I sogni degli alpini diventano realtà Grande festa a Rovereto sulla Secchia

di Marica Viganò

La festa per l’inaugurazione della «Casa dello sport» a Rovereto sulla Secchia è iniziata sabato sera, nel teatro di Carpi gremito di spettatori. Sul palco il coro della Sat, che ha incantato i modenesi presentando un repertorio classico con brani della tradizione riportati ad un nuovo splendore, e ha stupito con una sorpresa: il nuovo cd con le canzoni degli alpini. È stato, questo, il primo momento di commozione del presidente delle penne nere trentine Maurizio Pinamonti. «Il coro della Sat è stato accanto a noi fin dall’inizio di questo percorso: aveva organizzato un concerto a Borgo per raccogliere i fondi - spiega - Con questo nuovo cd ci ha fatto un grande regalo. La serata è stata molto apprezzata e gli spettatori hanno chiesto molti “bis”».

Ieri, giornata di festa per il taglio del nastro e per l’ufficiale chiusura del cantiere trentino nella frazione del comune di Novi di Modena, la commozione non è mai cessata del tutto, a partire dalle parole pronunciate dal vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, che alla messa del mattino ha ringraziato gli alpini e sottolineato la loro determinazione.

Dopo la celebrazione, il ricordo dei caduti e la sfilata fino alla «Casa dello sport» con un passaggio simbolico importante: Pinamonti ha consegnato un tricolore agli ex bambini della quarta elementare del 1969, ora adulti, che all’epoca scrissero una lettera all’Adige per chiedere un albero per farci il pennone per il tricolore, dando vita di fatto al gemellaggio con le penne nere trentine. Il tricolore è stato poi passato ai ragazzi della quarta elementare di oggi. Dopo l’alzabandiera, spazio alle autorità. «Oggi - ha detto il governatore trentino Ugo Rossi - siamo partecipi di una meravigliosa storia di amicizia, di coraggio, di voglia di fare assieme di territori fatti di persone che conoscono l’importanza del fare ogni giorno il proprio dovere. È la dimostrazione che tutto è possibile se ci si crede e se lo si fa assieme».

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All’inaugurazione hanno partecipato anche l’assessore della Regione Emilia Romagna alla ricostruzione post sisma Palma Costi, che ha parlato di coinvolgimento straordinario e di un’opera cementata dall’amicizia, il sindaco di Novi di Modena Luisa Turci che si è rivolta con particolare affetto agli alpini trentini: «Siete tanti, siete meravigliosi» ha detto.

Presenti anche l’assessore trentino alla protezione civile Tiziano Mellarini, la presidente del Consiglio regionale Chiara Avanzo («La solidarietà il bene più prezioso della gente trentina» ha evidenziato), il senatore Franco Panizza e il consigliere Walter Viola, la Procuradora Elena Testor, il sindaco di Trento Alessandro Andreatta ed il primo cittadino di Rovereto Francesco Valduga, il presidente del consiglio delle autonomie Paride Gianmoena.

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I lavori di costruzione della «Casa dello sport» hanno coinvolto molti volontari della sezione Ana di Trento e della Protezione civile degli alpini, con circa 25.000 ore di lavoro gratuito. La Provincia autonoma ha stanziato per questo progetto 200.000 euro, ma tanta è stata la solidarietà dei trentini e l’impegno nel raggiungere il risultato sia come budget che come forza lavoro. Non poteva mancare ieri il presidente Ana Nazionale Sebastiano Favero, che si è complimentato con Pinamonti per il lavoro fatto. È stata anche occasione per parlare dell’adunata del 2018. «Il presidente nazionale ha detto che altre candidature oltre a Trento non ci sono fino a questo momento. C’è tempo fino a maggio per presentarle, ma siamo sulla buona strada». «Trento può guardare con fiducia all’adunata del 2018» conferma Favero.

Dopo il taglio del nastro, via alla seconda parte della festa, quella culinaria, per tutti i 1.500 trentini arrivati a Rovereto sulla Secchia: in tavola i piatti della cucina tipica modenese e tanto buon lambrusco.
Ora che il cantiere è chiuso, gli alpini trentini torneranno a casa. «Ma noi siamo sempre in cammino - evidenzia Pinamonti - qualcosa c’è sempre da fare. Abbiamo tanti progetti e a breve concretizzeremo qualche intervento». Il 2018 è dietro l’angolo, ma per scaramanzia il presidente della sezione di Trento delle penne nere non si sbilancia: «Ne riparleremo a maggio». Pinamonti non manca un ringraziamento a tutte le mogli: «Non dobbiamo dimenticare chi ha permesso e ha condiviso l’impegno dei volontari che settimanalmente sono venuti a lavorare nel cantiere. Ma pensiamo anche ai mariti: abbiamo avuto tante donne volontarie qui a Rovereto sulla Secchia, per le cucine con i Nuvola, ma anche in cantiere».


«NEL TEMPO LIBERO QUI A LAVORARE»

Gli occhi lucidi e il cuore che batteva forte. E’ stata un’emozione davvero grande quella provata ieri dai tantissimi alpini che a Rovereto sulla Secchia, in Emilia, hanno sfilato e inaugurato la nuova Casa dello Sport. Un edificio realizzato per intero dalle Penne nere trentine per una comunità profondamente sconvolta dal terremo del 29 maggio del 2012.

Quella di ieri per molti sarà una giornata che difficilmente riusciranno a  cancellare dalla propria mente. Due comunità che si sono incontrare e sono diventate un’unica grande famiglia.
«Qui le persone sono davvero magnifiche, assieme ci siamo dati una mano per creare qualcosa di grande e unico che è andato oltre l’edificio»  ci ha detto Domenico Ferrari, 71 anni, oggi negli Alpini trentini e che dal 7 gennaio del 2014 è stato capocantiere a Rovereto sulla Secchia assieme ad Edoardo Zambotti, Remo Raffi e Renzo Merler che si è occupato degli aspetti logistici.
«Io prima ho lavorato per 22 anni come caposquadra in una ditta edile - ci ha spiegato Ferrari - e poi ho fatto anche il manutentore in ospedale a Tione. La costruzione della Casa dello sport a Rovereto sulla Secchia è stata un’esperienza faticosa ma davvero bella».

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L’impegno e la costanza non sono mai mancati e ad aiutare gli Alpini durante questi anni di lavoro sono arrivati anche i residenti di Rovereto sulla Secchia.
«E’ stato un po’ faticoso - ci dice ancora il capocantiere - perché ogni quindici giorni eravamo qui a lavorare ed abbiamo fatto giornate intere senza mai fermarci. Ma era tutto magnifico a partire dai rapporti di amicizia che si sono creati, un po’ meno magari la burocrazia. Ci sono state persone e associazioni del luogo molto serie che ci hanno aiutato. C’erano dei volontari del paese che quando ci serviva noi chiamavamo e loro venivano immediatamente a darci una mano magari per mettere apposto o a fare pulizia».  Oggi che l’edificio è stato inaugurato, ci dice Ferrari «provo una forte soddisfazione anche perché questo lavoro ha fatto creare dei legami davvero forti» Sono stati almeno 1500 gli alpini che ieri non hanno voluto mancare a Rovereto sulla Secchia per consegnare la Casa dello sport, un progetto davvero unico realizzato in 25 mila ore di lavoro.

A sfilare con l’orgoglio alpino per le vie del paese ieri c’erano anche tanti giovani. Tra di loro David Schonsberg di Folgaria del gruppo Alpini di Serrada. Ha 29 anni e di lavoro fa il falegname. Quando ha saputo del progetto di Rovereto sulla Secchia non è voluto rimanere con le mani in tasca e si è subito offerto di dare una mano.  «Su queste cose - ci dice -  non possiamo tirarci indietro. Sono negli alpini da molto tempo e dare una mano bisogna sempre».
David si è occupato dei lavori di rifinitura, degli infissi e tanto altro. «Come falegname - ha affermato - ho fatto le porte interne, quelle dei bagni e ho seguito le rifiniture interne dell’edificio. Ho lavorato alcuni giorni prima di Natale e poi nei fine settimana».

Ieri è stato impossibile per molti trattenere le lacrime. «Eravamo in sfilata - ci ha raccontato David con una voce ancora carica di emozione - e ho visto tutte quelle persone che dopo aver superato la tragedia del terremoto  battevano le mani e avevano le lacrime agli occhi. Io sono andato completamente in blocco ed è stato difficile trattenere l’emozione».

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