Zappini, l'infermiera che arrivò ai vertici La prima alla guida della Centrale Unica

di Patrizia Todesco

Sedici pagine di curriculum tra formazione, attività, partecipazione a corsi e seminari, docenze, interventi a convegni e pubblicazioni. Basta questo dato per capire quanto Luisa Zappini, per anni a capo del collegio Ipasvi (collegio delle professioni sanitarie) ed ex dirigente della Cue (centrale unica emergenza) si sia data da fare.

Cinquantatré anni, originaria della val di Rabbi, infermiera, Luisa Zappini non è certo una donna che passa inosservata.

Non passa inosservata per il suo aspetto, ma anche per la sua capacità dialettica e il suo potere di persuasione. Coi suoi modi decisi ma affabili e le sue competenze da anni era riuscita entrare nel «Gotha» della sanità e dell’emergenza. Innumerevoli le sue foto insieme ai vari assessori di turno e ai presidenti della Provincia, nonché ai direttori dell’Azienda sanitaria, da Favaretti a Flor, fino a Bordon.

Da infermiera era riuscita a scalare tutti i gradini della carriera. Per dieci anni era stata caposala all’ospedale Santa Chiara di Trento nei reparti di Terapia intensiva, Medicina e al 118. Dopo aver conseguito la laurea da Dirigente dell’assistenza infermieristica, era diventata responsabile prima del servizio infermieristico nel distretto Alto Garda e Ledro, poi di Trentino Emergenza.

Dopo qualche anno al servizio formazione dell’Azienda, era stata nominata consulente esperto in assessorato dall’allora assessore alla sanità Remo Andreolli.

Da quel momento è stata un escalation. Consegue un master in formazione manageriale per direttori responsabili di struttura complessa e le viene affidato l’incarico di progettare e realizzare la Centrale unica per le emergenze in un’ottica di Numero unico per l’emergenza europeo 112. Nel 2013 diventa dirigente dell’Agenzia Centrale unica di emergenza e nel 2015 dirigente del Servizio Centrale unica di emergenza dopo la soppressione dell’agenzia.

Dal 2003 fino alla recente votazione poi invalidata e ripetuta è stata presidente del collegio degli infermieri del Trentino. Una presidente alla quale va dato atto di aver saputo far «evolvere» la professione e aver saputo creare nuovi spazi per una figura sanitaria che sempre più si sta allargando in ambiti che prima erano esclusivamente medici.

Alla lunga lista di incarichi lavorativi va aggiunto il fatto che è volontaria del Soccorso alpino trentino e della Croce rossa, nonché stata presidente dell’Upt del Trentino. Nel 2008 si candidò alle Provinciali con l’Upt e ottenne 1.764 preferenze ma non venne eletta.

Una donna capace di comandare, ma anche di rimboccarsi le maniche ed essere operativa. Innumerevoli le manifestazioni da lei organizzate e tante anche le missioni a cui ha partecipato. Tra queste il terremoto dell’Aquila nell’aprile 2009 e la gestione del Campo Trentino per l’emergenza in Liguria nel novembre 2011, quello a San Felice sul Panaro a maggio e novembre 2012 dopo il sisma.

Il suo nome è legato anche a quello del Soccorso alpino. Da giovanissima, infatti, era entrata a far parte del corpo del Soccorso alpino nella stazione della Val di Rabbi. Una passione che aveva ereditato dal papà, il primo a farle amare la montagna.

Il suo nome è poi stato legato a quello dell’alpinista nonché responsabile dei tecnici di elisoccorso Oskar Piazza, a lungo suo compagno, morto in Nepal nel 2015. Era stata lei stessa, dopo il tragico terremoto nel quale avevano perso la vita anche i trentini Renzo Benedetti e Marco Pojer, a partire per il Nepal per riportare in Trentino la salma del «suo» Oskar. Una vicenda che l’aveva profondamente segnata, ma non piegata. Anche dal lutto e dal dolore Luisa Zappini aveva saputo lentamente rialzarsi buttandosi a capofitto nel lavoro che tanto la appassionava.

Le vicende giudiziarie di questi mesi hanno però segnato per lei un nuovo e doloroso capitolo. Fino a qualche mese fa aveva cercato di spiegarsi, di dire la sua. Poi ad un certo punto, forse consapevole della pesantezza delle accuse, si era messa da parte. Aveva preferito non rispondere più alle chiamate dei giornalisti lasciando che a difenderla fosse solo il suo avvocato.

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