Protocollo digitale aggiustato Le accuse a Trentino Network

Il protocollo di Trentino Network, utilizzato in maniera «elastica» e forse illecita, mette nei guai il presidente della società Alessandro Zorer, il direttore amministrativo Alessandro Masera e l’addetta alla segreteria Adriana Provenzani. Sono tre delle 8 persone indagate (più 3 società) nel procedimento sugli incarichi di supporto giuridico e amministrativo che la società avrebbe pagato senza reali necessità. Naturalmente si tratta di accuse che ora dovranno passare al vaglio dei giudici.

Nel quadro tracciato nell’avviso di conclusione delle indagini dal pm Pasquale Profiti, un ruolo importante lo riveste il protocollo di Trentino Network che sarebbe stato utilizzato in modo disinvolto dai vertici della società. La procura contesta molteplici ipotesi di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. In più occasioni le date indicate non sarebbero scolpite nel marmo: il protocollo sarebbe stato falsificato modificando la reale data di deposito di atti quali le proposte contrattuali per consulenze nel settore legale.

Vediamo nel dettaglio uno dei casi contestati (gli altri sono simili) che risale al febbraio del 2015. Secondo l’accusa, i tre indagati falsificavano il registro protocollo degli atti in arrivo ed il contratto protocollato, stipulato tra Trentino Network e Studio Comclic, sottoscritto manualmente da Zorer e recante una firma di accettazione della controparte. L’atto era datato 11 dicembre 2014, protocollato al numero 57 in arrivo con data di protocollazione 8 gennaio 2015 e recante la data apposta con timbro 11 dicembre 2014. In realtà secondo l’accusa l’atto in questione era stato sottoscritto in data posteriore, verosimilmente 26 febbraio 2015, inserito al protocollo il 4 marzo 2015 ma fatto apparire come avente lo stesso protocollo di atto precedente diverso, protocollato l’8 gennaio 2015 e con numero 57 di protocollo. «L’atto successivo - scrive il pm - era destinato a sostituire, in epoca posteriore, l’atto precedentemente assunto del quale assumeva il numero e la data di protocollazione, benché redatto e sottoscritto posteriormente».

Le contestazioni di questo tipo sono molteplici. Secondo la procura gli indagati erano consapevoli di falsificare il protocollo digitale di Trentino Network, procedura complessa che richiede l’utilizzo di password, ben diversa da una firma apposta con leggerezza in calce ad un documento.

Resta da capire la ragione di queste «manovre» sul protocollo di Trentino Network. Secondo gli investigatori le falsificazioni servivano per sanare a posteriori l’iter amministrativo di qualche incarico o in altri casi a sostituire un atto con un altro o per eliminare gli allegati ad un atto. Sarebbe questo il caso indicato al capo di imputazione numero 21 che vede indagati solo Masera e Provenzani. «Alterava - si legge nell’avviso di conclusione delle indagini - l’atto denominato “istruttoria di acquisto” modulo di spesa a firma Masera Alessandro eliminando gli allegati a tale atto costituiti da tre offerte presentate da Fineco Innovazione, Studio Comclic, Studio Dalsass. Si trattava delle offerte raccolte da Trentino Network per un confronto concorrenziale che secondo la procura era solo apparente perché il contento delle offerte era stato concertato. Di questo ci sarebbe prova nelle email acquisite agli atti in cui si perfezionavano le singole offerte che, sempre secondo l’accusa, dovevano condurre ad aggiudicare l’incarico per «servizi di supporto amministrativo e predisposizione di documentazione di gara» alla Comclic.

L’inchiesta su Tentino Network ora imbocca la fase del giudizio. La parola passa alle difese che per la prima volta da quando sono state avviate le indagini, nate da una costola del procedimento su Trento Rise, possono conoscere gli atti del procedimento e le fonti di prova su cui si basano le contestazioni. Gli indagati possono presentare memorie chiedere di essere sentiti, avanzare istanze istruttorie nella speranza di evitare il gradino successivo: la richiesta di rinvio a giudizio.


 

ZORER: «COSCIENZA A POSTO»

«Cari amici, ho scelto il mezzo di facebook per condividere con voi un messaggio in un momento difficile, anche a fronte dei tanti messaggi di solidarietà e fiducia che diversi di voi mi hanno mandato». Inizia così un post che Alessandro Zorer  ha pubblicato sul suo profilo  facebook.

Il direttore di Trentino Network, come aveva fatto con la stampa il giorno prima, ha deciso di affrontare a viso aperto l’improvvisa (e inattesa) grana giudiziaria, determinato a chiarire in fretta  la sua posizione.  

«Come molti di voi avranno visto dai giornali locali - prosegue Zorer - sono stato coinvolto in un’indagine giudiziaria. È una situazione che non avrei mai previsto, pur comprendendo la responsabilità ed i rischi dei ruoli che da qualche anno ho assunto nell’ambito pubblico. Immagino che la vostra sorpresa nell’apprendere questa notizia sia pari alla mia quando mi è stato notificato l’atto dalla Procura. Ovviamente non posso andare nello specifico dell’oggetto dell’indagine ma ci tengo a farvi sapere che rispetto a quanto viene contestato ho la coscienza a posto e che conto di chiarire presto la mia posizione. Vi ringrazio per rimanermi vicino».

Parole che molti amici hanno apprezzato, lasciando un «mi piace» sotto il post. Ma non sono mancanti anche i commenti di incoraggiamento e fiducia affidati allo spazio virtuale. Tra questi quello dell’assessore comunale

Chiara Maule, che ha una delega proprio per l’innovazione. «Coraggio Ale! Un abbraccio», le sue parole. Anche Giuseppe Ferrandi, presidente della Fondazione museo storico, assicura piena fiducia a Zorer: «Non ne dubito!», scrive, riferendosi evidentemente alle parole del presidente che dice di avere la coscienza a posto. E conclude con un «Forza Alessandro!».

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