui numeri e sulla gestione dei fenomeni migratori e dell'accoglienza dei richiedenti asilo e distinguere i dati reali da quelli percepiti, su cui, secondo il sindacato, «da molti mesi è in corso una violenta manipolazione politica a livello nazionale e locale».
Per quanto riguarda i richiedenti asilo, è stato riepilogato nell'incontro, dal 2014 sono state accolte in Trentino 4.000 persone, la maggior parte ha lasciato l'Italia verso Francia, Germania e Nord Europa, su 4.000 accolti a 20 è stata revocata l'accoglienza per aver commesso crimini, le indagini per individuarli sono partite proprio dal Cinformi. Oggi in accoglienza ci sono 1.467 persone, percepiti sempre più spesso dalla comunità come una minaccia, mentre negli anni passati sono state gestite tre-quattromila persone all'anno senza problemi.
Tutte le persone accolte sono coinvolte in attività: corsi di italiano, pulizie delle strutture e da sempre svolgono lavoro di volontariato a servizio di anziani, disabili, gestione del territorio. Le varie fasi dell'accoglienza fino all'orientamento al lavoro, con il controllo sociale che comportano, sono importanti per evitare che i richiedenti asilo diventino un bacino per lo sfruttamento nel lavoro e nella criminalità. Come è importante continuare a valorizzare l'esperienza dei piccolissimi gruppi sparsi nel territorio, che crea molte più opportunità di confronto e integrazione e permette di decongestionare i centri di Trento e Rovereto.
Non si deve quindi confondere, secondo il sindacato, richiedenti asilo con stranieri irregolari che delinquono, la criminalità va combattuta con rigore senza nascondersi che spaccio di droga e prostituzione prosperano perché hanno un mercato, anche di italiani, che coinvolge criminalità di varie nazionalità a partire da quella italiana.
«Il Trentino è un territorio accogliente, non vogliamo rinnegare la nostra identità, è importante che media e politica si assumano la responsabilità di un confronto serio». In base all'ordine del giorno approvato all'unanimità dal direttivo Fiom, «si fa appello a tutte le forze politiche che parteciperanno alle imminenti elezioni provinciali affinché si impegnino e sostenere e potenziare l'esperienza del Cinformi che, coordinando le tante realtà del volontariato e in sinergia con le istituzioni, ha sinora consentito che in Trentino il fenomeno migratorio venisse gestito in modo ordinato, ma umano, facendo di questa terra un modello positivo per il resto d'Italia».

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