Il parroco finisce a processo per le botte al campo estivo

di Flavia Pedrini

Il campo estivo organizzato dalla parrocchia doveva essere un’occasione di crescita, un’esperienza di condivisione con altri ragazzi, da conservare come un momento felice dell’estate. Ma quello organizzato lo scorso anno in Tesino resterà nella memoria di un 12enne per le botte rimediate durante il campeggio. Ferite per le quali in ospedale i medici hanno emesso una prognosi di tre settimane.

Nei guai, per l’accaduto, è finito il parroco responsabile del campo estivo, un sacerdote della provincia di Mantova, che deve rispondere di lesioni e abuso dei mezzi di correzione. Non per avere materialmente commesso il fatto, ma per un profilo omissivo: secondo il capo di imputazione non avrebbe impedito, «pur avendone l’obbligo giuridico», che un animatore minorenne del gruppo, «abusasse dei mezzi di correzione e disciplina correlati al suo ruolo e cagionasse volontariamente» alla vittima «le lesioni personali consistite in ecchimosi diffuse su gambe e braccia e giudicate guaribili in 20 giorni». Dopo la denuncia sporta dai genitori, sono partite le indagini e la procura di Trento ha chiesto e ottenuto un decreto penale di condanna a carico del religioso di 9.375 euro. Il sacerdote, però, deciso a difendersi, si è opposto alla pena pecuniaria, preferendo dunque affrontare un processo pubblico. Durante l’udienza davanti al giudice Giovanni De Donato i genitori del minore si sono costituiti parte civile, attraverso l’avvocato Giorgio Ughetti. Il processo riprenderà in giugno, con l’audizione di una quindicina di testi citati dall’accusa, ovvero gli altri ragazzi presenti.

I fatti approdati in tribunale, come detto, sono successi la scorsa estate, durante il campo scuola organizzato in luglio da una parrocchia del mantovano. Secondo quanto denunciato dai genitori, la vittima - all’epoca 12enne - sarebbe stato più volte oggetto di percosse da parte del giovane animatore, un 17enne. Secondo l’accusa il minorenne, per cercare di contenere l’esuberanza del ragazzo e sanzionare un comportamento ritenuto non disciplinato, non si sarebbe limitato a richiami verbali, passando letteralmente alle mani. Il 12enne sarebbe infatti stato aggredito più volte, con pugni sia sulle gambe che sulle braccia. Aggressioni alle quali avrebbero assistito anche gli altri ragazzi. Per quanto riguarda la condotta dell’animatore, è oggetto di un distinto procedimento al tribunale dei minori.

Il sacerdote, in qualità di responsabile del campo scuola, secondo l’accusa, sarebbe stato a conoscenza dei metodi poco ortodossi adottati dall’animatore, avendo assistito ad alcune aggressioni e li avrebbe tollerati, anziché imporne l’immediata cessazione.
Il ricorso alle punizioni non si sarebbe peraltro limitato alle percosse. Secondo quanto denunciato dalla famiglia una sera il ragazzo, insieme ad altri amici, sarebbe stato costretto a dormire all’aperto e poi su alcune tavole di legno, in una stanza che certo non era destinata ad accogliere chi dorme.

Il ragazzino, stanco di sopportare queste violenze e spaventato per l’accaduto, ha deciso di porre fine all’esperienza estiva. Con il cellulare chiesto in presto alla cuoca - ai ragazzi era stato infatti vietato l’uso dei telefoni durante il campeggio - il 12enne ha chiesto ai genitori di riportarlo a casa. Ma la famiglia, saputo quanto accaduto e, soprattutto, a fronte delle lesioni riscontrate in ospedale, ha deciso di passare alle vie legali e sporgere denuncia: il figlio, infatti, è tornato dal campo scuola con ecchimosi giudicate guaribili in 20 giorni.

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