Ahmad, che batte un cinque e va a mangiarsi un gelato

Finalmente un po' di serenità per il bimbo siriano appena arrivato a Trento. E il piccolo ringrazia tutti

di Matteo Lunelli

Quando gli si avvicina un signore vestito di nero, con i capelli bianchi, Ahmad, quattro anni, non ci pensa due volte: lo prende per mano e lo porta di corsa nel prato. I due raccolgono fiori, che poi il bimbo porterà alla mamma. Ahmad non sa che quel signore si chiama Luigi Bressan ed è il vescovo di Trento. Non sa che tra poco lascerà il posto a Lauro Tisi e che il parco dove stanno giocando è suo. 

Poco dopo arriva un altro signore, anche lui con la giacca, ma più alto e con gli occhiali. Quel signore gli sorride con gentilezza. Ahmad lo saluta battendogli il cinque, come si fa con gli amici. Il bambino non sa che quel signore si chiama Ugo Rossi ed è il presidente della Provincia di Trento. Non sa nemmeno dove è la provincia di Trento, non ha idea di cosa sia il Patt o la giunta. Ahmad, però, sa che quelle due persone sono suoi amici. Tra qualche anno capirà che quelle due persone (insieme a tante altre) dovrà ringraziarle, perché gli hanno dato la possibilità di correre, di raccogliere un fiore e di battere un cinque. 

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Chi invece sa già di doverli ringraziare è lo zio del bimbo, Aburabia. E infatti lo fa, con sincera commozione, quando si trova con un microfono davanti alla bocca e in mezzo ai flash dei fotografi e alle telecamere delle televisioni. Quando lascia il microfono agli altri, Aburabia va diretto da Mattia Civico. Probabilmente non sa che è del Pd, non sa cosa sia il Pd e non sa dove, come e perché è stato eletto. E anche se lo sapesse se ne fregherebbe. Per Aburabia Mattia è semplicemente un amico, una persona che ha aiutato lui e la sua famiglia. E allora va ad abbracciarlo forte. Non per i fotografi, non per la platea, non per il Pd, non per la Provincia e non per la Curia: lo fa perché la riconoscenza e l'umanità sono dei valori che ha. Anche e soprattutto perché è siriano, perché ha visto le bombe, perché ha vissuto anni di paura. I due si abbracciano, come due amici che mai avrebbero potuto immaginare di diventarlo. Oguno ha i suoi motivi per avere le lacrime agli occhi, mentre la conferenza stampa continua, anzi inizia.

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Durante le parole, Ahmad si addormenta sulla spalla del papà Abdelsalam: lui i suoi nuovi amici li ha già salutati e ora stanno facendo discorsi da grandi per i grandi, poco interessanti per i bambini.

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Un'ora dopo, spento il microfono, spente le telecamere, spenti i flash, Ahmad e Tartil (due anni e mezzo), con mamma, papà e zio si incamminano in piazza Fiera, insieme ai suoi nuovi amici trentini, che di lavoro fanno i politici e i volontari. Intorno a loro ci sono i bambini appena usciti dalle Crispi, mano nella mano con mamme o nonne. Ahmad e Tartil vanno a prendere un gelato, così come molti dei bambini delle Crispi. Perché i bambini, siriani o trentini, non dicono mai di no a un gelato. Poi c'è il sole e la temperatura è piacevole, ed è bello stare in giro con i genitori e con gli amici. E soprattutto è bello farlo non in una tendopoli, ma in una nuova città, nella quale iniziare una nuova vita, fatta di gelati, fiori e cinque con gli amici. Benvenuti Ahmad e Tartil. E benvenuta alla vostra famiglia.

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