Croce Rossa, i debiti nazionali ripianati con il centro pagato dalla Provincia

di Denise Rocca

Una situazione che appare a dir poco paradossale: il Centro polifunzionale di Levico Terme, appena realizzato con un investimento di 4 milioni di euro dei quali 2 di finanziamento provinciale, verrà liquidato per pagare i debiti accumulati dalla Croce Rossa nazionale pubblica. 
Al danno, si aggiunge anche la beffa: la Croce Rossa trentina vanta infatti un credito di 2 milioni di euro nei confronti dell'Ente strumentale istituito dal Ministero per gestire l'operazione di privatizzazione della Croce Rossa italiana che oggi ha inserito l'immobile nei beni soggetti a liquidazione coatta. 

L'Ente strumentale doveva traghettare l'avvio della privatizzazione e sanare i contenziosi in corso: istituito il 1 gennaio 2016 l'Ente ha avocato a sè tutti i fondi dei diversi Comitati della Croce Rossa italiani, con l'intesa che la metà di questi soldi venisse restituita subito per avviare l'attività, cosa che è stata fatta, mentre per l'altra metà dei fondi l'impegno era quello di fare una verifica rispetto ai Comitati in deficit e a quelli in credito e compensare queste situazioni interne prima di passare in liquidazione. Il 1 gennaio 2018 è scattata la liquidazione coatta, ma per il Trentino le cose non sono andate come ci si attendeva: «Non ci sono stati restituiti gli altri 2 milioni di euro che ci erano dovuti - spiega il direttore del Comitato provinciale di Trento Carlo Monti - e oltretutto abbiamo scoperto a giugno che il nuovo Centro polifunzionale di Levico è stato inserito nell'elenco degli immobili da dismettere dopo che inizialmente era stato correttamente incluso nell'elenco di quelli che dovevano rimanere in uso al Comitato di Trento, in quanto bene istituzionale. Diversi altri Comitati hanno ottenuto la disponibilità degli immobili sul loro territorio pur vantando debiti enormi verso l'Ente strumentale». 

Il nuovo Centro polifunzionale di Levico è un cantiere in corso: la Provincia ha finanziato con 2 milioni di euro la ristrutturazione del complesso - che comprende principalmente una villa asburgica e un altro stabile - che nelle intenzioni del Comitato trentino doveva diventare un centro sanitario per indigenti e un hub di formazione nazionale finalizzato alla cultura del sociale e deiprincipi della Croce Rossa».
«A giugno - prosegue Monti - abbiamo capito facendo accesso agli atti che l'immobile non sarebbe tornato a noi ma era inserito nei beni da liquidare. Abbiamo messo in atto tutte le iniziative a nostra tutela, e non escludiamo il dolo sull'intera vicenda, ma ad oggi l'Ente in liquidazione coatta, pur ammettendo le sue responsabilità, non ha risolto il problema e non ha nemmeno ritenuto di avviare una procedura disciplinare o un'inchiesta interna». 
È stato interpellato anche il sottosegreario alla Sanità Maurizio Fugatti e a fine agosto ci sarà un incontro fra il Comitato trentino e il direttore generale della Vigilanza degli Enti Massimo Casciello per discutere la situazione paradossale.


L'INTERVISTA

La doccia fredda delle ultime settimane con l'iscrizione dell'immobile di Levico fra quelli da vendere per pagare i debiti della Croce Rossa pubblica, è l'ultimo in ordine di tempo dei problemi che il Comitato Cri trentino ha manifestato in merito al centro Polifuzionale. 
Il cantiere di Levico non è ancora stato ufficialmente concluso, almeno non ne hanno notizia in comune: da restaurare rimane la villa storica, mentre appare conclusa la palazzina moderna di tre piani che sorge al suo fianco. Il Comitato della Croce Rossa trentina ha inviato una ventina di lettere nell'ultimo anno a diversi soggetti, denunciando che il progetto originario approvato e finanziato in Provincia non sarebbe stato rispettato.
«I lavori - spiega Carlo Monti , direttore del Comitato Provinciale della Croce Rossa - sono terminati il 31 ottobre 2017 e da metà 2016 abbiamo iniziato a scrivere a Roma dicendo che il progetto iniziale finanziato dalla Provincia non si stava rispettando. La concessione edilizia del comune di Levico prevedeva anche un accordo perchè fosse arretrato il muro di cinta della villa asburgica di un metro e mezzo per permettere l'allargamento della strada che porta al centro scolastico di Levico e agevolare il passaggio dei pullman per i ragazzi, ma nulla è stato fatto. Anzi la ristrutturazione della villa non appare nemmeno eseguita, al netto di qualche minimo intervento e nemmeno sono stati realizzati i parcheggi sotterranei previsti per servire quello che noi immaginavamo come un centro di formazione dove organizzare corsi, convegni ed eventi di rilievo».
La struttura è innovativa e all'avanguardia dal punto di vista energetico, ma secondo la Croce Rossa locale non corrispondente alle esigenze manifestate.
«L'immobile nuovo è finito fin dal 31 ottobre 2017 - rincarano - ma è chiuso e inutilizzato. La rendicontazione di quei due milioni dati dalla Provincia non è ancora stata fatta e se viene messo in vendita allo stato attuale dobbiamo immaginare che no verrà mai fatta.

 

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