Not, nuovo colpo di scena Va rifatta la prima gara

di Matteo Lunelli

Niente da fare per il Not, o meglio Pst, Polo sanitario del Trentino.

Dopo stop e ritardi, false partenze e ripartenze, ricorsi e sentenze, ancora una volta l'iter si ferma e, anzi, fa un balzo all'indietro. Lo dice la sentenza depositata nel tardo pomeriggio di ieri dal Consiglio di Stato, che ha annullato la revoca della gara d'appalto accogliendo un ricorso della Cmb. La Provincia non avrebbe potuto fare ciò che ha fatto, ovvero annullare la gara originaria (quella con Impregilo, Pizzarotti, Mantovani e Cmb), e quindi si dovrà riprendere da quel punto. Insomma, un salto indietro al 2011, ma senza dover sborsare alcun risarcimento.

Per capire meglio è necessario ripercorrere alcune delle tappe di quella che è diventata un'autentica telenovela in salsa sanitario giuridica, senza avere nulla a che vedere con Law & Order o con Dr. House. Ormai sei anni fa, nel 2011, Impregilo si aggiudica il bando. Nel 2014 però il Consiglio di Stato accoglie parte dei ricorsi e prevede che «la Provincia può procedere alla rinnovazione della gara». A questo punto l'amministrazione ha una serie di possibilità: riprire il bando a chiunque, riaprirlo solo ai quattro di cui sopra, modificarlo oppure revocarlo e ripartire?

La scelta cade proprio su quest'ultima ipotesi. Ma, puntualissimi, arrivano altri ricorsi. Nel 2016 sembra fatta: il Tribunale Regionale di Giustizia amministrativa di Trento rigetta e riconosce le ragioni della Provincia. Si riparte con un bando tradizionale e a marzo di quest'anno vengono presentati 12 progetti. Non senza qualche ritardo viene nominata una Commissione giudicatrice e tutto pare procedere: entro fine ottobre sarebbe stata prevista la consegna delle valutazioni e poi, dopo i sei mesi di tempo a disposizione per il progetto esecutivo, entro metà 2018 i 338 milioni di euro stimati.

Tutto per un'interpretazione: secondo il Giudice di appello, la frase nella sentenza del 2014 («la Provincia può procedere alla rinnovazione della gara») doveva essere invece essere interpretata come «la Provincia deve...». Un letterato direbbe che «può» e «deve» sono parole con un significato molto differente. E questo proveranno a sostenere anche i giuristi della Provincia. Provincia che, ieri, ha ricevuto con sbigottimento la sentenza: «Valuteremo quali scelte siano possibili». Sicuramente il giudice sostiene che il testo è cristallino nello stabilire che la gara è conservata nella parte ritenuta legittima, dovendo essere rinnovata dalla fase delle offerte, previo eventuale perfezionamento di taluni aspetti della lex specialis.

Tradotto, mani nei capelli, palla che passa agli avvocati e disorientamento. Il Consiglio di Stato ha previsto che «le connesse richieste risarcitorie dell'appellante non vengono peraltro accolte, e le spese di giudizio vengono integralmente compensate». Frasi che farebbero pensare a una «vittoria» trentina, ma così non è. Di certo bisognerà tornare indietro alla gara originaria perché la Provincia aveva sbagliato a revocarla.
Le considerazioni politiche arriveranno dopo quelle degli avvocati.

Ora restano gli interrogativi: a che punto si riparte della «vecchia» gara? Dai 4 progetti presentati? E alla luce delle condizioni economiche cambiate di molto rispetto al 2011 (basti pensare solo ai tassi) le valutazioni andranno aggiornate? Un rebus.

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