Ciclista ko, a processo il pedone

Nello scontro fra un pedone ed un ciclista la peggio, sotto il profilo sanitario, è toccata a quest'ultimo: femore fratturato e prognosi di guarigione di 40 giorni. Nei guai è però finita la donna che era a piedi e che ha accidentalmente causato la caduta della bicicletta: secondo l'accusa, non ha rispettato il Codice della strada che si applica anche lungo le piste ciclabili. Si è aperto nei giorni scorsi il processo a suo carico: deve rispondere del reato di lesioni personali stradali gravi. 

L'incidente si è verificato nel giugno dello scorso anno sul percorso ciclopedonale che da Moena porta alla frazione Forno. L'accesso è riservato a pedoni, ciclisti ed a mezzi a motore autorizzati. Parte offesa nel procedimento è un sessantenne di Moena che stava procedendo lungo il percorso in sella alla sua bici. L'uomo teneva la destra. In località Forno ha notato davanti a lui, a distanza, tre donne che camminavano nella stessa sua direzione, fianco a fianco. L'uomo, in sede di querela, ha evidenziato che nel raggiungerle ha frenato e , avendo spazio sufficiente per il sorpasso, si è spostato verso sinistra con l'intenzione di superarle. Proprio in quel momento la signora che si trovava più a sinistra, pure lei sulla sessantina, si sarebbe spostata improvvisamente nella direzione del ciclista, non accorgendosi che stava sopraggiungendo alle spalle, urtandolo. L'uomo è caduto, ma essendo praticamente fermo si sarebbe solo procurato una contusione al gomito sinistro. Il problema più serio è stato qualche istante dopo, quando la signora, perdendo l'equilibrio, è caduta sulla canna della bicicletta, sotto cui era rimasta la coscia del ciclista. Il colpo è stato così forte da causare la frattura del femore sinistro dell'uomo.  

Il ciclista è dovuto ricorrere ad un intervento chirurgico con l'inserimento di un «chiodo». I giorni di guarigione sono stati superiori a 40. A mandare in ospedale il ciclista, dunque, sarebbe stata la condotta della donna a piedi. Il codice della strada prevede che i pedoni debbano circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e su altri spazi predisposti. Nello stesso articolo, il 190, viene evidenziato che qualora questi spazi ed i marciapiedi manchino, come nel caso delle piste ciclabili, «devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione».  

L'imputata, oltre a camminare sul lato destro della ciclabile, procedeva affiancata alle due amiche. In questo modo il gruppetto occupava pressoché completamente la carreggiata, come viene evidenziato nel capo di imputazione. Insomma, lungo il percorso ciclopedonale che da Moena porta a Fondo, così come in tutto le ciclabili, in assenza di marciapiede i pedoni (ed i corridori) devono procedere sul lato opposto al senso di marcia dei mezzi, dunque camminare tenendo la sinistra. 
Nel procedimento in corso in tribunale a Trento, il ciclista si è costituito parte civile con la richiesta di risarcimento del danno. L'udienza è stata rinviata.

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