Aggredito da un orso sopra i laghi di Lamar

di Marica Viganò

Aggredito dall’orso mentre percorreva il sentiero che dai laghi di Lamar conduce al lago di Terlago e lo sovrasta, verso il Doss del Ghirlo, sul percorso che porta al Soprasasso, il Sorasass. Preso a zampate dall’animale, forse disturbato dalla presenza del cane meticcio.

Angelo Metlicovec, 69 anni di Cadine, è ricoverato in osservazione breve all’ospedale Santa Chiara di Trento: ha sul braccio i segni dei morsi dell’orso ed i graffi dovuti ad una caduta nel bosco, nel tentativo di allontanarsi dall’animale. Nella fuga è infatti caduto per una decina di metri. Tanta paura, ma fisicamente sta abbastanza bene.

Si trovava ad un paio di chilometri a monte dalla località Predara, dove ci sono le cave in parte dismesse di Terlago. Un cartello indica la presenza dell’orso, che nella zona ha già colpito: due anni fa, vittima della reazione improvvisa ed istintiva del plantigrado Vladimir Molinari, che si stava allenando in compagnia del suo cane.

È stato lo stesso Metlicovic a chiamare la centrale unica dell’emergenza «112». Erano le 18.52. «Aiuto, sono stato aggredito dall’orso. Mi trovo sopra il lago di Terlago» le sue prime parole.
 

Mentre l’operatore tratteneva al cellulare l’uomo, per cercare quante più informazioni possibili sulla sua localizzazione, sono stati avvisati gli uomini della Forestale. Una pattuglia è subito partita per raggiungere località Predara, ma per raggiungere l’uomo è stato deciso di procedere subito con un intervento dall’alto, con l’elicottero.
 
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Allertati anche i vigili del fuoco volontari di Terlago ed il soccorso alpino.
Grazie alle indicazioni dell’uomo, che non ha mai perso la lucidità nonostante le ferite e lo shock, i soccorritori sono riusciti dopo un breve sorvolo a localizzare la zona in cui si trovava.

L’equipe sanitaria lo ha raggiunto con il verricello e dopo una prima verifica delle condizioni sul posto, Angelo Metlicovec è stato imbarcato sul velivolo ed accompagnato al pronto soccorso del Santa Chiara, dove è stato accolto in «codice rosso». L’uomo, come detto, non ha mai perso conoscenza.

È stato visitato, medicato e portato nel reparto di «osservazione breve». In ospedale è stato raggiunto dal figlio. Il cane, un meticcio di taglia media, è stato recuperato «via terra» e portato alla caserma dei pompieri. Sembrava ferito, ma come è stato accertato, non sarebbe stato neppure sfiorato dall’orso: il sangue sul guinzaglio era quello del suo padrone.

Il tempo di organizzarsi e, poco dopo le 20, altri due mezzi del corpo dei forestali della Provincia sono arrivati in località Predara. Mentre un’auto, già presente sul posto con due uomini, sbarrava il passo agli escursionisti, i due fuoristrada con a bordo i cani addestrati per la ricerca dell’orso sono saliti lungo il sentiero e hanno raggiunto il luogo dell’aggressione.
 
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Le ricerche si sono protratte fino a tarda ora. Più che a trovare il plantigrado responsabile del ferimento dell’uomo, i forestali hanno cercato le tracce dell’orso, del pelo lungo il sentieor per cercare di identificarlo e per capire se si possa trattare di Kj2, il responsabile dell’aggressione a Vladimir Molinari nel giugno del 2015, ad un chilometro di distanza in linea d’aria dalla Predara.

Ieri Angelo Metlicovec stava percorrendo un sentiero in una zona che, soprattutto nella bella stagione, è molto frequentata. Per gli abitanti di Cadine e di Terlago, d’altronde, è quasi un’abitudine fare due passi sul Sorasass o inerpicarsi lungo i sentieri in mountain bike. E la presenza dell’orso che scende con facilità in paese - siamo attorno ai 500 metri - toglie quella serenità che - riferiscono i residenti - c’era fino a qualche anno fa, prima insomma del progetto «Life Ursus» e dell’introduzione sul territorio dell’animale. «Evidentemente qui il plantigrado si trova bene, forse troppo bene: ci sono i laghi, ci sono gli alberi da frutto e ogni tanto sparisce qualche gallina» raccontano.
 
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In un comunicato la Provincia evidenzia che «l’unità cinofila dei Forestali si è recata immediatamente sul luogo dell’aggressione per i primi accertamenti».

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