Pro Loco, acquisti guidati per avere i contributi

«Comprate l'acqua minerale Pejo o Levico, i biscotti Prada, la carne salada della Macelleria Sighel, lo speck da Bomè Silvietto e Dario, la luganega da Paris snc, il latte da Latte Trento, la susina da La Trentina».

No, non si tratta di pubblicità occulta (neanche troppo) o di consigli per la spesa. Si tratta semplicemente del copia incolla di una lista inserita nella domanda di contributo che le associazioni Pro Loco presentano al servizio turismo della Provincia, per avere i finanziamenti utili a organizzare qualche festa o sagra.

Che le Pro Loco debbano essere attente ai prodotti locali appare normale, anzi quasi obbligatorio. Ma che venga indicata anche l'azienda dove rifornirsi può essere visto come un qualcosa di eccessivo o discutibile. Insomma, va bene consigliare o addirittura imporre l'utilizzo di cibo a chilometro zero, quindi locale, nelle sagre di paese, ma dire anche da chi comprarlo potrebbe, perlomeno, far «arrabbiare» le aziende concorrenti.

Per quanto riguarda, invece, la grande festa delle Pro Loco «tutti#fuori», a Zambana il 20 e 21 maggio, per il menù vengono date indicazioni molto generiche, tipo «torta di carote dalla val di Gresta, strudel del Trentino o bigoi con le sarde del Garda». In quel caso, quindi, nessuna polemica.

La spiegazione per quella lista, della quale abbiamo citato all'inizio solo una parte, la fornisce il presidente della Federazione Trentina Pro Loco, Enrico Faes, che smorza sul nascere le polemiche.

«Quell'elenco è figlio dell'accordo siglato con la Strada del vino e dei sapori e comprende coloro che possono fregiarsi del marchio "Qualità Trentino". Non si tratta di un obbligo, ma solamente e semplicemente di un piccolo incentivo: ogni Pro Loco può fare la spesa dove preferisce, rivolgendosi alla latteria, al salumificio, al negozio più vicino o "amico"».

Qualche azienda, però, che fa lo stesso prodotto, potrebbe prendersela.

«Io spero che al contrario colga quella lista come un'opportunità, e faccia uno sforzo per entrare a farne parte. Non si esclude nessuno, si tratta solo di fare tutti un passo in avanti insieme».

Ma chi compra dalle aziende elencate prende più contributi pubblici? Questo potrebbe essere grave o comunque discutibile.

«Non è così: il contributo viene erogato in base a un disciplinare complesso, che prevede tantissime voci, dall'animazione all'attività turistica, e per ognuna è previsto un punteggio. Quindi comprando da quelle aziende si può ottenere una valutazione migliore, ma un punto su novanta, nel concreto, non fa aumentare il contributo».

Una Pro Loco può quindi organizzare una festa a base di prosecco veneto, Barolo piemontese e di tortellini emiliani.

«Potrebbe ma avrebbe poco senso: stiamo costruendo passo dopo passo un'identità enogastronomica, valorizzando i nostri ottimi prodotti. E le Pro Loco sono per definizione a servizio del territorio».

A quanto ammontano i contributi?

«Prima di tutto va detto che il contributo provinciale nei bilanci delle Pro Loco pesa mediamente il 16%: quindi è utilissimo ma non fondamentale. Ci sono, infatti, i tesseramenti, le iniziative, le Casse Rurali, i Comuni e i privati. Detto questo la domanda può essere fatta per uno o due eventi specifici, uno principale e uno secondario. Le cifre sono variabili perché i parametri sono parecchi. Che si va da 1.500 euro a meno di 10.000».

Passiamo invece ai numeri: quante eventi vengono organizzati ogni anno?

«Nel 2016 abbiamo calcolato 350 eventi, considerando solo quelli "di qualità". In pratica uno al giorno su tutto il territorio, con, ovviamente, alcuni periodi più importanti, come il Ferragosto o il Carnevale. Anzi, tante Pro Loco pensano che il Carnevale sia il periodo nel quale concentrare l'attenzione per gli eventi, ma da un punto di vista di coinvolgimento turistico non è così. In Trentino sono attive 194 Pro Loco, di cui 160 fanno parte della Federazione. Non tutte organizzano feste e sagre, ma tutte hanno un ruolo importantissimo nel mantenere viva la comunità».

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