La solita «pista»: anarchici La procura apre un fascicolo

L'identità degli attentatori è sconosciuta, ma l'unica matrice possibile pare essere quella anarchica. In assenza (e in attesa) di una rivendicazione, il giorno dopo il rinvenimento delle 9 molotov (inesplose) contro il cantiere comunale si possono fare solo ipotesi sul perché qualcuno abbia deciso di colpire, senza riuscirci, le auto dismesse della polizia municipale. Forse doveva essere un atto dimostrativo contro i vigili urbani che un mese fa, in via Manci, intervennero in seguito all'assalto di un gruppo di anarchici contro un gazebo di Forza Nuova che raccoglieva firme contro lo ius soli. Il legame tra i due fatti appare labile, ma possibile.

L'inchiesta.
La procura di Trento ha aperto un'inchiesta. Le indagini, condotte dai carabinieri in collaborazione con la Digos, sono coordinate dal pm Licia Scagliarini. Il magistrato ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti, su un'ipotesi di tentato incendio.

Gli ordigni.
Sono 9 le bombe incendiarie trovate presso il cantiere di via Maccani. Ordigni rudimentali, ma potenzialmente devastanti perché capaci - lo hanno dimostrato gli attentati del passato contro i mezzi delle Poste - di distruggere un'auto. Le 9 molotov erano del tutto simili: una bottiglia di plastica da litro e mezzo riempita di liquido infiammabile (probabilmente benzina). L'innesco doveva avvenire accendendo un pezzo di zampirone. La sua lenta combustione dà all'attentatore il tempo di scappare. Quando la brace dello zampirone arriva alla bottiglia fa accendere i fiammiferi provocando una vampata che dovrebbe innescare la combustione della sostanza infiammabile. Per fortuna qualcosa nel meccanismo è andato storto e le molotov sono rimaste integre. Gli ordigni sono stati inviati ai laboratori del Ris di Parma per un raffronto con bottiglie simili utilizzate in altri attentati a Trento e Rovereto. Ogni benzina ha infatti caratteristiche che la rendono unica, una sorta di «impronta digitale».

Le auto.
Domenica alle 8 alcuni operai comunali hanno notato un oggetto spuntare da sotto una delle vetture della polizia locale, un vecchio Fiat Ducato. Si sono avvicinati scoprendo che si trattava di un rudimentale ordigno ed hanno subito dato l'allarme. Le forze dell'ordine intervenute sul posto hanno rinvenuto altre otto molotov, lasciate sotto altrettante vetture, per la quasi totalità Alfa Romeo o Fiat non più in uso, da 155 a 146 fino a un paio di Stilo.

La rivendicazione.
Sul posto non sono stati lasciati volantini o scritte sui muri come rivendicazione. Anche sui siti della galassia anarchica non compaiono riferimenti alle bombe incendiarie di via Maccani, ma spesso la «paternità» viene rivendicata a giorni di distanza dal fatto. Il modus operandi degli attentatori - ma anche l'assenza di altre matrici plausibili - conducono gli inquirenti a pensare che, pur in assenza di una «firma», quelle bottiglie incendiarie siano state piazzate da soggetti di area anarchica. Non è la prima volta che la polizia locale finisce nel mirino di questi gruppi: una molotov, che non si incendiò, venne lanciata anche 9 anni fa contro l'allora sede di via Bronzetti. Tuttavia si fa fatica a comprendere le regioni di un nuovo attentato. Si ipotizza che possa essere una risposta eversiva all'intervento della polizia municipale in occasione dell'assalto anarchico al gazebo di Forza Nuova.

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