Alessandro Dietre cala il tris Dopo Loto e Plan un nuovo locale

Apertura in primavera

Intraprendenza, coraggio, voglia di osare di certo non gli mancano. Così come la voglia di imparare e sperimentare. Stiamo parlando di Alessandro Dietre, che potrebbe «godersi tranquillamente» (usiamo le virgolette perché sappiamo bene che non è il termine esatto, visto il lavoro che c'è alle spalle) il successo dei suoi due locali, ovvero l'ormai storico Loto, il ristorante via Gocciadoro, zona ospedale, e il più recente Plan, il bar e bistrot in largo Carducci, e invece decide di calare il tris e intraprendere una nuova avventura. «Si tratta di una grande scommessa: se andasse male sarebbe un problema anche per Plan e Loto, se andasse bene potrei abbandonare l'attività perché a quel punto avrei centrato un grande obiettivo», ci dice, tra il serio e lo scherzoso, mentre si trova in Germania. 

«In primavera apriremo una nuova attività in via Calepina: andando verso piazza Venezia sulla destra, poco dopo il palazzo Itas, dove c'è il vicolo, di fronte al ristorante di pesce. Si tratta di uno spazio di oltre duecento metri quadrati. Molto di più, in realtà, non so dirvi: non perché si tratta di questioni segrete, ma perché dobbiamo ancora decidere e definire molti aspetti».

Il nome, che tipo di locale sarà, il target, lo stile, sono ancora dei punti di domanda. «Stiamo capendo cosa fare, senza fare del male al Plan e al Loto, senza che sia la copia di uno o dell'altro. Non sarà di sicuro un ristorante classico, perché ce ne sono già tantissimi in città. E non sarà nemmeno il "tipicone", quello dove si mangiano stinco e patate per intendersi, perché ci sono già, tra l'altro a poca distanza, altre proposte così. Stiamo studiando un format, cercheremo di inventarci un qualcosa fuori dagli schemi, che in città non si è mai visto. La differenza non sarà tanto il prodotto, quanto il modo in cui lo serviremo ai clienti. L'unica cosa sicura sarà il tema della birra. Quella non si tocca e non si discute».

Proprio per capire dove andare a parare, Dietre si è affidato anche a una serie di consulenti. Senza rinunciare, come suo costume, ad andare in prima persona a studiare e capire quello che fanno in altre zone d'Italia e del mondo, copiando o almeno prendendo spunto dagli aspetti più positivi. E anche il viaggio in Germania non è casuale. «In questi giorni sono qui per imparare come si muovono loro: non certo per copiare i cibi e i piatti, ma per studiare il loro sistema. Il macro obiettivo è quello di riuscire a trasformarci in un'azienda. Tenteremo di non essere solo un ristorante da pacche sulle spalle, ma vogliamo capire se siamo in grado di essere una vera e propria azienda».
Il Loto ha ormai vent'anni e il Plan cinque: due locali che funzionano, e allora perché affrontare i rischi di una nuova avventura? «Ho 45 anni e ancora molta voglia di fare, di mettermi in gioco, di fare qualcosa fuori dagli schemi».
Qualsiasi sarà la decisione sulla tipologia del locale, di sicuro rappresenterà anche una possibilità di lavoro per almeno una decina di persone. 

«Meno di dieci è sostanzialmente impossibile. Ponendo un orario dalle 10 alle 24, con tre turni e almeno tre o quattro persone per turno si arriva tranquillamente a quel numero». Crisi o non crisi, quindi, in città qualcosa continua a muoversi anche dal punto di vista enogastronomico. Per ora non ci sono ufficialità sulle date di apertura e sulle tipologie dei locali, ma anche in via del Simonino (Due Giganti) e in piazza Garzetti (Torre del Concilio) la birra e il cibo potrebbero trovare spazio. L'area del centro storico tra piazza Fiera e piazza Battisti, quindi, diventerebbe ad altissima densità di locali.

A fare la differenza, quindi, sarà la proposta, ovvero qualità e originalità. Fermo restando che in una città sempre più turistica può esserci ancora spazio per tanti.

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