Dieci anni di Centro Sociale Bruno

di Matteo Lunelli

«Ieri pomeriggio alle 16 è nato il Centro sociale autogestito Bruno, in onore dell’orso migrante ucciso in Baviera: ora tutto sta nel capire quanto durerà».

L’(auto)citazione è dell’Adige in edicola l’11 ottobre 2006. Il giorno prima, ovvero martedì 10 ottobre, una cinquantina di attivisti, disobbedienti, studenti, ragazzi della Tana Libera Tutti di via Roma, aveva preso possesso di una struttura abbandonata sotto il viadotto all’ex Zuffo, già occupata nel 2002. Sul quanto durerà, oggi abbiamo una risposta: dieci anni. Con sgomberi e nuove occupazioni, sia in quella struttura sia in altre, accordi e traslochi, il Centro Sociale Bruno è arrivato a compiere dieci anni.

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Spegnerà le candeline in realtà poco distante da dove era nato, a Piedicastello, dopo l’esperienza all’ex Mayer e all’ex Dogana. Dieci anni di lotta politica e di solidarietà sociale, di manifestazioni e di assemblee, di iniziative e di progetti, di concerti e di cultura, di aule di tribunale e di trasferte in giro per l’Italia e per il mondo, di Oltreconomia Festival e di orsi dipinti di rosa. Ognuno può pensarla come vuole, ma senza dubbio quel gruppo di ragazzi è diventato parte del tessuto sociale della città. Piaccia o meno, le azioni fatte da quel gruppo di ragazzi fanno parte della storia della città. Le persone sono cambiate nel corso degli anni, ma non troppo: qualche ormai ex leader ha trovato altre strade, ma tanti si sono avvicinati, garantendo anche un certo ricambio generazionale.
Ma torniamo all’inizio, ovvero a quell’ottobre 2006. A Trento il sindaco è Alberto Pacher, mentre il presidente della Provincia è Lorenzo Dellai. In Italia il premier è Romano Prodi. È l’anno degli azzurri campioni del mondo, ma anche della nascita di Twitter e Wikileaks. In Trentino si sta ancora festeggiando la vittoria a miss Italia di Claudia Andreatti.

Sono anni di grande impegno sociale in Italia: dal 2001 al maggio 2006 il capo del governo è Silvio Berlusconi, che tornerà a esserlo dopo la parentesi Prodi. C’è fermento politico, l’eco dei fatti di Genova è ancora forte, si discute di scuola, sanità, Tav, migranti. Anche a Trento «eppur si muove»: ci sono gli studenti, ci sono i disobbedienti, c’è sociologia, c’è l’aula 13, c’è l’esperienza EzTn, c’è Onda Anomala e Tana Libera Tutti in via Roma diventa un punto di riferimento e di ritrovo di un movimento politico e sociale nato da basso e capace di coinvolgere centinaia di giovani. In questo contesto,dopo l’esperienza dell’occupazione della palazzina Liberty in piazza Dante a febbraio, si arriva all’ottobre 2006.

DIECI ANNI DI LOTTE: LE IMMAGINI

Dieci anni di Centro Sociale Bruno

 

Entrati nella casa abbandonata all’ex Zuffo, i manifestanti spiegano le ragioni del nuovo nome: Bruno è diventato un simbolo, rappresenta la libertà di movimento, la salvaguardia ambientale ed è stato suo malgrado protagonista di una vicenda che ha scandalizzato e provocato un ampio dibattito internazionale. Un nome perfetto, quindi, per quel gruppo di ragazzi. Che portano colore nel grigio parcheggio, grazie anche a una serie di iniziative: si muovono nell’area Sloi a sostegno dei poveri che vi abitano, portano al pubblico tematiche come la marginalità e il riutilizzo di spazi pubblici. Vengono sgomberati una prima volta, ma poi tornano nel marzo 2007. Dopo un altro sgombero, il 21 aprile la città è invasa da una grande manifestazione con i centri sociali del nord est: «I disobbedienti fanno ballare la città» titolerà l’Adige il giorno seguente. Nessuno scontro, nessuna tensione. I negozi sono aperti, tanti giovani marciano e urlano slogan. Forse quel giorno rappresenta il momento della definitiva conquista del rispetto e della credibilità da parte della città.

Ma andiamo avanti. I ragazzi (anche se molti ora hanno 40 anni) trascorrono sei mesi all’ex studentato Mayer, poi in 14 ottobre 2007 occupano la struttura dell’ex dogana, che diventa la casa del centro sociale Bruno per sei anni. Anni nei quali, di fatto, diventano parte della città: amati, odiati, sopportati, criticati, ma in quel periodo si trasformano da un qualcosa di vacuo e ideologico a un qualcosa di concreto e stabilizzato. C’è la politica, naturalmente. C’è l’ideologia. Ci sono le manifestazioni. Ma ci sono anche decine e decine di incontri, dibattiti, presentazioni, mostre e concerti: arte, cultura e musica sono di casa al Bruno. Basti dire che in quelle stanze hanno acceso gli amplificatori dai 99 Posse al Teatro degli Orrori, dagli Offlaga Disco Pax ai Bastard, dallo Stato Sociale ad Anansi fino ai No Means No.

Ad aprile 2013 sui giornali compare la notizia di una permuta dello stabile tra Federazione della Cooperazione e Provincia. I rappresentanti del Bruno si siedono intorno a un tavolo e ascoltano le proposte. Alla fine si individua in una vecchia palazzina vuota e abbandonata a Piedicastello. Ad ottobre 2013 iniziano i lavori di sistemazione, pulizia, messa in sicurezza, bonifica e recupero. Il 19 marzo 2014 c’è l’inaugurazione ufficiale. Nel gennaio 2015 un pezzo della storia del Bruno se ne va per sempre: l’ex dogana viene abbattuta dalle ruspe e con lei anche il murales realizzato nel 2008 dagli artisti Omar e Jordi. Gli «strascichi» di quella occupazione, però, non si fermano: due mesi fa la Provincia chiede un risarcimento danni per l’occupazione di 119.000 euro a sei tra ex (Donatello Baldo e Federico Zappini) e attuali (Fabiano Malesardi, Stefano Bleggi, Maria Vittoria Cicinelli e Milo Tamanini) attivisti.

Arriviamo così a oggi, alla settimana del compleanno, a un venerdì, sabato e domenica di attività e festa per i dieci anni. Anni di lotta e mai di governo, anche se qualcuno che è passato dalla Tana e dal Bruno qualche compromesso storico di governo l’ha poi accettato. Anni di politica, confronti e dibattiti. Ma anche anni di denunce, di digos e di fumogeni.

LA FESTA DI COMPLEANNO 

Il compleanno del Bruno verrà festeggiato con tre giorni, da venerdì a domenica, di eventi e si chiamerà «10 anni di lotte & autogestione». In un lungo post gli attivisti raccontano la loro storia: «Mattoncino dopo mattoncino stiamo costruendo uno spazio libero e autonomo, una casa comune nella quale non ci sono recinti ideologici o steccati pregiudiziali, ma tanta voglia di sperimentare nuovi modelli di democrazia. La conquista di uno spazio a Piedicastello è stata il frutto di un riconoscimento materiale, e non meramente istituzionale, di rapporti di forza che nel corso degli anni siamo riusciti a cambiare in questa città. Questo importante passaggio non risolve il problema degli stabili abbandonati, delle innumerevoli case sfitte che ci sono a Trento. Anzi alimenta in noi la voglia di non arretrare di un centimetro rispetto a chi vuole fare di questa città un dormitorio securitario».
Ecco il programma: venerdì si partirà alle 19 con aperitivo e buffet, mentre alle 21 verrà proiettato il film «Grazie signora Thatcher!». A seguire dj set. Sabato si parte alle 10.30 con un workshop dolciario vegan, mentre alle 14 via ai lavori all’Orto Villano a Villazzano. Alle 16 tre laboratori: riparazione biciclette, Linux e cinema per bambini. Alle 20.30 canzoni, immagini e storie dal Kurdistan, mentre alle 22, nel giardino esterno, il concerto di Ulisse Schiavo con il suo folk blues d’autore. Domenica 9 spazio agli eventi nel pomeriggio, per poi chiudere la tre giorni con una cena sociale. I fondi raccolti saranno utilizzati per la realizzazione del nuovo murales dell’artista Omar Garcia. Info sul sito csbruno.org e sulla pagina Facebook.

Evento su Facebook

L'INTERVISTA 

La porta del Cs Bruno di Piedicastello è sempre aperta. Alle pareti alcune foto storiche, ma anche murales e simboli o sigle, da Ezln alla stella rossa. Ci sono tavolini e divanetti realizzati con i pallets, e le sale dove si svolgono incontri, assemblee e presentazioni.  Ci accoglie Stefano Bleggi(nella foto qui sotto datata 2008 insieme a due ex volti storici del Bruno come Donatello Baldo e Federico Zappini), che dal 2006, ma anche da  prima, fa parte del movimento. Poco dopo arriva Anna Irma Battino, attivista di origine sarda, ormai trentina d’adozione. Ma non chiamateli leader.  «Le leadership passano, i collettivi restano: diciamo che qualcuno di noi, da dieci anni a questa parte, si prende la responsabilità di esporsi più di altri».  

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Quante persone frequentano il Bruno? «Formalmente abbiamo costituito un’associazione, i soci sono 65. Ma quel numero va almeno raddoppiato se pensiamo a chi viene costantemente ad assemblee e riunioni. Poi ci sono centinaia di persone che vengono saltuariamente, in occasione di eventi, conferenze o progetti».  

Qual è l’identikit? «Dal ragazzino di sedici anni al figlio di partigiani di ottanta. Nel mezzo c’è tutto: da padri e madri a studenti, gente di ogni età ed estrazione sociale, persone del quartiere e stranieri».  

Viene in mente Guccini: «spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato». Voi come vi sentite: amati, odiati, sopportati? Di sicuro non ignorati. «Diciamo che siamo riconosciuti come parte del tessuto cittadino. A parte il piacere o no, siamo degli attori sociali e ci devono tenere in considerazione. Non siamo né un’associazione né un partito, ma siamo una comunità aperta, che vuole favorire il dibattito e il confronto e che vuole partecipare alle scelte».

Qual è il confine tra legalità e illegalità nell’occupazione di uno stabile? «Noi crediamo che non ci abbiano regalato nulla e di esserci conquistati ciò che abbiamo. L’occupazione è uno strumento e non un fine: vogliamo ri-utilizzare spazi pubblici abbandonati. Qui non c’era nessuno, era tutto chiuso, sporco e degradato. Ora c’è vita. E non vogliamo che questa casa venga abbattuta. Anzi vogliamo partecipare attivamente al confronto sull’ex Italcementi: come dimostra l’ex Michelin la politica rischia di fare errori grossolani e non sa fare autocritica».

A volte si tende, noi giornalisti per primi, a fare confusione: anarchici, no global, disobbedienti, Bruno sono la stessa cosa. Evidentemente non è così: con le ultime occupazioni all’ex asilo in San Martino e in San Pio X voi non avete nulla a che fare. «Nulla. Chi vuole confondere lo fa per propri fini o per creare confusione, ma siamo molto diversi e ognuno porta avanti il proprio percorso come meglio crede».  

I movimenti di estrema destra in provincia, o meglio in regione, stanno crescendo? «Purtroppo, soprattutto a nord e sud, ovvero a Bolzano e Verona, sì. Qui a Trento ci sono un po’ di giovani, con qualche padrino, che a suon di pestaggi notturni hanno fatto intendere come vorrebbero conquistare la città. Grazie al lavoro della cittadinanza e dei movimenti antifascisti sono stati smascherati: non sono i bravi ragazzi che aiutano le vecchiette ad attraversare la strada. Ogni segnale, comunque, non va sottovalutato».

Come hanno fatto i partiti, le associazioni e i sindacati, vi siete schierati in vista del referendum del 4 dicembre? «Siamo per il no sociale. Il nostro non è un no punto e basta, ma vogliamo costruire delle alternative. Il dibattito è importante e tocca tematiche fondamentali, ma siamo preoccupati dalla centralizzazione del potere verso l’alto e verso Roma».  

Fra 10 anni cosa sarà del Bruno? «È difficile dirlo, molto dipenderà dalle scelte politiche. Di sicuro noi continueremo a creare partecipazione e coinvolgimento. Trento invece che aprirsi all’arrivo di giovani e stranieri sta arretrando. Noi continueremo a proporre idee, a conoscere e a lottare per un mondo migliore».

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