Ancora un femminicidio Uccide fidanzata a Udine

 Vaga in auto con affianco il cadavere della ragazza per tutta la notte, prima di suonare al citofono della Polizia stradale, a cinquanta chilometri dal luogo del delitto: «Credo di aver commesso un omicidio».

Francesco Mazzega, 36 anni, di Spilimbergo (Pordenone) ha strangolato la fidanzata Nadia Orlando, di 21 anni, non lontano dall’abitazione della ragazza, a Dignano (Udine), ieri sera tardi, prima di mettersi alla guida della propria utilitaria e girare per mezzo Friuli. Sul sedile del passeggero c’era ancora il corpo della ragazza: sembrava che dormisse.

Alle 9.12 di stamani il responsabile di quest’ ennesimo femminicidio si è costituito. «Mi vergogno di ciò che ho fatto - ha detto agli investigatori che lo hanno interrogato per molte ore - Non voglio nemmeno incontrare i miei genitori: non potrei sopportare il loro sguardo».

Francesco e Nadia stavano assieme da circa un anno. Erano anche colleghi in un’azienda di materiale sanitario di San Daniele del Friuli (Udine): condividevano alcune mansioni nell’ufficio commerciale. All’apparenza il loro rapporto era normale e i 15 anni di differenza di età non sembravano pesare. [[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1610341","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]

Il tarlo recente dell’uomo era però quello della gelosia: negli ultimi tempi era diventato sempre più possessivo, tanto da spingere il padre della ragazza a confessare le proprie preoccupazioni a un parente. «Non sono convinto di questo rapporto - aveva riferito tempo fa il papà di Nadia a un cugino - 15 anni iniziano a essere tanti e ci sono delle crepe. Alcuni atteggiamenti sembrano troppo aggressivi e assolutamente ingiustificati».

Parole che allora sembravano solo frutto della normale apprensione di un genitore, ma che ora suonano come un sinistro presagio. Ma non c?erano elementi di ulteriore disagio: la coppia era ancora affiatata, di recente i fidanzati erano stati anche in vacanza assieme.
Un idillio che si è lacerato nella tragica serata di ieri: Francesco si è presentato a casa attorno alle 20. Nadia ha detto al papà che avrebbero fatto solo quattro passi nei dintorni.

Con il passare delle ore, il papà - che era solo in casa mentre la moglie faceva il turno di notte - ha cominciato a preoccuparsi: i cellulari dei ragazzi erano staccati. Il timore iniziale era quello di un incidente stradale. Prima dell’alba si è rivolto alle forze dell’ordine e ha denunciato la scomparsa della coppia: poco dopo le 9 ha ricevuto la tragica comunicazione del rinvenimento del cadavere.
Mazzega è stato trasferito in serata in carcere: per il momento non gli è stata imputata la premeditazione. Dal suo racconto la brutale aggressione sembrerebbe essere stata frutto di un raptus improvviso: «Ho chiesto delle spiegazioni - ha riferito durante la confessione - rispetto a taluni suoi atteggiamenti, sono volate parole grosse. Ho perso la testa e le ho messo le mani al collo premendo sempre più forte».

A Dignano la notizia ha gettato la comunità nello sconforto: quasi nessuno conosceva l’assassino, trasferitosi in zona solo un paio d’anni fa, ma tutti erano ammirati dalla cordialità della ragazza. Brava a scuola, impegnata in parrocchia, volontaria alla sagra del paese, che si è conclusa solo due giorni fa. Il prototipo dell’altruismo con il sorriso sempre dipinto sul volto.
L’ennesimo femminicidio ha suscitato dure reazioni istituzionali. La presidente della Camera Laura Boldrini ha parlato di «gesto folle che deve spingerci a essere più incisivi per combattere questa piaga: non bastano le leggi, ma bisogna lavorare di più a livello culturale. Fin da piccoli bisogna avere il rispetto gli uni delle altre».

Per la presidente del Fvg Debora Serracchiani, la tragedia di Dignano ci ricorda che «l’orrore non si ferma e le donne continuano ad essere vittime di una violenza che non ha giustificazioni: abbiamo adottato tanti strumenti di contrasto, ma è fondamentale che di questi drammi non se ne parli unicamente quando accadono. Serve prevenzione e bisogna agire modificando la mentalità collettiva».

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