Scuola, concorso e posto fisso per i diplomati magistrali

di Denise Rocca

Una via d’uscita per quei precari della scuola primaria con in mano un diploma magistrale abilitante all’insegnamento che non hanno però mai potuto partecipare a un concorso in grado di condurli verso un posto fisso.
Sono loro i destinatari principali di uno degli emendamenti all’assestamento di bilancio, inserito su sollecitazione delle sigle sindacali, che interessa anche chi è in possesso di una laurea: «Nel complesso - stima il sindacalista Pietro di Fiore (Uil) - dovrebbero essere interessati circa 500 insegnanti».

È il risultato di uno degli emendamenti approvati all’interno dell’assestamento al bilancio provinciale. Si impegna la giunta, entro il 2020, a «indire un concorso straordinario per titoli per l’accesso a posti di lavoro con contratto a tempo indeterminato nella scuola primaria. Il concorso è riservato al personale che ha prestato, negli otto anni scolastici precedenti la data di presentazione delle domande stabilita dal relativo bando, almeno tre anni di servizio di insegnamento […] iscritto nelle graduatorie d’istituto della provincia di Trento valide per il triennio scolastico 2017-2020 e che è in possesso, in alternativa, del diploma di istituto magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, o eventuali titoli ad esso equipollenti, conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002; oppure dell’abilitazione all’insegnamento conseguita dopo aver frequentato i corsi di laurea in Scienze della Formazione primaria successivamente all’anno accademico 2013- 2014».

Si andrà a formare una graduatoria che sarà utilizzata solo una volta esaurite le graduatorie provinciali per titoli attuali, quindi per il sospirato posto fisso se ne andrà via ancora qualche anno ma almeno si apre un percorso diretto fino ad ora inesistente. «Si tratta di persone che da anni insegnano - spiega Pietro Di Fiore (Uil) - era necessario che venisse accolto il diritto di questi precari senza andare a danneggiare quei precari storici nelle graduatorie provinciali e penso si sia trovato un buon compromesso. È un’istanza che avanziamo da anni. Dal 2016, anche tenuto conto della strada aperta dalla Provincia di Bolzano, la richiesta si è fatta ancor più pressante. Finalmente assistiamo oggi all’utilizzo delle speciali competenze trentine non in chiave ideologica, ma come modello e strumento per cercare soluzioni amministrative».
Il caso dei diplomati magistrali ante 2002 è molto peculiare: hanno l’abilitazione ad insegnare, perché al tempo la maturità magistrale la garantiva, ma erano ancora sui banchi di scuola quando nel 1999 fu indetto il concorso nazionale, quindi non riuscirono a parteciparvi. Da allora in Provincia di Trento non si sono più fatti concorsi quindi questi insegnanti si trovano in un paradosso: possono insegnare ma non aspirare a un contratto a tempo indeterminato. Il Consiglio di Stato ha bocciato, lo scorso dicembre, la causa portata avanti da oltre un centinaio di loro per l’inserimento automatico nelle graduatorie.

«Che il Trentino abbia messo in atto questa scelta e si sia preso l’impegno di dare risposta a questi precari - commenta l’approvazione dell’emendamento Stefania Galli (Cisl) - è una cosa dovuta verso chi per tanti anni ha fatto servizio in Trentino, educato i nostri bambini. Non un impegno scontato, certamente molto importante. Era necessario che ci fosse una risposta adeguata, e bene ha fatto la giunta provinciale a fare in modo che non rimanesse fuori proprio questa particolare categoria».

«È una situazione molto complicata - sottolinea Cinzia Mazzacca (Cgil) - si parla di docenti che stanno lavorando da anni nella scuola a cui non si è presentata l’occasione per poter essere quantomeno in una graduatoria da cui poter arrivare al ruolo. Certamente anche questi precari hanno diritto ad entrare in una graduatoria, pur se in subordine rispetto a quella che c’è già dove altri precari attendono la stabilizzazione. Creata la graduatoria non dobbiamo però dimenticare di creare i posti di lavoro, non fittiziamente ma ragionando su quali e quanti posti possono essere destinati in maniera organica».

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