Scandalo Itas, la telefonata con il presidente Di Benedetto a Gnesetti: «Meriti il purgatorio» «Io alla pari col governatore del Trentino»

di Sergio Damiani

Bastone e carota. È questa la strategia che il presidente di Itas Giovanni Di Benedetto adotta quando nell'estate del 2014 si trova a dover disinnescare il «caso di Alessandra Gnesetti». L'ex funzionaria di Itas cade in disgrazia quando emergono presunte irregolarità negli acquisti di gadget e regali aziendali. Gnesetti si difende spiegando di aver sempre e solo eseguito ordini che le venivano dall'alto, in particolare dal dg Ermanno Grassi.

Lo scontro tra i due si fa duro, con accuse incrociate, e alla fine a soccombere - almeno in quella fase - non è certo il potente top manager di Itas, ma l'ex funzionaria. A Gnesetti viene offerta una via d'uscita: un periodo di «purgatorio» a Belluno. Di Benedetto cerca di convincere la dipendente ad accettare senza fare polveroni: promette una rapida riabilitazione, ma allo stesso tempo prospetta anche il rischio del licenziamento in tronco. La conversazione decisiva tra il capo indiscusso di Itas e la dipendente viene registrata da quest'ultima e ora è agli atti dell'inchiesta che vede indagati, tra gli altri, Grassi e la stessa Gnesetti.


L’incontro risale al 3 settembre del 2014. Gnesetti (di seguito per comodità citata con le iniziali: A.G) è distrutta, più volte ripete a Di Benedetto (G.DiBe) di essere stata massacrata, anzi addirittura bruciata viva in piazza. Pensava ad un distacco breve a Belluno invece la prospettiva è di un anno rinnovabile.

A.G.: Mi creda, hanno fatto un massacro
G.DiBe: Ma chi?
A.G.: Chi? Tutte le persone mandate dal direttore generale.
G.DiBe: O sei tu che divulghi la tua situazione?
A.G.: No, no, non iniziamo a parlare di chiacchiere presidente.
G.DiBe: Ti chiedo perché in giro dicono questo.

Di Benedetto spiega alla dipendente che la vicenda è ora nelle sue mani, quelle del presidente, le uniche che davvero contano in Itas.
G.DiBe: Siccome tu avevi interpretato che l’unica a pagare si chiamasse Gnesetti e non Grassi, stai tranquilla che il sottoscritto ha già attivato una serie di meccanismi perché il direttore generale della compagnia sappia una cosa Alessandra, che il capo dell’azienda è il presidente e non il direttore generale... perché un direttore generale come è stato costruito... tu sai che un dirigente in qualsiasi istante lo posso licenziare in 20 secondi. C’è una differenza tra il direttore, chiunque sia Grassi o altri, e me: lui può essere licenziato e io no, io posso essere sfiduciato dai miei azionisti, cioè dai soci, i soci delegati.

Poi Di Benedetto fa un accenno, non benevolo, al passato.
G.DiBe: Prima non c’era una governance... c’era un presidente, che tutto faceva tranne il presidente, dell’azienda Itas tant’è che i risultati di una compagnia di 193 anni non è che abbiano fatto successi enormi mi pare, no? Sai benissimo in che condizioni l’abbiamo presa, penso che appartieni a tutta quella serie di dipendenti orgogliosi e di un cambio radicale dell’aria e del modo d’essere di Itas che oggi è diventato un preciso punto di riferimento verso le istituzioni dove bisogna andare col cappello in mano. Oggi il presidente della Provincia viene qui se deve parlare con me, ma non per un’arroganza mia, per un rispetto dei ruoli uno fa il presidente della Provincia, io faccio quello dell’Itas. Noi siamo il primo contribuente della Provincia...

Di Benedetto parlando della nuova Itas accenna, anche qui non in termini entusiastici, alle Albere il quartiere dove la compagnia ha trasferito la sua sede.
G.DiBe: Siamo presenti nel comitato strategico di Isa, sai benissimo quale è sempre stato il mio pensiero nella costruzione della nuova sede, sai, e l’ho detto sulla stampa, io avrei fatto scelte diverse e oggi vediamo le carenze di questa edilizia industrializzata...

Di Benedetto a più riprese cerca di convincere la funzionaria ad accettare la nuova collocazione.
G.DiBe: Ti ho detto, cara Alessandra, un purgatorio te lo meriti, quindi adesso ti faccio un provvedimento che vai a lavorare nel settore vita (...) dal modo come ti comporterai, stai tranquilla che io saprò tenere nel debito conto, passata una buriana di questo tipo...

Di Benedetto si lamenta anche per l’andazzo di pettegolezzi che regna in Itas. E promette di intervenire in modo drastico.
G.DiBe: Convoco tutto il personale dell’Itas con a fianco il direttore generale che dovrà ascoltare e basta, e dirò tutto quello, non facendo nomi, parlerò delle faccende dell’azienda un 10 minuti e dirò qui dentro è rimasta una cosa atavica: il pettegolezzo interpersonale, sapete a cosa alludo... o da oggi cessa completamente o chiunque sia da me beccato il flagranza di reato di pettegolezzi di questa natura viene espulso da Itas...

La conversazione poi cade su una mail di saluto ai dirigenti inviata da Gnesetti e considerata scandalosa dal presidente di Itas.
A.G.: Mi permetta, ho salutato i dirigenti che è da un mese che non vedo, che hanno partecipato a feste e festini (...)
G.DiBe: Ma chi ti ritieni Alessandra, il ministro degli esteri che va via?
A.G.: Mi avete completamente escluso!
G.DiBe: No, ma dimmi chi ti ritieni?
A.G.: Un funzionario di terzo grado che ha...
G.DiBe: Bene, fai il funzionario e rispondi alla tua governance.
A.G.: Che ha subito per quattro anni un direttore generale
G.DiBe: No, io sto parlando di quello che hai fatto tu prima.
A.G.: Io non sono un dirigente. Quello che ho fatto io? Ho preso ordini da un direttore generale e ho tutto, le mail...

Alessandra Gnesetti si mostra recalcitrante ad accettare il trasferimento. Anche se Di Benedetto le assicura che la funzionaria manterrà alcuni benefit: dal telepass alla carta di credito aziendale. Il presidente fa capire a Gnesetti che il purgatorio oggi è la strada per tornare in paradiso domani.
G.DiBe: Io non mancherò mai di tenere conto di come si è superato un periodo purtroppo di negatività, la chiamo tale, e che ti sei rimessa con l’amore che hai verso la tua azienda. Comportati bene, stai tranquilla che Di Benedetto sarà il primo a riconoscere qualsiasi cosa.
A.G.: Presidente, tutti sanno tutto, ma la vittima oggi qui sono io.
La funzionaria sottolinea che degli acquisti di gadget aziendali in molti hanno beneficiato.
G.DiBe: Sicché avete mangiato tutti qua dentro? (...)
A.G.: Io non li ho più visti presidente. Come colleghi che hanno mangiato alla tavola Itas insieme a me e hanno ricevuto molto di più di quanto lei mi accusa di aver preso. E ripeto, la prego di tirarmi fuori le prove perché mi creda tutti hanno mangiato alla tavola dell’Itas e la Gnesetti era nel tavolino della servitù dietro.
G.DiBe: Ma credi che io faccia una lettera di licenziamento a cuor leggero, senza documentazione?
A.G.: Quando un direttore generale va a dire al suo presidente “la Gnesetti ti odia”, quando io ho 257 pagine di sms del direttore generale di cui circa 100 pagine che parlano di lei, forse un minimo di coscienza bisognerebbe tirarla fuori.

Spesso la conversazione tra i due - ricordiamo segretamente registrata da Gnesetti e ora agli atti dell’indagine che vede Itas e Di Benedetto parti lese - ritorna sulla questione dei gadget e dei bonus aziendali.
G.DiBe: Qui c’è gente che si è indebitamente appropriata. Sai come si chiama questo? Si chiama truffa.

Ma ancora una volta Alessandra Gnesetti si sente capro espiatorio e ribatte.
A.G.: Siccome la Gnesetti è sempre stata molto generosa, il dottor (omissis) riceveva ogni anno tre, quattro scatoloni a Natale a casa di tutti i gadget e non solo il dott. (omissis). Potrei fare tanti nomi, presidente; tanti nomi.

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