Nuovi padri crescono Non chiamateli «mammi»

Tenero, affettuoso, giocherellone, a volte un pò disorientato ma bravissimo a cambiare pannolini, cucinare pappe e cantare ninne-nanne. Però, per piacere, non chiamatelo «mammo», che suona come «un genitore surrogato, una parodia della madre, una brutta copia materna», mentre lui ha un modo tutto suo, e tutto nuovo, di fare il genitore.

«Lui» è il padre dei nostri tempi, così come lo disegna il primo Rapporto sulla paternità in Italia, presentato oggi a Roma ed elaborato dall’Istituto di studi sulla paternità (Isp) e dal Dipartimento Scienze della Formazione dell’Università Roma3.

Una «fotografia» dei nuovi padri che prende in esame alcuni aspetti emergenti della paternità. Una «rivoluzione storica» - come l’ha definita Maurizio Quilici, presidente dell’Isp - che oggi mostra caratteri assolutamente inediti. Un esempio? In nove parti su dieci tra quelli dove c’è una persona di fiducia ad assistere la partoriente, questa funzione è svolta dai padri: 91,83% la media nazionale, ma con una forbice molto marcata tra le regioni, visto che si va dal 97,92% della provincia autonoma di Bolzano al 57,69% della Campania.

Dove i padri segnano il passo è nella condivisione dei lavori domestici: funzionano come padri (cresce ogni anno il tempo che dedicano ai figli), un pò meno come compagni (dopo la giornata di lavoro in ufficio o in cantiere).

La maggiore asimmetria - ha osservato Linda Laura Sabbadini, statistica sociale - si riscontra al Sud, dove il lavoro domestico è svolto per il 74% dalle donne, che vi dedicano giornalmente 3 ore contro i 57 minuti dei partner. Tuttavia, «i segnali dello svilupparsi di una nuova paternità ci sono».

Aumenta infatti la quota di lavoratori maschi che usufruisce dei congedi di paternità, introdotti da pochi anni in Italia: si è passati dal 13% del 2014 a un più sostanzioso 20%.
 
Marco Deriu, sociologo dell’Università di Parma, dice che i padri di oggi sono «esploratori» e al termine della loro ricerca c’è la scommessa di una paternità responsabile, capace di coniugare «dolcezza e risolutezza, tenerezza e capacità di conflitto».

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