Morte sugli sci in Panarotta 5 indagati per omicidio colposo

Il 48enne Bruno Paoli morì su un tratto non ripido. Società Panarotta 2000 e tecnici della Provincia nel mirino per verificare le deleghe alla sicurezza 

Si amplia il raggio delle indagini condotte dalla procura di Trento in seguito alla morte sugli sci in Panarotta del 48enne Bruno Paoli, padre di tre figli.

Sul decesso dell’esperto sciatore, precipitato da una scarpata in un tratto in limitatissima pendenza (si parla di circa l’8%), è stata aperta un’inchiesta su un’ipotesi di omicidio colposo. Nel registro degli indagati figurerebbero i nomi di cinque persone: tre fanno capo alla società Panarotta 2000, due sono dipendenti della Provincia (un dirigente e un tecnico del Servizio piste e impianti a fune).


Va sottolineato che l’iscrizione, soprattutto in questa fase preliminare, non va considerata come una prognosi di colpevolezza, ma, al contrario, è un atto a garanzia degli indagati che così possono nominarsi un legale e partecipare con propri consulenti ad eventuali indagini peritali. Probabilmente non è questo il caso: si può ipotizzare che nel procedimento penale in corso il confronto avverrà alla fine delle indagini, a colpi di consulenze tecniche di parte.


I cinque indagati si spiegano con la necessità di procedere con indagini, affidate al Corpo forestale della Provincia, a 360°. Uno dei temi delicati è stabilire chi nella società funiviaria aveva la delega alla sicurezza. L’iscrizione di tre membri della società risponde proprio alla necessità di chiarire chi avesse la delega. Quanto ai due dipendenti provinciali in questa fase si possono fare solo deduzioni: è probabile che gli inquirenti vogliano chiarire se le indicazioni date in occasione dell’omologa della pista di raccordo, classificata come «blu» e dunque con livello di difficoltà basso, erano adeguate allo stato dei luoghi. Stato dei luoghi che sulle piste da sci è necessariamente un concetto variabile visto che dipende anche dall’abbondanza o meno delle precipitazioni nevose.


Eppure quel tratto di pista di raccordo aveva già dato problemi sette anni fa quando a precipitare nel dirupo, con conseguenze gravi ma per fortuna non letali, fu un giovane di 16 anni. Il ragazzo venne risarcito dall’assicurazione della società funiviaria e il caso non ebbe ulteriori sviluppi giudiziari.


Nessuno però in tutti questi anni avrebbe provveduto a mettere in sicurezza quel tratto di pista. Le indagini della Forestale puntano proprio a verificare se erano state rispettate le prescrizioni. Pare infatti che in passato più volte sia stata raccomandata l’adozione di misure di sicurezza in quel punto e in altri tratti valutati come a rischio.


La pista è ancora sotto sequestro per ordine della procura di Trento, ma su questo fronte ci sono notizie positive. La società Panarotta 2000 è stata autorizzata dalla procura ad intervenire sui punti critici in accordo con la Forestale. Una volta completato l’intervento, che dovrebbe essere rapido, ci sarebbero le condizioni per arrivare ad un dissequestro. Questo permetterà di riaprire tutte le piste, ma certo la stagione invernale rimarrà per tutti segnata dalla morte di un amico della Panarotta e delle sue piste come Bruno Paoli.

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