Cambia sesso e da papà diventa seconda mamma Il giudice ha fatto correggere gli atti di nascita

Il Trentino ancora una volta apripista per quanto riguarda il diritto di famiglia. Per la prima volta in Italia il cambio di sesso di un genitore ha avuto effetto anche sui certificati di nascita di figli che ora hanno ufficialmente due madri. L'importante novità è arrivata dopo la decisione del Tribunale di Trento (sezione civile presieduta da Roberto Beghini) che ha disposto che venisse «rettificato da maschile a femminile» il sesso di Claudio e che adesso è diventata Claudia (nome di fantasia, ndr) «con i conseguenti effetti anche sugli atti di nascita dei figli. La sentenza risale a marzo mentre la modifica sugli atti da parte del personale dell'ufficio anagrafe di un Comune in Provincia di Trento è recente.  

La normativa italiana sulla transessualità è del 1982 ma fino ad ora non era stato mai modificato il nome del genitori nel certificato di nascita dei figli. Accadeva però che dopo il cambio sesso uno dei genitori venisse registrato con altro nome e quindi si creasse una certa confusione. «Per questo - dice l'avvocato Alexander Schuster - abbiamo chiesto al giudice di esplicitare nella sentenza che il Comune dovesse modificare sesso e nome sugli atti di tutta la famiglia. È naturale, perché non possono esserci due identità diverse relative alla stessa persona». Tuttavia, questa procedura «non si faceva per i cambiamenti di sesso sugli atti di nascita dei figli. Nella legge del 1982 questo aspetto non era menzionato - prosegue Schuster - perché evidentemente allora non era concepibile: si preferiva tollerare che la persona avesse contemporaneamente due identità nel registro di stato civile piuttosto che i bambini avessero due papà o due mamme». Ora però si può festeggiare: «Alla fine è potuto cadere anche questo tabù». 

Claudia, difesa dall'avvocato Alexander Schuster aveva iniziato la transazione una decina di anni fa i figli nati dal suo matrimonio erano adolescenti. Da anni è donna ma Claudia ha aspettato che i figli fossero maggiorenni per chiedere il cambio di sesso ufficiale in modo che potessero dire la loro nel procedimento senza che dovessero essere rappresentati dall'altro genitore. La legge sulla transessualità risale al 1982 ma nessuna delle persone, molte dei quali genitori, che hanno cambiato sesso hanno potuto cambiare il loro nome sullo stato di famiglia dei figli con conseguente confusione come se una stessa persona potesse avere due identità. 

Oggi due madri o due padri vengono registrati all'anagrafe in altre situazioni e per questo è stato possibile far cadere anche questo tabù.
Nella sentenza il giudice ha ribadito anche un concetto già sancito dalla Corte Costituzionale, ossia che «il trattamento chirurgico non si configura come prerequisito necessario per accedere al procedimento di rettificazione, bensì come un possibile mezzo, funzionale al conseguimento di un pieno benessere psicofisico». Quindi dal giudice è stata accolta la domanda di rettificazione di attribuzione di sesso ma è stato ribadito che l'intervento costituisce - per il soggetto che ha fatto richiesta - una mera facoltà e non un obbligo.

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