Undici anni di offese e violenze Trento, marito a processo

La tragedia di Cisterna di Latina, dove un uomo ha ucciso le due figlie e ridotto in fin di vita la moglie che voleva separarsi da lui prima di suicidarsi, non è che l’ennesimo caso di violenza contro le donne finito nel sangue. Una piaga sociale da cui nessun territorio è immune.

Dal palazzo di giustizia di Trento arriva un’altra storia di umiliazione, soprusi e violenza. Un 45enne originario dell’Est Europa è finito a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e violenza privata. Il capo di imputazione è da brividi e racconta un inferno durato undici anni, fatto di botte, minacce di morte feroci, abusi e isolamento da familiari e amici.

La violenza sessuale si sarebbe però consumata durante un soggiorno nel Paese d’origine della coppia, nell’autunno 2016. Per questo era sorto un problema in ordine alla procedibilità nei confronti dello straniero.

A fine anno il Ministero della giustizia aveva quindi proceduto a depositare la richiesta di procedimento penale nei confronti dell’uomo, ma ieri la difesa ha comunque sollevato l’eccezione di nullità del decreto con cui era stato disposto il giudizio immediato ieri ha dunque chiesto i termini a difesa. Alla fine il Tribunale ha disposto la restituzione degli atti al pm: si riparte dunque da zero, con la riformulazione delle accuse e l’invio di nuovo avviso di conclusione delle indagini.

La vicenda finita in tribunale è successa in città e, secondo l’accusa, la vittima - che si è costituita parte civile - sarebbe stata sottoposta a maltrattamenti dall’inizio del matrimonio, avvenuto undici anni prima. Violenze che si sarebbero fatte ancora più pesanti dopo la decisione della donna di separarsi dal marito, un paio di anni fa.

L’elenco delle contestazioni è pesantissimo. La moglie, secondo l’accusa, sarebbe stata picchiata tante volte, anche in presenza di altre persone ed anche davanti ai figli minori.

Nel novembre 2013, in particolare, l’uomo l’avrebbe percossa insieme ai bambini, mentre nel aprile 2014 la vittima sarebbe stata letteralmente trascinata per un braccio.

Violenze che avrebbero accompagnato la relazione fin dall’inizio: nel 2007 l’uomo per la procura aveva già colpito la donna alla testa facendole perdere i sensi in presenza della cognata.

Quella che emerge dagli atti è una relazione malata, in cui la donna - persona con una grande fragilità psicologica - sarebbe stata letteralmente annichilita dalla figura aggressiva e violenta del marito. Isolata dai familiari e dagli amici, la vittima sarebbe vissuta per anni in balia dell’uomo. Una situazione che, nel 2016, con la richiesta di separazione, si sarebbe fatta ancora più pericolosa, con esplicite minacce di morte.

«Se dovessi avere un altro ti farò schizzare gli occhi col coltello», e ancora «Se ti separi di uccido» e minaccia di essere bruciata con la benzina.

In un’altra circostanza, inoltre, le avrebbe strappato il cellulare per impedirle di chiamare i soccorsi.

Al terribile quadro ricostruito dall’accusa si aggiungono anche gli abusi sessuali che la donna avrebbe subito durante un soggiorno nel Paese di origine avvenuto nell’autunno 2016. L’uomo, che dopo un periodo agli arresti domiciliari ha ora il divieto di avvicinarsi alla donna, nega però di essere il mostro dipinto dal capo d’accusa. Parla di una relazione resa difficile proprio dai gravi problemi psichici della donna, ma nega di avere mai abusato di lei o di essere stato violento.

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