Oggi tornano in classe 86.239 studenti in Trentino Rossi: «Parola d'ordine è qualità, ma programmi da rinnovare»

Ogni anno la Provincia investe 700 milioni nell'istruzione. L'intervista a Ugo Rossi

di Matteo Lunelli

Si parte. Addio vacanze e da questa mattina la routine scolastica è ripresa. Ottantaseimila studenti trentini sono tornati in classe, dopo tre mesi di meritate (forse non per tutti) vacanze. Dallo zaino sono usciti telo da spiaggia e carte da briscola ed entreranno libri e quaderni. Stesso discorso per circa seimila insegnanti, che già da qualche giorno hanno ripreso il lavoro con una serie di incontri e riunioni organizzative per definire i programmi. Sono già in classe, in realtà, la maggior parte dei bambini degli asili nido e delle scuole materne trentine.

I numeri danno l'idea di quanto sia vasto il mondo della scuola trentina: un mondo, va detto, di qualità. Leggendo quello che accade, o che non accade, in giro per l'Italia, non si può non parlare dell'istruzione di casa nostra con un pizzico di orgoglio. Tuttavia, visto il tema, adagiarsi e adattarsi sarebbe un delitto, e quindi la costante ricerca della qualità deve essere un obbligo e un dovere. Da parte di tutti: dalla parte politica, ovviamente, che dà linee e strategie, oltre naturalmente a gestire i milioni di euro che servono a far funzionare la «macchina». Ma anche e soprattutto da parte di insegnanti, studenti e, perché no, famiglie. 

[ladige_embed_file type="pdf"]1490731[/ladige_embed_file]

Ecco un quadro con tutti i numeri della scuola in Trentino.
Studenti stranieri.
In totale nel mondo dell'istruzione trentina l'11% degli studenti sono stranieri. Sono infatti 10.290 «contro» i 75.949 trentini, e il dato complessivo è in calo del 2% rispetto allo scorso anno. La percentuale più alta di stranieri la si raggiunge nelle scuole professionali, con 1.030 studenti su un totale di 5.196, ovvero il 16%, mentre la più bassa (6%) la si raggiunge alle superiori (19.364 trentini e 1.436 stranieri).
Il personale.
Considerando solamente scuole primarie, secondarie di primo e di secondo grado, ovvero elementari, medie e superiori, il personale di ruolo è di 5.866 insegnanti, in calo rispetto ai 6.051 dell'anno scorso e ai 5.938 del 2014/2015.
Le risorse.
Per la scuola la Provincia mette sul piatto, ogni anno, una grande fetta delle proprie risorse. Per il 2016 si parla di oltre 700 milioni di euro. Per essere precisi 701.137.967 euro, «prelevati» dalle casse provinciali senza alcun contributo statale. La fetta più grossa se ne va per le retribuzioni (470 milioni), ma non mancano gli investimenti: 33 milioni per le infrastrutture, ovvero per le scuole, e 15 per la formazione.
Alle superiori.
I licei sono ancora i più gettonati: su 27.026 studenti ben 11.716 scelgono questa tipologia di percorso di studi. 8.445 optano per gli istituti tecnici, mentre 6.226 per la formazione professionale. Le classi sono 965, con un calo di nove rispetto allo scorso anno.
Così nel tempo.
Negli ultimi dieci anni molti aspetti della società sono cambiati. E i riflessi si vedono confrontando i dati della scuola trentina. Prima di tutto il numero totale di iscritti: quest'anno siamo a 86.239, il dato più basso degli ultimi cinque anni (il top nel 2013/2014 con 87.038), ma ben più alto rispetto al 2006/2007, quando dalla materna fino alle superiori entrarono in aula 79.829 alunni. Entrando nello specifico delle scuole, la formazione professionale è quella che ha avuto un boom maggiore: 3.813 studenti dieci anni fa, 6.226 quest'anno.

L'INTERVISTA

Dalla stabilizzazione dei docenti al trilinguismo, dalla didattica al progetto scuola-lavoro, il presidente e assessore all'istruzione Ugo Rossi fa il punto sul mondo dell'istruzione trentina. Da domani 86.239 studenti tra i tre e i diciotto anni, al netto di qualche bocciatura di troppo, entranno in una della 3.850 classi: centinaia di strutture saranno pronti ad accoglierli e migliaia di insegnanti (quasi seimila escudendo asili nido e materne) inizieranno le lezioni.
Presidente, come sta la scuola trentina?
«Risponderò con qualche dato per inquadrare: il tasso di scolarizzazione superiore è pari all'86% (76,5% in Italia, 79,5% media Ue), mentre l'abbandono scolastico dopo il biennio delle superiori, è sotto al 4%, rispetto al 7,8% a livello nazionale. Domani comincia un nuovo anno scolastico, che si porta criticità e problemi, ma anche nuove sfide ed opportunità. Al centro della nostra attenzione ci devono essere i giovani e la loro crescita. Sarà un anno importante dopo la nuova legge approvata a giugno e con alcune novità da assorbire».
Capitolo docenti: a parte numeri, ricorsi, assunzioni, stabilizzazioni, la linea politica è quella di premiare più la competenza dell'esperienza?
«La linea è valorizzare la qualità. Qualità che è una combinazione tra competenza ed esperienza e che viene valutata attraverso il concorso. Ma poi bisogna mettersi in gioco e infatti abbiamo deciso di puntare sulla meritocrazia, istituendo il fondo di merito e permettendo ai dirigenti di operare delle scelte: meno burocrazia e più merito».
Veniamo ai contratti.
«Stiamo facendo la nostra parte: infatti abbiamo provveduto ad effettuare 725 stabilizzazioni a partire dal 2014. In ottobre sarà il turno di 53 docenti nella scuola secondaria di primo grado e 56 nella secondaria di secondo grado. Poi 320 nuove assunzioni nel personale Ata (personale amministrativo tecnico-ausiliario) e oltre 220 stabilizzazioni di insegnanti della scuola dell'infanzia».
Tuttavia questo tema resta caldissimo, con chi resta fuori che sgomita e i sindacati che chiedono.
«Il punto è che il numero di persone che hanno delle legittime aspettative e superiore al fabbisogno. E con il calo delle nascite questo sarà destinato a diminuire. Diciamo che l'obiettivo è rendere stabili dentro la soglia che abbiamo. So che sono tematiche che mi costringono ad affrontare una certa impopolarità, ma le regole e i numeri ci impongono delle decisioni».
Le novità più importanti degli ultimi anni sono trilinguismo e scuola-lavoro. Come stanno andando?
«I risultati dei test sul trilinguismo dicono che la qualità è buona. Si tratta di allargare e valorizzare le eccellenze. Sono previste ore di Clil nelle classi terze e quarte della primaria e in alcune verrà esteso anche alle quinte. Nella scuola secondaria di primo grado l'anno scolastico 2016/2017 sarà preparatorio e si proseguiranno i progetti sperimentali in vista dell'avvio ufficiale previsto nelle classi prime per il 2017/2018. Le superiori con quest'anno proporranno il Clil in tutte le classi quarte e quinte, nelle quali verrà svolto il 50% di una disciplina in inglese e/o tedesco».
E l'alternanza scuola-lavoro?
«Su questo prima di tutto bisogna ringraziare i dirigenti scolastici per il grande impegno nonostante i tempi ristretti. Il progetto va migliorato e perfezionato, ma è utile per i ragazzi perché crea un collegamento con il mondo reale».
Tuttavia se i numeri del Jobs Act continuano a essere negativi, con un aumento di licenziamenti e disoccupazione, questo progetto può rivelarsi un flop.
«La correlazione non è così immediata, nel senso che si tratta di far fare un'esperienza ai giovani, far capir loro alcune dinamiche e aiutarli a comprendere il mondo del lavoro. Per entrarci veramente ci sarà tempo».
Sulle strutture non è facile fare una domanda, visto che nella grande maggioranza dei casi abbiamo scuole belle e funzionali. Quindi stiamo sulla stretta attualità: in caso di terremoto possiamo stare tranquilli?
«C'è un piano di adeguamento e un costante monitoraggio. Quando ci sono interventi, ad esempio, di ampliamento, si approfitta per dei lavori antisismici».
Per il futuro c'è qualche sogno nel cassetto, qualche obiettivo?
«Abbiamo già avviato una riflessione sui piani di studio e i programmi, perché possano tradursi maggiormente in esperienze concrete: ci vuole meno nozionismo e maggior capacità di vero apprfondimento. Il cosiddetto problem solving non riguarda solo le aziende, ma la vita in generele: a scuola significa resistuire nella realtà ciò che si è imparato. Soprattutto alle medie credo ci sia una necessità pedagogica di rinnovamento. Ma questo deve partire dal basso e non si può decidere a tavolino chiusi in una stanza, è un'operazione da fare attraverso l'esperienza. Può essere un lascito per la prossima legislatura».
I voti si danno alla fine dell'anno, ma potremmo fare un'eccezione: che voto darebbe alla scuola trentina che sta per iniziare?
«No, un voto non voglio darlo. Da una parte perché sarebbe autoreferenziale, dall'altra perché mi ritengo un assessore atipico, che tenta solo di collegare il valore strategico di questo settore alla nostra società. I temi tecnici, ovvero pedagogia e didattica, li dà chi ha competenze e capacità: il mio è un contributo di umiltà».

comments powered by Disqus