Immobiliarista nei guai «Non ha pagato le tasse»

Un imprenditore del settore immobiliare, attraverso la società di cui è legale rappresentante, aveva guadagnato oltre un milione di euro grazie alla compravendita di un'area edificabile in via Maccani. Un ottimo affare, specie in tempi di crisi del mattone. Peccato che - sostiene la Guardia di finanza - l'imprenditore abbia omesso di pagare le tasse sulla plusvalenza. Ora S. B., 73 anni di Spormaggiore, legale rappresentante di una srl con sede a Ravina ma di fatto ubicata a Ton, è accusato di evasione fiscale, per la precisione del reato previsto dall'articolo 5 del decreto legislativo 74 del 2000. E per essere sicuri che l'indagato saldi il suo debito con il fisco, nelle settimane scorse è scattato anche un sequestro per equivalente sui suoi beni per un totale di 258.675 euro. 

La posizione irregolare dell'imprenditore è emersa dagli accertamenti condotti dal Gruppo finanza pubblica del Nucleo di polizia tributaria. Attraverso le analisi incrociate delle numerose banche dati di cui dispone la Guardia di finanza, è emersa la posizione irregolare di una società immobiliare con sede a Trento. La srl nel 2008 aveva acquistato, per 7.850.000 euro, un'area che si affaccia su via Maccani, vicino all'ex Centrale del latte. Si tratta di un compendio con una superficie di 9.067 metri quadrati che in passato ospitava il magazzino della Manzardo (poi trasferito a Mantova). Il progetto originario prevedeva che sul terreno sorgesse il nuovo polo del commercio all'ingrosso. L'area di via Maccani venne poi rivenduta nel 2015 per 9,2 milioni di euro. Secondo gli inquirenti dopo il perfezionamento della compravendita immobiliare sarebbe stata omessa la dichiarazione dei redditi e dell'Iva. In totale viene contestata l'evasione di imposte dirette (Ires) per 190.911 euro e Iva per 67.764 euro. 

S.B. è stato quindi denunciato per il reato tributario di omessa dichiarazione, che prevede pene detentive da 1 anno e 6 mesi a 4 anni se gli importi non dichiarati per ogni anno superano i cinquantamila euro.
Per recuperare le risorse sottratte al fisco, le Fiamme gialle hanno utilizzato anche in questo caso il sequestro per equivalente, misura cautelare che di fatto «congela» mediante sequestro in vista della successiva confisca, i beni di cui dispongono gli autori di reati tributari in misura equivalente all'ammontare delle imposte evase. In esecuzione del decreto di sequestro, chiesto dalla procura e firmato dal gip Francesco Forlenza, i finanzieri hanno posto i sigilli 
a tre conti correnti bancari e due immobili commerciali, siti nel centro storico di Mezzocorona, per un valore complessivo di quasi 260 mila euro.

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