Omofobia, battaglia in Tribunale tra Cia e Giacomini

Prosegue in Tribunale il duello tra Claudio Cia e Alessandro Giacomini

Prosegue in Tribunale il duello tra Claudio Cia e Alessandro Giacomini. Il consigliere provinciale della Civica trentina ha querelato per diffamazione e istigazione alla violenza il presidente dei Laici Trentini. Il casus belli è un post scritto da Giacomini il 17 settembre dell’anno scorso su Facebook. La frase “incriminata” è: «Ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all’omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino ha ucciso Samuelle».  La procura ha però chiesto l’archiviazione del procedimento ritenendo che la frase, pur pesante, fosse stata scritta nell’ambito di un’aspra contesa politica. Secondo il pm in quel contesto le parole usate (come armi non convenzionali e assassino) «non sono da intendersi - si motiva nella  richiesta di archiviazione - in senso letterale, bensì in senso figurato non producendo alcuna offesa al querelante». Dunque secondo la procura la frase scritta su Facebook rientra nell’esercizio del diritto di critica politica.

All’archiviazione Cia si è opposto attraverso una  memoria del suo legale, avvocato Marcello Paiar. Secondo i legale, Cia aveva espresso le sue idee in modo civile, senza mai attaccare personalmente Giacomini che neppure conosceva. Quest’ultimo, invece, nel post avrebbe usato un linguaggio violento e offensivo, prendendo di mira non le idee di Cia, ma la persona che le aveva espresse. L’avvocato di Giacomini, Mauro Bondi, ha sostenuto che i toni erano elevati da parte di entrambi i protagonisti. Il difensore dell’indagato ha detto  che Giacomini aveva risposto ad una provocazione di Cia, tale è stata considerata soprattutto la decisione di devolvere all’associazione Pro Vita i gettoni presenza che il consigliere della Civica aveva ricevuto in occasione del dibattito sulla legge contro l’omofobia che lui riteneva inutile. L’avvocato Bondi ha ricordato che Pro Vita bolla come «Gay Stapo» chi si batte per i diritti civili.

Ieri in udienza davanti al giudice Francesco Forlenza le parti - presenti anche Cia e Giacomini - hanno ribadito le rispettive posizioni. Il giudice si è riservato. Tre sono le possibili decisioni: archiviazione, invito al pm a formulare il capo di imputazione o nuove indagini.

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