Scuola, è scontro tra prof e sindacati

di Leonardo Pontalti

L'alternanza scuola-lavoro è destinata a diventare sempre più terreno di scontro: non solo all'interno degli istituti e tra docenti e Provincia, come dimostra il caso dei «prof ribelli» al Da Vinci. Ma anche tra i docenti più perplessi e i sindacati. All'indomani dell'esternazione - in un documento votato dalla maggioranza dei professori dello scientifico di via Madruzzo - del malcontento per l'impianto normativo con cui dovrebbero essere introdotti tirocini formativi anche nei licei, i segretari di Cgil Cisl e Uil, con una nota unitaria, sono scesi in campo per difendere la bontà degli strumenti di alternanza tra scuola e lavoro, anche al di fuori degli istituti tecnici.

«Consolidare e allargare gli strumenti di alternanza scuola-lavoro in Trentino è un impegno che va perseguito con determinazione. Per questo la decisione della Giunta provinciale di estendere i tirocini nei curricula formativi degli studenti delle scuole secondarie e della formazione professionale è positiva», hanno spiegato Franco Ianeselli della Cgil, Lorenzo Pomini della Cisl e Walter Alotti della Uil. Le tre sigle confederali «benedicono» così l'approvazione della delibera con cui la Giunta provinciale ha recepito i contenuti della legge nazionale in cui è stato delineato il cosiddetto «sistema duale».

Certo, da parte dei sindacati non è mancato un richiamo alla stessa Provincia, anche se questo non basta certo per ritenerli schierati sul fronte opposto a quello dei docenti decisamente contrari all'innovazione che si punta ad introdurre: «Si deve puntare a tirocini formativi di qualità - spiegano nella nota Cgil, Cisl e Uil - altrimenti questa rischia di essere un'occasione perduta ed il Trentino non se lo può permettere. Già da anni in Trentino si sperimenta concretamente un sistema di alternanza a partire dall'esperienza dell'apprendistato: ora si tratta di estenderlo e di aumentarne la qualità, monitorando l'utilizzo dei tirocini e valutandone periodicamente gli esiti sia sul versante formativo che su quello occupazionale».

Non certo parole che si possono conciliare con quelle di docenti preoccupati da uno scenario in cui il rischio è quello di «snaturare l'impostazione liceale, che non è quella di avviare alla professione, ma di dare agli alunni strumenti per diventare cittadini istruiti e consapevoli» e «snaturare la funzione docente, che rischia di essere ridotta a puro compito di tutoraggio e monitoraggio», solamente per «fornire competenze già obsolete in un mercato del lavoro in continuo e veloce cambiamento impoverendo l'insegnamento disciplinare».

Posizioni ben distinte, con il segretario generale della Cgil Ianeselli che ha provato a mediare: «Capisco le preoccupazioni dei docenti, ci possono stare. Ma alternare scuola e lavoro, anche nei licei, non può essere considerato sbagliato. L'importante è puntare su scelte di qualità ed evitare, come infatti ha fatto la Provincia con la delibera, che ogni istituto vada per conto suo. Le novità possono sempre spaventare, l'importante è che le cose si facciano bene e che nei licei non si confondano i tirocini con l'apprendistato, dato che sono altri gli istituti che devono puntare maggiormente all'immediato passaggio dalle aule al luogo di lavoro. Ma un primo incontro con il mondo delle professioni è fondamentale, anche negli istituti non tecnici».

Parole che sembrano destinate, tuttavia, a non convincere i docenti: il fronte della protesta è pronto ad allargarsi dal Da Vinci ad altri istituti, non solo del capoluogo: dal Prati (dove una prima assemblea sul punto si è già tenuta martedì) al Galilei, dal Rosmini di Rovereto al Maffei di Riva dove in questi giorni dovrebbero tenersi incontri tra i professori per confrontarsi sulla questione.

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